Corriere della Sera, 17 agosto 2023
L’economia va male? Censura Nebbia fitta sui dati della Cina
Il vento dell’Est ci porta sempre meno chiarezza su ciò che succede in Cina. La notizia di questi giorni è che le autorità di Pechino hanno sospeso la pubblicazione dei dati che riguardano la disoccupazione dei giovani dai 16 ai 24 anni, molti dei quali hanno superato la durissima fase degli studi universitari e la preparazione per un lavoro qualificato. L’ultima statistica ufficiale, riferita a luglio, indicava che il 21,3% di loro era senza lavoro; un record. Un economista dell’Università di Pechino ha calcolato che, se si tiene conto di coloro che hanno rinunciato a cercare un lavoro, la disoccupazione giovanile reale potrebbe essere superiore al 40%. Il numero di laureati cinesi è cresciuto di quasi dodici volte tra il 2000 e oggi ma non è solo questa abbondanza a creare una crisi: è che l’economia della Repubblica Popolare è in difficoltà. Le esportazioni calano, la bolla immobiliare incombe sul sistema finanziario, il rischio di deflazione (calo dei prezzi che frena l’economia) è alto e, soprattutto, i cinesi consumano poco perché vedono nelle politiche di Xi Jinping, che restringono la libertà d’impresa, l’arrivo di tempi grami. Una delle risposte del Partito Comunista a questa situazione è…nascondere i dati. Non solo quelli dei giovani disoccupati: da sempre, quando l’economia va male, Pechino intensifica la censura, questa volta a un livello superiore che in passato. Già l’anno scorso, il maggiore fornitore di dati finanziari del Paese, Wind Information, ha informato che, su ordine dell’Amministrazione per il Cyberspazio di Cina, avrebbe ristretto l’accesso degli stranieri a certi dati: dallo scorso settembre, i non cinesi non possono accedere a informazioni come la struttura proprietaria di un’impresa, i dati economici, le compravendite immobiliari in alcune città. Dallo scorso aprile, il maggiore database accademico del Paese – China National Knowledge Infrastructure – ha limitato l’accesso degli stranieri a documenti legali, statistiche, dissertazioni, rapporti su conferenze. Cinque mesi fa, Pechino ha anche rivisto la legge sul controspionaggio, dando alle autorità poteri di intervento potenzialmente su ogni informazione scambiata. L’obiettivo, dicono gli esperti, è evitare che si sviluppino idee sulla situazione in Cina diverse da quelle previste dal Partito. Sin dal suo arrivo al vertice cinese, Xi Jinping vuole che il solo racconto che circola sia quello ufficiale, non quello che possono produrre ricercatori indipendenti, giornalisti e le stesse imprese internazionali che di dati e analisi hanno bisogno per la loro attività in Cina. Nei mesi scorsi, le autorità hanno effettuato operazioni di polizia in due società di consulenza americane, Minz e Bain, sospettate di attività illegali sulla base delle nuove norme. Nebbia più fitta sulla Cina.