Corriere della Sera, 17 agosto 2023
Le truffe delle partite Iva
ROMA Milleduecento partite Iva chiuse d’ufficio in appena due mesi e mezzo, ed altre 500 società, con ben 2 miliardi di euro di fatture emesse, entrate nel mirino dei controlli. Si stringono le maglie dell’Agenzia delle Entrate sulle partite Iva «apri e chiudi», società che spesso vivono giusto il tempo di qualche truffa, ma anche sulle partite Iva che sono ferme da troppo tempo. Al 31 luglio scorso l’Agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini ne contava ben 800 mila ferme da tre anni, a cui nei prossimi giorni sarà inviata la comunicazione preventiva della chiusura d’ufficio.
Su queste si tratta essenzialmente di fare pulizia, come prevede il Testo unico delle imposte sui redditi che impone la cessazione della partita Iva se negli ultimi tre esercizi, in questo caso 2019, 2020 e 2021, la società non ha presentato la dichiarazione Iva, nè redditi di impresa o di lavori autonomo. Entro 60 giorni dall’avviso dell’Agenzia i contribuenti potranno fornire chiarimenti ed eventualmente bloccare la cessazione.
Ben diverso il discorso per imprese e professionisti che aprono e chiudono l’attività, spesso prima che sia giunto il momento di pagare le imposte. L’ultima Legge di Bilancio ha offerto nuovi strumenti di controllo all’Agenzia, che apparentemente stanno funzionando. La cessazione d’ufficio, oggi, scatta per le partite Iva caratterizzate da profili di «grave e/o sistematica evasione e inadempimento fiscale» nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo breve tempo.
In questi casi non c’è scampo. Chi si vede chiudere la partita Iva può chiederne un’altra solo presentando una fideiussione di tre anni con un minimo di 50 mila euro, o comunque un importo parametrato alle violazioni commesse.
A metà maggio il direttore dell’Agenzia, Ruffini, ha definito i criteri per individuare le partite Iva «apri e chiudi» da controllare. Fatte le verifiche, sono partite 1.200 cessazioni d’ufficio in pochissime settimane. La metà tra Lombardia (359) e Lazio (254), seguite da Campania (166), Toscana e Veneto (105), molte delle quali di cittadini stranieri.
E c’è di più, perché incrociando i criteri dei nuovi controlli con altri dati sono saltate fuori altre 500 partite Iva, aperte nel 2021 e 2022, da sottoporre ad ulteriori approfondimenti. Sono società che presentano anomalie sotto il profilo soggettivo, e che conducono operazioni economiche molto rilevanti. Le fatture in corso di verifica ammontano a 2 miliardi, con una media di 4 milioni di euro a testa.
Controlli che si aggiungono a quelli avviati dal 2020 a caccia delle «cartiere», società che non svolgono attività ed emettono fatture false, da cui derivano poi crediti inesistenti, usati in compensazione per frodare il fisco. Da allora ne sono state intercettate 348, che hanno emesso false fatture fiscali per una cifra complessiva di 2,8 miliardi.