La Stampa, 17 agosto 2023
Gioventù distratta
Ultim’ora: si rompe un tubo di un acquedotto, allagamenti in strada a Torino. Passa un minuto, forse, e arriva la notifica da WhatsApp: «Tutto okay?». Reagiamo al messaggio con un cuore. Oggi si fa così. Scrolliamo le chat. In un’altra conversazione hanno condiviso il link di un articolo che racconta dei tassisti multati sotto la Mole perché indossano i bermuda. «Ad Abu Dhabi tutti sono in giacca e cravatta, che non si dica che qui fa più caldo», commenta un iscritto al gruppo. «Vero – ribatte un altro -, in Giappone hanno anche i guanti bianchi». Tiriamo su con il dito, che vuol dire chiudiamo la chat. Apriamo Instagram. A proposito di Giappone, l’algoritmo mi fa apparire su Instagram un reel sui cervi a Nara che si riparano dalla tempesta in una banchina ferroviaria. Mettiamo un cuore e ci soffermiamo a leggere i commenti: «Prenda esempio il signor Fugatti, se era per lui chissà quanti ne avrebbe sterminati …». In effetti, com’è finita la diatriba orsi in Trentino? Accendiamo un podcast di attualità, nell’attesa di sentire il borbottio del caffè uscire alla moka.
Come si informano i ventenni? Così. Bombardati di notifiche tutta la giornata. Si destreggiano da un social all’altro a seconda dell’interesse e delle necessità. Il mondo è nel prolungamento della loro mano e non gli serve altro per conoscerlo. «Mi sveglio e apro Instagram, è automatico», racconta Benedetta Accossato, studentessa 19enne. C’erano una volta la brioche e il giornale sfogliato al bancone del bar. Oggi c’è il caffè mentre le dita scorrono la schermata dello smartphone. La giornata è scandita dalle finestre del browser di Safari e da un chiudere un social e aprirne un altro. «Passo tutto il giorno su Instagram – prosegue Benedetta -. Guardo le storie di amici e persone, famosi e non, che seguo, tra cui anche siti di informazione. Quando vedo una storia, una notizia che mi interessa, allora vado ad approfondire su un sito».
C’è chi legge, chi guarda e chi ascolta. Chi ne parla a cena in famiglia davanti a un telegiornale, chi con colleghi o amici in chat e chi invece cerca le risposte ai propri interrogativi nei video «spiegoni» pubblicati su YouTube o TikTok. Da quando a Martina Godina, studentessa di 19 anni, hanno regalato l’abbonamento a un podcast, la voce del giornalista che fa la rassegna stampa è entrata nella sua routine. «Nel tragitto casa-scuola mi metto le cuffie e ascolto le notizie della giornata – racconta -, politica, economia, cronaca, cultura. Mi sembra più facile e riassume bene l’attualità. Trovo che ascoltare sia più comodo che leggere: seguo anche dei canali YouTube che parlano di informazione».
Apriamo YouTube. C’è il video di un vlogger che racconta l’ultimo concerto che ha fatto tremare il Circo Massimo: «Travis Scott e Kanye West a cinque metri da me». Arriva una notifica da una app di un giornale: Olivia Wilde in estasi per i taralli pugliesi. Segue un messaggio su Whatsapp: «Avete sentito del terremoto per Travis Scott?». I taralli passano in secondo piano. C’è veramente stato un terremoto a Roma? Apriamo il sito dell’Ingv che conferma: i salti e i balli dei 70 mila presenti sono stati effettivamente rilevati dai sismografi.
Informarsi sui social è anche questo. Sapersi muovere tra le fake news. Stando all’ultimo rapporto Censis sulla disinformazione in Italia, il 71,9% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ritiene infatti che le notizie false siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire. Da qui, dall’oceano di insidie che è il Web, i giovani cercano rassicurazione sulla qualità delle notizie che circolano. «È vero, non c’è più l’abitudine di comprare il giornale, ma al bar, le poche volte che c’è, lo sfoglio volentieri perché sono consapevole che sia più approfondito rispetto a quanto si possa leggere sui social – prosegue Martina -. Quello che mi infastidisce dei media tradizionali sono i titoli sensazionalistici o gli articoli faziosi. Io preferisco l’oggettività: cerco articoli che mi spieghino un fatto dall’inizio e in modo chiaro». È lo stesso per Cecilia Peruzzi, 18 anni, studentessa: «Non mi piacciono i titoli acchiappa-clic, preferisco che mi vengano spiegate le cose perché se cerco notizie è per capirle. Non mi interessa il punto di vista di chi scrive, preferisco costruirmi un’opinione dalla spiegazione oggettiva di qualche esperto». È per questo, condivide Martina, «che non seguo sui social le testate ma i singoli giornalisti: dipende dall’argomento, ma in generale mi danno più fiducia le persone che trattano quotidianamente una tematica. Faccio un esempio: se mi interessa avere informazioni sulle migrazioni, vado a cercare su Instagram le storie di una giornalista specifica».
Tra i ventenni di oggi c’è anche chi si affida alla televisione. Come Matteo Bergo, 18 anni, studente di ingegneria. «Tutti i giorni guardo il telegiornale, sia a pranzo sia a cena, e lo accendo anche quando sono da solo, non per forza con la mia famiglia. Mi sembra il modo più facile e diretto per informarmi. Ogni tanto leggo anche le notizie sui social e quando mi interessano le approfondisco sui siti». Quali notizie? «Preferisco i temi scientifici – spiega -, le nuove scoperte, ma anche l’attualità e la politica». Niente sport? Ride: «Tantissimo sport».
Mentre si discute, quindi, del caro prezzi che allontana i turisti dalle spiagge italiane, della sfiducia alla ministra Santanché o delle dichiarazioni di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna, in una giornata di informazione da ventenni abbiamo guardato il filmato di Cillian Murphy alla première di Oppenheimer, sui social ci siamo commossi per il video della madre ucraina che ha ritrovato i suoi figli dopo più di un anno di prigionia e abbiamo contestato le azioni dei piromani che hanno devastato la Sardegna. È disinformazione? «Sicuramente – ammette Benedetta – nella nostra giornata perdiamo tempo in cose inutili, ma sappiamo dove informarci e con chi approfondire gli argomenti che ci interessano. Oggi le notizie si trovano ovunque». È così, viviamo sovraccaricati di informazioni. Serve un faro, che per i ventenni resta la famiglia. «Nei social media si parla troppo di banali gossip sulle celebrità e troppo poco di notizie di valore – conclude Cecilia -: un matrimonio tra vip diventa virale mentre se un barcone di migranti affonda nessuno lo viene a sapere. Mi rattrista e a volte mi sento poco informata, ma per fortuna ci sono i miei genitori che mi spiegano, hanno più esperienza di me e una visione del mondo più ampia. Potrebbe aiutare anche il confronto a scuola su certe tematiche, ma questo è un altro argomento».