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 2023  agosto 17 Giovedì calendario

Lo sceriffo di Atlanta prepara la cella per Trump

«La prigione è sempre aperta, Donald Trump, Rudy Giuliani e gli altri co-imputati hanno il posto prenotato». Patrick Labat, sceriffo della Contea di Fulton lo ha detto chiaro al quotidiano locale Atlanta Journal Costitution : «La procuratrice Fani Willis gli ha intimato di consegnarsi entro il 25 agosto e noi abbiamo preparato le celle». Non sono dunque attesi in tribunale i 19, incriminati lunedì sera dalla procura di Atlanta con l’accusa di aver cospirato per ribaltare il risultato elettorale delle elezioni 2020 facendo pressioni su pubblici ufficiali, affermando il falso e pure tentando di spacciare per Grandi Elettori chi non lo era. Dovranno invece costituirsi negli uffici del carcere di Rice Street, nel cui parcheggio, d’altronde, è già stato allestito uno spazio per i giornalisti. Secondo Labat, l’ex inquilino della Casa Bianca in cerca di nuovo mandato otterrà perfino l’agognata foto segnaletica finora risparmiatagli, cui da tempo aspira sperando di trasformarla in icona della campagna elettorale: «Se non mi verrà chiesto di fare altrimenti, seguirò la procedura ordinaria». Sempre che lo permettano i Servizi Segreti, responsabili della sicurezza dell’ex presidente. Gli stessi che già lo hanno scortato nei tribunali di New York, Miami e Washington per rispondere delle altre incriminazioni (aver pagato con fondi sottratti alla campagna elettorale il silenzio della pornostar Stormy Daniels con cui aveva avuto una relazione. Aver conservato carte classificate in un gabinetto del suo resort di Mar-a-Lago. E il ruolo attivo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio). L’infame carcere di Fulton County, noto per il sovraffollamento, le difficili condizioni dei detenuti e i numerosi suicidi, è infatti oggetto di un’inchiesta da parte delle autorità federali. Non esattamente il luogo più sicuro per un ex presidente. Trattative sono dunque in corso fra avvocati del tycoon e autorità, per decidere tempi e modi della resa. Con la campagna elettorale che va a gonfie vele, irrobustita proprio dal susseguirsi delle incriminazioni, e in una settimana segnata da scadenze elettorali e giuridiche – il 23 c’è il primo dibattito delle primarie repubblicane a Milwaukee, il 25 (deadline di Atlanta) un’udienza in Florida sui documenti riservati, il 28 la giudice Chutkan di Washington terrà l’udienza per fissare la data di quel processo – nessuno vuol far arrivare sulla testa di Trump pure un mandato di cattura. Nelle prossime ore ci si aspetta semmai che lo staff legale presenti un’istanza per trasferire il procedimento a una Corte federale, come ha appena fatto l’ex capo di gabinetto Mark Meadows, motivandolacol fatto che all’epoca eradipendente federale.
«L’impianto accusatorio si basa su una legge chiamata Rico, Racketeering Influenced Corrupt Organization Act,studiata per colpire il crimine organizzato. Permette di incriminare il capo di un’organizzazione illegale anche per reati non commessi direttamente da lui» spiega a Repubblica Micheal Mears, professore di Etica legale alla John Marshall Law School di Atlanta: «Se uno solo dei co-imputati verrà riconosciuto colpevole pure Trump sarà condannato: rischia una pena dai 5 ai 20 anni. Spostare la causa a un tribunale federale offrirebbe dunque diversi vantaggi, anche se difficilmente gli sarà accordato. Su tutte, la possibilità di ottenere la grazia in caso di condanna: visto che nessun perdono presidenziale è possibile per condanne statali». Timidamente, già altri repubblicani provano a scaricarlo: «La palude-Washington con lui è peggiorata» lo ha attaccato il rivale nella corsa alla nomination Ron De-Santis. Il leader repubblicano è furibondo e sul suo social Truth attacca chiunque: Biden «corrotto, controllato dalla Cina, candidato della Manciuria». La procuratrice Willis, figliadi un fondatore dei Black Panther, «estremista di sinistra». E il dipartimento di Giustizia che «criminalizza il discorso politico». Davanti alle ultime accuse formulate ad Atlanta, basate pure su 12 tweet da lui scritti dopo le elezioni, la sua difesa ora mira a puntare sulla «libertà d’espressione protetta dal Primo Emendamento della Costituzione». Ma intanto Trump lunedì ha organizzato una conferenza stampa nel suo resort di Bedminster, in New Jersey, promettendo nuove prove sulle frodi elettorali in Georgia, nonostante più di un tribunale abbia già dichiarato quel voto legittimo, col concreto rischio di aggravare la sua posizione. Sì, la crociata contro i giudici è appena cominciata.