Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  agosto 14 Lunedì calendario

Intervista a Renzo Arbore

Non tutto il sovranismo vien per nuocere; a Ferragosto la Rai meloniana rilancia il film da prima serata, tre titoli bandiera del cinema italiano per le tre reti generaliste. Su Rai3 approda uno stracult che a Napoli conoscono a memoria, ma a Nord del Vesuvio merita di essere riscoperto: FF.SS. Cioè “Che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (1983), opera seconda di Renzo Arbore. O meglio, del Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Lorenzo Arbore, molto orgoglioso per la nomina di Mattarella.
Cavaliere di Gran Croce. Proprio come Federico Fellini, a cui F.F. S.S. è dedicato.
È così. Con Luciano De Crescenzo ci siamo inventati che San Gennaro ci manda la sceneggiatura del film a cui Fellini sta lavorando. Questi fogli piovono dal cielo mentre stiamo fermi a un semaforo, e il rosso si mette a ribollire come il sangue del santo…
Il tuo debutto col Pap’occhio vi aveva fatto conoscere.
Fellini mi aveva scritto per farmi i complimenti e mentre lavoravamo a F.F. S.S. si teneva informato su questo film pieno di citazioni, con una sua controfigura in azione. “Mi raccomando Renzino, fammi con i capelli, non farmi sembrare vecchio…”. Era sensibile e vanitoso come un bambino.
E venne il giorno della prima.
All’anteprima in sala privata invitai Giulietta e Federico. Io non guardavo mica lo schermo, guardavo lui. E quale non fu il mio dolore quando lo vidi cambiare faccia già alla prima scena, restando marmorizzato per tutta la proiezione. “Questa volta non ci siamo”, mi disse alla fine. I rapporti si interruppero, poi però facemmo la pace, quando avevo deciso da un pezzo di abbandonare il cinema.
Ma fare il regista ti è piaciuto?
Mi piaceva fino a un certo punto perché non esisteva ancora il digitale, non era possibile vedere subito cosa avevi girato come quando registravi per la tv. Il film si costruiva dopo, al montaggio; un limite per me, che amo lavorare sull’improvvisazione.
Infatti in F.F. S.S. è presente al completo la banda de L’Altra domenica:Marenco, Luotto, Pazzaglia, per non parlare di Benigni nei panni dello Sceicco Beige…
Venivano a trovarmi sul set e magari decidevamo di girare una gag al volo, cene che spesso erano tratte da episodi che ci erano veramente accaduti…
Sessismo, mondo arabo, i peggiori luoghi comuni su Napoli… naturalmente in chiave di parodia, ma a tinte forti. Oggi, con la dittatura del politicamente corretto, non si potrebbe fare nulla di tutto questo.
Lo so, ed è assurdo perché F.F. S.S. è anche un atto d’amore verso il Sud e la sua capitale, verso quella cosa meravigliosa che è “la napoletanità”, di cui iscutevamo con Dudù La Capria. Quelli erano anni difficili per Napoli, col nostro film volevamo aiutarla a rinascere, come poi avvenne con Bassolino. Volevamo dare a Napoli una chance. Anzi, una sciancia, come dicevamo noi
Nel film ce n’è anche per Rai2, dove i dirigenti sono tutti socialisti con il ritratto di Craxi sulla scrivania.
Sì, lo stesso ritratto di che avevo messo anche in Doc, che se ci passavi avanti accadevano dei miracoli, come se Craxi fosse Padre Pio. Ma per fortuna i socialisti non se la sono presa.
Da tempo quella Rai2, la tua rete, non esiste più, mentre da quest’anno non esiste più la Rai3 rete storica della sinistra. Secondo te Fazio, Annunziata, Berlinguer hanno fatto bene ad andarsene?
No, non credo che abbiano fatto bene, lo dico da persona rimasta sempre fedele alla Rai. Tutti siamo liberi di accettare altre offerte, ma credo che lavorare per il servizio televisivo pubblico sia un valore a sé stante, che dovrebbe prescindere dai girotondi politici. Se posso esprimere un desiderio, visto che siamo nella notte delle stelle cadenti, è veder valorizzato il repertorio della Rai. Nel 2024 cadono i 100 anni della radio e i 70 anni della televisione; spero che si faccia qualcosa per celebrarli come meritano.
Tu darai il tuo contributo?
Sì, per Rai Cultura sto lavorando a una serie che è una scelta e una rilettura dei miei programmi musicali; infatti si intitola Appresso alla musica.
Appresso?
Eh sì, è quello che mi diceva il mio papà: “Invece di studiare, tu vai appresso alla musica…”.
Ma alla fine esiste davvero la napoletanità? E se esiste, che cos’è?
(Squilla il telefono, è Marisa Laurito che vuol fare gli auguri di San Lorenzo al suo carissimo amico. L’intervista si interrompe ma anche lei viene coinvolta nel dibattito: certo che esiste, è sapere che Napoli è la città più bella del mondo; è essere napoletani e non “fare i napoletani…”, che è tutto l’opposto.)
Visto? Mi chiedi se esiste la napoletanità, e in quel preciso momento chiama Marisa; deve averglielo suggerito San Gennaro. Questa è la napoletanità: una sciancia in più.