Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per il “Fatto quotidiano”, 15 agosto 2023
PERCHE’ SI DICE “METTERE LE CORNA”? CI SONO VARIE IPOTESI E LE SPIEGA MARINO NIOLA: “PER VIA DELLE ABITUDINI RIPRODUTTIVE DELLA CAPRA, LE CUI FEMMINE CAMBIANO PARTNER FREQUENTEMENTE. LA SECONDA È SI RIFERISCE AI TEMPI DELL’IMPERO BIZANTINO: QUANDO I MARITI NON VOLEVANO CEDERE LE PROPRIE DONNE AI COMNENI, I REGNANTI LE PRENDEVANO CON LA FORZA E POI, PER UMILIARE I LORO UOMINI, GLI FACEVANO AFFIGGERE DELLE CORNA DI CERVO SULLA PORTA DI CASA. C’È PURE UN’IPOTESI MITOLOGICA, LEGATA ALLA LEGGENDA DEL RE DI CRETA, MINOSSE E DI SUA MOGLIE PASIFAE…” -
La sceneggiata sabauda è già la storia dell’estate. Vizi privati sbattuti in pubblico, sesso e buona società: si potevano ignorare le corna del finanziere Massimo Segre e della rampante Cristina Seymandi? […] “È pura commedia all’italiana”, sostiene Marino Niola, antropologo, intellettuale e docente […]
Professore, partiamo dalle basi: perché si dice “mettere le corna”? […] La prima: per via delle abitudini riproduttive della capra, le cui femmine cambiano partner frequentemente. La seconda è storicamente più elaborata e si riferisce ai tempi dell’impero bizantino: quando i mariti non volevano cedere le proprie donne ai Comneni, i regnanti le prendevano con la forza e poi, per umiliare i loro uomini, gli facevano affiggere delle corna di cervo sulla porta di casa. Pare che in Sicilia “le corna” siano state portate da Guglielmo II, il normanno, che ne apprese la tradizione a Salonicco dopo aver combattuto i bizantini.
Basta così? C’è pure un’ipotesi mitologica, legata alla leggenda del re di Creta, Minosse e di sua moglie Pasifae. Minosse fu costretto a sacrificare un toro bellissimo a Poseidone, ma provò a imbrogliare il dio offrendogli un altro bovino più scadente. Poseidone se ne accorse e lo punì, facendo innamorare la moglie Pasifae del toro stesso. Dall’amplesso nacque il Minotauro. Durante le assemblee i cretesi mostravano le corna al re, per prenderlo in giro.
Perché gli italiani si sono tanto appassionati a questa storiella di corna della borghesia torinese? L’Italia è un paese latino: familista, virilista, machista. Siamo una società dell’onore e non della colpa: il tradimento, per una persona, significa non essere in grado di far rispettare la propria reputazione. In certe culture, penso a quella siciliana, “cornuto” è l’offesa massima. Peggio di “fetuso”.
[…] Le corna nel cinema, nel teatro, nella società: un eterno luogo comune. La Sicilia si può considerare la patria elettiva, forse perché l’isola è stata a lungo sotto dominazione araba. La commedia all’italiana ha fatto un topos del marito geloso, penso alla figura di Tiberio Murgia, nato in Sardegna, ma caratterista siciliano per eccellenza. Napoli invece è una metropoli dove le donne hanno sempre lavorato, emancipandosi dalla segregazione familiare. La sceneggiata napoletana – Isso, essa e 'o malamente – era una sorta di idealizzazione della società maschile: una rappresentazione di quello che i maschi avrebbero dovuto fare, ma non facevano, per vendicare l’onore.
[…] S’immagini le corna della Torino bene in un contesto rustico, diciamo. Una periferia a Roma o Napoli. Credo il tutto si sarebbe svolto in maniera meno composta: probabilmente si sarebbero menati. Giocandoci un po’ sopra: a Tor Bella Monaca magari lui l’avrebbe appellata “t...”, senza aplomb sabaudo. A Barra o Ponticelli (Napoli) sarebbe finita a pesci in faccia, al quartiere Zen di Palermo forse ci sarebbe scappato il morto.