La Stampa, 14 agosto 2023
Ucraina, il punto di Petraeus
«La controffensiva ucraina deve fare i conti con la pronunciata abilità mostrata dai russi in fase difensiva, le operazioni dureranno per tutto l’autunno e se necessario anche per l’inizio dell’inverno, ma alla fine Kiev convincerà sul campo Vladimir Putin che questa guerra non è più sostenibile per Mosca. Gli attacchi nei territori russi o occupati dai russi sono cruciali per gli sforzi delle forze ucraine, detto questo mi sarebbe piaciuto vedere certe decisioni prese prima in termini di fornitura di armamenti da parte degli Alleati di Kiev cosa che spero di vedere d’ora in avanti». A parlare è David H. Petraeus, generale dell’Esercito Usa, veterano di guerra e già direttore della Cia, oggi partner di Kkr e presidente del Kkr Global Institute, il quale prima di proseguire la sua analisi del conflitto per La Stampa ci tiene a rivolgere una dedica ringraziamento: «Grazie mille per l’eccezionale lavoro svolto dai Soldati e dai Carabinieri italiani in Bosnia, Iraq e Afghanistan, è stato un privilegio servire con loro ed esserne alla guida».
Generale, perché la controffensiva ucraina non sta andando come si pensava?
«Sapevamo che sarebbe stata molto dura. A dire il vero, molti di noi speravano che carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, artiglieria e altri sistemi forniti dall’Occidente avrebbero consentito all’Ucraina di ottenere un effetto combinato ancor più significativo di quello registrato lo scorso autunno nella provincia di Kharkiv. Tuttavia, ciò non è stato possibile perché occorre fare i conti con i campi minati russi ampi chilometri, i fossati dei carri armati, i denti di drago e le linee di trincea, tutti sorvegliati da truppe, droni e mezzi di artiglieria. E qui, occorre notare che, mentre le forze di Mosca hanno dimostrato molti difetti nelle fasi offensive, hanno invece stabilito posizioni difensive formidabili e impressionanti specie nel Sud. Gli ucraini da parte loro si sono adattati in modo impressionante, danneggiando le basi logistiche e i rifornimenti russi, i quartier generali, le riserve, le unità di artiglieria e le principali linee di comunicazione (compresi i ponti dalla Russia a sud-est dell’Ucraina, dalla Russia alla Crimea e dalla Crimea all’Ucraina meridionale). Alla fine, credo che le forze di Kiev raggiungeranno le condizioni necessarie per compiere progressi importanti ma la controffensiva si estenderà per tutto l’autunno e forse anche per l’inverno, non bisogna essere impazienti».
Come può essere superato il rapporto di superiorità numerica russo di 1 a 4?
«Non credo che i russi abbiano quella superiorità numerica, la mia sensazione è che il rapporto di forze sia più equilibrato. Certamente, la popolazione russa è tre volte più numeroso di quella ucraina, ma Putin deve fare i conti con le perdite subite in termini di uomini e mezzi. Nel frattempo, l’Ucraina vede questa come la sua guerra d’indipendenza e pertanto si è completamente mobilitata, con l’intero Paese che lotta per la sua stessa esistenza. È corretto osservare che Kiev non ha il vantaggio di 3 a 1 normalmente considerato necessario per condurre con successo operazioni offensive, soprattutto se il nemico ha stabilito solide difese come hanno fatto i russi. Di conseguenza, l’Ucraina dovrà ammassare forze in luoghi chiave per nell’effettuare operazioni offensive, assottigliandole in altre aree non chiave, secondo il principio di “economia della forza"».
Gli ucraini preferiscono all’addestramento Nato le armi e le vogliono subito: comincia a esserci frustrazione con gli alleati occidentali?
«Posso assicurare che nessun comandante sul campo di battaglia, o comandante in capo, nel caso del presidente Volodymyr Zelensky, ha mai avuto la convinzione di avere abbastanza forze, sistemi d’arma, munizioni, rifornimenti, finanziamenti, supporto o, al giorno d’oggi, larghezza di banda e droni. Certamente non l’ho mai fatto durante i miei molti anni al comando nei teatri bellici (sebbene avessimo ciò di cui avevamo bisogno durante l’ultima fase della guerra in Iraq, incluso il sostegno incrollabile del nostro presidente). Se si capisce questo, allora si può apprezzare il sentimento di riconoscenza che anima Kiev, che ho avuto modo di osservare quando ero lì all’inizio di giugno e sono sicuro di percepire di nuovo all’inizio di settembre quando tornerò lì. Gli Stati Uniti, la Nato e i Paesi occidentali hanno fornito quantità sbalorditive di armi, munizioni, materiale e addestramento. Detto questo, sono uno dei tanti a cui sarebbe piaciuto vedere certe decisioni prese prima (carri armati, sistemi di razzi a lancio multiplo, munizioni a lungo raggio per i lanciarazzi, F-16). E vorrei che ciò accadesse d’ora in avanti ad esempio per i missili a lungo raggio, l’addestramento, gli F-16 e droni più sofisticati. Gli ucraini infine hanno generalmente accolto con favore la formazione, tuttavia, si sono resi conto che a un certo punto l’addestramento aggiuntivo è meno importante che avere unità ben armate disponibili per la controffensiva».
Cosa pensa degli attacchi nei territori russi o occupati dai russi?
«Li sostengo fermamente gli attacchi ucraini e con tutte le armi disponibili, comprese quelle della Nato e di altri sostenitori. Ciò è particolarmente importante in quanto l’Ucraina cerca di stabilire le condizioni per il successo delle operazioni di controffensiva che ho descritto in precedenza, prendendo di mira i principali ponti e le linee di comunicazione dalla Russia all’Ucraina, compresa la Crimea, le basi aeree e navali, i depositi di carburante, i punti di stoccaggio delle munizioni, le riserve, i quartier generali e le risorse chiave di supporto al combattimento. Ritengo inoltre ridicolo non sostenere gli sforzi ucraini di attaccare obiettivi militari anche in Russia, dato il modo in cui Mosca ha brutalmente attaccato le infrastrutture ucraine, molte delle quali sono di natura civile».
Pensa che in vista di Usa 2024 ci si concentrerà su cessate il fuoco e negoziato?
«Certamente ci saranno personaggi che si orienteranno su questa direzione, tuttavia penso che il sostegno nei confronti della Casa Bianca e a Capitol Hill, da parte di entrambi i partiti, anche se un po’ più impegnativo alla Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana, sarà sufficiente per continuare a sostenere in modo sostanziale l’Ucraina affinché compia ulteriori progressi sul campo di battaglia. Credo sia nell’interesse nazionale di ogni membro della Nato, Paese europeo e nazione occidentale fare tutto il possibile per aiutare Kiev a raggiungere i successi sul campo di battaglia in modo che Putin si convinca, una volta per tutte, che non sarà in grado di far soffrire ucraini, europei e americani. E dimostrargli che la guerra non è più sostenibile per la Russia così come accadde con l’Afghanistan per l’Urss. Solo quando il Cremlino riconoscerà questa realtà ci sarà la possibilità di un accordo negoziato che possa porre fine al conflitto in Europa»