Corriere della Sera, 17 agosto 2023
329 tonnellate di granchi blu
Il governatore del Veneto Luca Zaia tiene in mano un granchio blu e chiede lo «stato di emergenza». «Sta infestando i nostri mari». Solo in Veneto dall’inizio dell’anno ne sono state raccolte 329 tonnellate. «Divora vongole, cozze e rompe le reti dei pescatori». Ma spuntano i primi menu a base di granchio blu.
Milano «È un’invasione. Da inizio anno sono state raccolte 329 tonnellate di granchio blu», ha detto ieri in una conferenza stampa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. «Apre ostriche, cozze, molluschi, fa un disastro, taglia reti da pesca ed è molto aggressivo. Metterà a repentaglio la nostra produzione ittica. Abbiamo fatto richiesta perché si attivi lo stato di emergenza», ha aggiunto Zaia. «Il governo si sta muovendo bene con lo stanziamento di 2,9 milioni di euro. Abbiamo perimetrato le aree coinvolte, ma ora bisogna continuare con gli studi: è una specie aliena proprio perché non la conosciamo».
Arrivato dalle coste atlantiche americane, negli ultimi 15 anni si è ambientato benissimo nel Mediterraneo e, con i cambiamenti climatici che hanno portato l’acqua a una temperatura di 28 gradi, quest’anno sta proliferando senza ostacoli. «Se, come dice Zaia, si è passati dagli 87 chili di granchio blu raccolti in laguna nel 2019 ai 100 quintali del 2022 fino ai 2.214 quintali raccolti in poco più di un mese nelle sole lagune di Porto Tolle, forse qualche campanello d’allarme poteva suonare prima», dice Luca De Carlo (FdI), presidente della commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.
Secondo Fedagripesca la lotta al granchio blu costa 100 mila euro al giorno solo tra Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. Le perdite nella produzione di vongole e cozze supererebbero il 50% con il rischio di compromettere anche le vendite dei prossimi anni se questa specie aliena continuerà a nutrirsi del novellame e degli avannotti delle anguille. «Il delta del Po è ormai conquistato da questo nemico inarrestabile», è l’allarme di Alleanza cooperative pesca. In Toscana il granchio blu ormai è di casa nella laguna di Orbetello, è stato avvistato all’Elba e a Castiglione della Pescaia c’è preoccupazione: «La biodiversità della riserva naturale della Diaccia Botrona corre il rischio di essere fortemente compromessa dalla presenza di questa specie aliena invasiva», avverta la sindaca Elena Nappi.
I primi avvistamenti sul litorale laziale risalgono all’anno scorso, quest’estate ha già ampiamente colonizzato le foci del Tevere ed è comparso sui banconi delle pescherie di Ostia. «È solo una questione di tempo, tra un po’ ci si abituerà a mangiare anche i granchi blu, come è successo per tanti altri pesci», è l’opinione del titolare di una pescheria locale. Negli Usa è una prelibatezza gastronomica, tanto che alcuni Stati hanno dovuto imporre delle limitazioni alla pesca.
«Altro che commercializzazione, questo crostaceo va combattuto e basta», lancia la crociata Luigino Marchesini, presidente del Consorzio cooperative pescatori del Polesine. «Più che pensare a come cucinare questa piaga, occorre attivare ogni canale istituzionale che consenta di far sopravvivere i 3 mila pescatori di queste zone». Di parere opposto il consigliere regionale dell’Emilia-Romagna Fabio Bergamini (Lega), che ha chiesto al governatore Bonaccini «di promuovere un indotto basato sul commercio, l’informazione e il consumo del granchio blu». «Se continua così, a fine anno i pescatori e i vongolari del Polesine non avranno più niente da vendere», ammette Emanuele Rossetti, biologo del Consorzio. «Eccetto i granchi blu».