il Giornale, 18 agosto 2023
Il naso di Bernstein
Guerra sul naso di Bernstein «Quel film offende gli ebrei»
Se un attore indossa una protesi per dare un profilo di spessore a Cyrano de Bergerac nessuno si scandalizza. Ma se lo stesso attore si ingigantisce il naso per impersonare qualcuno realmente esistito la cosa già non va più bene, nella Hollywood contemporanea affetta da politicamente corretto in Cinemascope.
Questione di naso. Quello di Leonard Bernstein, grande direttore d’orchestra e compositore americano vissuto tra il 1918 e il 1990, a cui Bradley Cooper ha deciso di dedicare un biopic, Maestro, che sarà presentato tra poche settimane al Festival del Cinema di Venezia e uscirà a dicembre su Netflix, piattaforma da cui è stato prodotto. La storia si concentra in particolare sulla storia d’amore tra l’autore di West Side Story e la moglie, l’attrice Felicia Montealegre. Il musicista è interpretato dallo stesso Cooper, che per dare corpo e realismo al personaggio, ritenendo la propria appendice nasale insufficiente a ricreare quella obiettivamente sontuosa di Bernstein, ha deciso di ricorrere a una protesi. Risultato: ore di trucco per ogni set e polemiche infinite.
In molti infatti hanno annusato (è proprio il caso di dire) uno stereotipo. «Qui non stiamo parlando di un attore non ebreo che deve assomigliare a Leonard Bernstein. Stiamo parlando di un attore non ebreo che deve assomigliare a uno stereotipo ebraico», twitta indignato qualcuno.
Nei trailer già diffusi Cooper appare effettivamente pavesato da un naso secondo alcuni più vasto del necessario, ciò che, oltre a essere grottesco, rappresenterebbe un caso di «Jewface». Ovvero la riproduzione sciocca di un cliché fisico, quello che vuole gli ebrei (e Bernstein lo era) dotati di una rispettabile appendice facciale. Così venivano rappresentati, con intento denigratorio, nelle vignette antisemite di inizio Novecento e nella Germania sotto il tallone nazista. Una tesi che mutua il concetto di «Blackface», quel genere teatrale ormai (fortunatamente) desueto nel quale le persone di colore venivano messe in scena da un bianco truccato grossolanamente e che si muoveva in modo ridicolo ed enfatico.
Che poi, già che ci siamo, fa notare il critico cinematografico Daniel Fienberg, visto che ormai nessun bianco si sognerebbe di interpretare un afroamericano, non sarebbe stato il caso che l’ebreo Bernstein fosse impersonato da una persona della stessa religione, dotato di un naso in qualunque modo ebraico ma comunque autentico? Insomma, non si tratterebbe di grazia di un classico caso di appropriazione culturale?
Polemiche nemmeno troppo convinte. Cooper e tanti altri si sono affrettati a ricordare che è nella natura stessa dell’attore interpretare qualsiasi tipo di personaggio, anche molto diverso dal suo tipo fisico, e ricorrere a travestimenti e trucchi per accentuare le somiglianze fisiche. E alla fine è giunto il contributo decisivo degli eredi del compositore del Massachusetts, Jamie, Alexander e Nina Bernstein: «Si scopre che Leonard Bernstein – scrivo i tre in un comunicato – aveva un naso bellissimo e grosso. Siamo anche certi che nostro padre non avrebbe avuto problemi con questa cosa». Ai Bernstein sembra piuttosto che le polemiche siano «falsi tentativi di far scendere di livello una persona di successo, una pratica che abbiamo osservato troppo spesso perpetrata su nostro padre». E insomma, che insulto è se chi dovrebbe esserne offeso non lo è?