il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2023
Commissioni: la clava di omissis e ricatti. Mafia, terrorismo, Covid&C.
Ne sono state proposte quasi un centinaio in appena 10 mesi di legislatura. Ed è probabile che il contatore non faccia in tempo a prendere polvere, visto che di continuo parlamentari di ogni schieramento sentono il bisogno di istituire una nuova commissione di inchiesta.
L’obiettivo? Spesso riscrivere la storia, talvolta piegando a proprio vantaggio le sentenze della magistratura, qualche volta alzare la clava contro i nemici politici, altre ancora “insabbiare” con una certa nonchalance temi scomodi, rimandandone la valutazione.
Una rassegna (per ovvi motivi incompleta) delle commissioni parlamentari d’inchiesta proposte fin qui aiuta a capire i meccanismi di cui sopra.
Giustizia Stragi e processi
Dietro ai “titoli” più innocui e neutrali si possono nascondere progetti ambigui. È quello che, per esempio, ha denunciato l’associazione dei familiari delle vittime nel commentare la proposta di inchiesta “sul terrorismo e sulle stragi avvenute in Italia dal 1953 al 1992” vergata dal meloniano Alfredo Antoniozzi. “Ennesimo tentativo, anche maldestro, di riscrivere la storia”, l’ha liquidata Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione. Il perché è intuitivo, come dimostrano le recenti polemiche sul capo comunicazione della Regione Lazio Marcello De Angelis, che ha messo in dubbio il coinvolgimento dei Nar nella strage di Bologna del 2 agosto 1980: c’è il rischio di accreditare piste fantasiose già smentite in tribunale, nel tentativo di edulcorare le responsabilità politiche della propria parte (o dei propri “antenati”). È con questa lente che vanno lette le preoccupazioni di fronte anche alla proposta di commissione di Fabio Rampelli (FdI) sulla “violenza politica nelle scuole e nelle città tra il 1970 e il 1989” o a quella di Carolina Varchi (sempre FdI) sulle “cause della mancata individuazione dei responsabili della strage di via D’Amelio”. Non che il tema non meriti approfondimento (e spesso le commissioni aggiungono dati rilevanti per l’opinione pubblica, come successo per il caso David Rossi, il capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena morto nel 2013), ma il “pregiudizio” dei meloniani è stato di recente ben esposto dalla presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, la quale ha assicurato di voler indagare su quei due mesi terribili tra Capaci e via D’Amelio togliendo però a priori dal tavolo la possibilità di una Trattativa Stato-Mafia e il coinvolgimento di uomini di Forza Italia. Come non arrivare, poi, a Mani Pulite e alla successiva persecuzione contro Silvio Berlusconi? Una storia tutta da riscrivere, secondo FI, tanto che Pietro Pittalis ha proposto una commissione “sull’uso politico della giustizia” e Alessandro Battilocchio aspetta quella “sugli effetti delle inchieste giudiziarie riguardanti la corruzione politica e amministrativa svolte negli anni 1992 e 1993”.
Pandemia da speranza a Tridico: colpire i nemici
Seguendo la scia della famigerata commissione Mitrokhin e di quella sull’affare Telekom Serbia, anche il Covid è diventato lo spunto per usare le commissioni d’inchiesta come una clava. Con la sponda di Italia Viva, la destra è riuscita a approvare una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, ma con la precipua esclusione di eventuali responsabilità dei presidenti di Regione. Ergo: un plotone di esecuzione nei confronti di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Domenico Arcuri. Allo stesso modo, la destra adesso propone di indagare in Parlamento sulle modalità con cui l’Inps di Pasquale Tridico ha erogato i vari contributi relativi alla pandemia. È poi vero che anche la minoranza, se avesse i numeri, spererebbe in qualche commissione per mettere in difficoltà gli avversari. Basti citare la richiesta del Pd, che vorrebbe approfondire “le trattative intercorse tra esponenti della Lega e persone di nazionalità russa al fine di ottenere finanziamenti per lo svolgimento della campagna elettorale” per le Europee del 2019. Il famoso caso Metropol. Tutto ciò espone i proponenti a un pericolo già evidenziato di recente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ovvero quello di sovrapporre il potere della politica a quello della magistratura, che di molti dei casi citati si è già occupata o si sta occupando.
Freezer i cold case e l’eterna ammuina
Nel cassetto. “Quando vuoi congelare un argomento, crea un tavolo di lavoro”. Due anni fa la dem Monica Cirinnà intuiva le reali intenzioni di Mario Draghi, che nel pieno della bufera post assalto fascista alla Cgil aveva creato un comitato per valutare lo scioglimento di Forza Nuova. Tutto completamente inutile, come prevedibile, ma almeno buono per dimostrare l’impegno di Palazzo Chigi. E così da anni il Parlamento si affolla di dossier spinosi affidati alle mani giuste, anche se poi talvolta la scelta si rivela un boomerang, come quando il Pd ancora renziano acconsentì all’istituzione della commissione d’inchiesta sul sistema bancario scegliendo Pier Ferdinando Casini come presidente. Peccato che poi i lavori finirono soprattutto per smascherare i conflitti di interessi di Maria Elena Boschi rispetto a Banca Etruria. Altro grande classico sono i cold case, casi irrisolti da decenni che però appassionano per qualche anno i parlamentari reduci da una full immertion crime su Netflix. Quest’anno tutti esigono la commissione su Emanuela Orlandi, cui si aggiunge quella sul delitto di via Poma. Fratelli d’Italia, invece, vorrebbe chiarire “la condotta delle autorità nazionali nella vicenda relativa ai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”.
Sogni la sfilza di proposte degli eletti
La qualunque. Spesso i parlamentari lamentano un calendario fitto di impegni che – colpa del taglio degli eletti – non consente loro di presenziare sia in Aula che nelle commissioni o ad altri impegni istituzionali. Sarà, ma a sentire loro ci sarebbero decine di commissioni d’inchiesta con cui affollare ulteriormente l’agenda. Qualche esempio? Michaela Biancofiore (NcI) ha chiesto di indagare “sulla condizione della comunità linguistica italiana e mistilingue nella provincia autonoma di Bolzano”; Alfonso Colucci (M5S) vorrebbe lavorare “sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie”; Angelo Bonelli sogna una commissione ad hoc “sui cambiamenti climatici”. E poi c’è l’immancabile chiodo fisso di Italia Viva, per voce di Maria Elena Boschi: una commissione “sulla diffusione seriale e massima di contenuti illeciti e di informazioni false attraverso la Rete”. Fake news forever.