La Stampa, 17 agosto 2023
Dolce far niente
I giovani non vogliono più lavorare? E perché poi solo i giovani? Linda Evangelista disse che lei per meno di 10000 dollari al giorno nemmeno si alzava dal letto, e per questo fece scandalo negli anni Novanta, ma oggi tutti le darebbero ragione e diventerebbe icona e musa del proletariato. Nessuno è più disposto a fare cose che non vorrebbe fare a un costo per cui non vale nemmeno la pena togliersi il pigiama. Rimanendo dalle parti di Linda Evangelista, il celebrato stilista Domenico Dolce, tornato nella sua Sicilia per festeggiare il compleanno, ha partecipato all’inaugurazione di una mostra fotografica nella sua fondazione. Qui si è esibito in un monologo nel quale ha detto diverse cose, tra cui che i giovani oggi stanno su Facebook invece che andare a lavorare. Alla fine del discorso, tutti i presenti hanno applaudito.
Il jet set è diverso da noi, ma non conosco nessuno con meno di venticinque anni che passi le giornate su Facebook, al massimo su Instagram o TikTok. Diventerebbe tutto più accettabile se un ragazzo stesse a casa a leggere i classici della letteratura invece che stare sui social, ma comunque senza lavorare? Il paternalismo non è mai del tutto autentico, perché presuppone una verità condivisa che non c’è. Questi giovani che stanno tutto il giorno sui social esistono, ma onestamente mi spaventano di più i quarantenni che pubblicano le storie di Instagram mentre lavorano e magari fanno i cardiochirurghi.
Abbiamo appena passato un anno dove ogni giorno c’era la notizia di tale imprenditore che non trovava camerieri, pizzaioli, impiegati, receptionist, era tutto un piagnisteo del bravo datore di lavoro che non trova nessuno a cui dare dei soldi. Questo non credo sia del tutto vero, né del tutto falso. I tempi cambiano e nessuno è più disposto a lavorare dodici ore al giorno per due spicci quando quei due spicci può darteli il welfare, con qualche bonus e un paio di agevolazioni. Per motivi che possono essere validi o meno, pare sia difficile trovare qualcuno che, ad esempio, lavori nei festivi. La domanda rimane sempre la stessa: queste persone come campano? Con cosa pagano un affitto, le bollette, la spesa, la connessione internet grazie alla quale possono lamentarsi sui social di non trovare lavoro? Vivono e sopravvivono tutti a casa dei genitori, una casa di proprietà e con il mutuo estinto?
Domenico Dolce dice che lui a diciotto anni ha preso ed è partito con solo una valigia, ma Dolce non menziona il fatto che insieme alla valigia portava con sé un enorme talento. Non tutti hanno le capacità, la tigna e l’attitudine che aveva lui, questi sono eventi rari, di certo non la norma. Costruire un impero dal niente è sempre una storia esemplare, ma non sono sicura che ancora interessi una storia di fatica. Non vorrei cadere nel paternalismo pure io, ma i social di cui parla Dolce hanno cambiato il concetto di lavoro. Si pensa che con niente si riesca a vivere, ma senza talento nemmeno lì si riesce a pagare l’affitto, al massimo ci si porta a casa una batteria di pentole e un codice sconto. Fare un lavoro che ci piace è un vantaggio incalcolabile, ma non sempre va come dovrebbe andare, e c’entra anche la mancanza di talento, perché è più semplice parlare di merito.
I giovani sfaccendati di cui parlava Dolce hanno trovato però il tempo di rispondergli tra una sfaticata e l’altra, parlando di un drammatico tasso di emigrazione. Il movimento “Nunsiparti” ha postato un video su Instagram con una risposta alle dichiarazioni dello stilista molto puntuale: lui aveva detto che i giovani si aspettavano da lui che venisse lì «con una valigia piena di soldi da distribuire», forse la valigia che ha riempito dopo essere andato via dalla Sicilia, e loro gli chiedono di prendere quella valigia e di usarla per investire sul territorio, invece di parlare di apatia lavorativa.
La ragazza del video ad un certo punto dice: «Peccato però che non tutti siano diventati o possano diventare ultramiliardari» ed è vero, perché c’entrano talento, merito e opportunità. Ci sono dei ragazzi che chiedono solo di poter lavorare nella propria terra mantenendo le proprie radici, e se io fossi in loro credo che mi sarebbe molto dispiaciuto sentirmi dare della scioperata. E poi chissà quanto chiederebbe oggi Linda Evangelista per sfilare in Haute Couture Dolce e Gabbana.