La Stampa, 17 agosto 2023
Sulle cosiddette date storiche
La storia che si studia a scuola dà grande importanza non solo a personaggi (Giulio Cesare, Napoleone, Hitler, ecc.) ma a una lunga serie di date che i poveri studenti devono imparare a memoria. Gli storici di professione si occupano più dei processi storici e meno delle date.Il 14 luglio 1789 è la data in cui i francesi, e non solo i francesi, celebrano la Rivoluzione pensando che la presa della Bastiglia determinò il crollo della monarchia. Eppure, la folla che prese la Bastiglia protestava contro le forzate dimissioni di Jacques Necker, il ministro riformista delle finanze di Luigi XVI. Non chiedevano ancora la fine della monarchia e meno che mai chiedevano la repubblica. Per quasi tutto il secolo successivo la vita politica francese rimase in subbuglio: la monarchia assoluta divenne monarchia costituzionale più tardi, nel 1789. La repubblica fu proclamata nel 1792. Il re fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793. Poi Napoleone prese il potere nel 1799. Divenne imperatore nel 1804. Dopo Waterloo (1815) ci fu la restaurazione dei Borboni. Nel 1830 arrivano gli Orléans. Nel 1848 fu proclamata la Seconda Repubblica. Luigi Napoleone (nipote del “vero” Napoleone) diventò Presidente e, nel 1852, imperatore.Nel 1870 la guerra franco-prussiana segnò la fine del Secondo Impero. Seguì la breve parentesi della Comune di Parigi (1871) e, finalmente, l’istituzione della Terza Repubblica il cui primo presidente fu un monarchico di origine irlandese (MacMahon).Soltanto (e finalmente) nel 1880 il regime repubblicano scominciò a sentirsi al sicuro. I monarchici erano ancora potenti, ma un ritorno alla monarchia era ormai improbabile. Fu allora e solo allora che si decise che il 14 luglio sarebbe festa nazionale. Il 14 luglio era una delle tante date possibili che l’Assemblea nazionale avrebbe potuto scegliere. Si poteva scegliere il 26 agosto (1789), giorno della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, o anche il 6 ottobre 1789, quando una manifestazione di donne rivoluzionarie costrinse il re a lasciare Versailles per Parigi, diventando un monarca costituzionale.Scegliere il 21 settembre (1792) quando la monarchia fu abolita, sarebbe stato provocatorio per i monarchici, che erano ancora forti. Per lo stesso motivo non si poteva scegliere il 21 gennaio (1793): era quando Luigi XVI fu ghigliottinato. Né, ovviamente, si poteva scegliere il 2 giugno (1793) quando i giacobini presero il potere dando inizio al Terrore.Il 14 luglio era la data meno offensiva, proprio perché il suo significato era indeterminato: non era la fine di un regime, ma solo l’inizio di un lungo processo. La presa della Bastiglia offriva un adeguato momento “rivoluzionario” che, sebbene non specificamente repubblicano, era ancora abbastanza popolare ed eroico da soddisfare sentimenti radicali.La storia è stata spesso costruita attorno a date: la data in cui fu firmato un trattato, fu proclamato un impero, un re morì e uno fu incoronato, uno scandalo, una battaglia, una congiura, una rivolta, un’elezione, un assassinio, una rivoluzione (Putin ha sostituito la data della rivoluzione sovietica con un’altra, vicina e più congeniale).La celebrazione di date storiche, quando gli uffici pubblici, scuole e molti negozi sono chiusi, è un fenomeno che si sviluppa soprattutto nell’800, il secolo del nazionalismo. Il Regno Unito è uno dei pochi paesi al mondo che non ha una giornata nazionale ufficiale. Non sarebbe stata facile la scelta. Celebrare il regicidio di Carlo I, decapitato il 31 gennaio 1649 sarebbe indelicato poiché esiste ancora una monarchia.Negli Stati Uniti il giorno di festa è il 4 luglio. Questo è il giorno della Dichiarazione di Indipendenza, non il giorno in cui gli Stati Uniti sono diventati indipendenti. Non esiste neppure un giorno speciale (9 aprile 1865) per celebrare la vittoria del Nord sul Sud e l’abolizione della schiavitù. Infatti, questa vittoria viene silenziosamente dimenticata e non viene celebrata. I sudisti ne sarebbero rimasti sconvolti.Solo recentemente il presidente Joe Biden ha istituito il 19 giugno come festa federale (il che significa che gli impiegati federali sono in ferie). In quel giorno del 1865, il generale nordista Gordon Granger, entrò nel Texas per informare gli schiavi che erano finalmente liberi.In Italia i giorni di festa sono quasi tutti religiosi. Le eccezioni sono il 25 aprile, il 1 maggio, e il 2 giugno. Non ci sono commemorazioni per nessuno dei giorni che portarono all’unità d’Italia: nessuna data per Garibaldi e la spedizione dei Mille, nessuna festa nazionale per il 26 ottobre 1860, quando Garibaldi, a Teano “consegna” il Sud a Vittorio Emanuele. C’era il 20 settembre per la Breccia di Porta Pia ma questa fu abolita da Mussolini perché i cattolici la ritenevano offensiva.Celebriamo la data, ma non ricordiamo un altro momento storico: il momento nel quale si decide che una data è “storica”. Il vero potere consiste nel decidere quale data scegliere. Le date storiche vengono decise non dagli storici, ma dai politici. E questi, spesso controllano anche la storia. Uno dei doveri degli storici è quello di correggerli.