Corriere della Sera, 14 agosto 2023
Ecuador, Andrea González si candida
Entra in corsa sette giorni prima delle elezioni e quattro giorni dopo l’omicidio dell’uomo al cui fianco correva come aspirante vicepresidente. La prima uscita pubblica da candidata alla guida dell’Ecuador per Andrea González è stata sul palco del dibattito televisivo di ieri sera in vista del voto del 20 agosto.
Trentasei anni, un passato da attivista per l’ambiente e nessun precedente incarico pubblico, González prende il posto di Fernando Villavicencio, 59enne ex giornalista e leader del partito «Costruire» assassinato per strada a Quito dopo un comizio nella notte tra mercoledì e giovedì. Il movimento ha scelto di puntare sulla sua compagna di ticket: «González faceva parte del gruppo più fidato di Villavicencio e ora raccoglierà il suo testimone. Milioni di ecuadoriani l’accompagneranno su questa strada», scrive la leadership di Construye in un comunicato.
Milioni che domenica si troveranno comunque sotto gli occhi il nome del morto: le schede sono già state stampate, ma la commissione elettorale ha chiarito che tutti i voti per Villavicencio saranno automaticamente assegnati alla nuova candidata.
Per un paradosso, tra chi non traccerà la croce sul nome di Villavicencio potrebbe esserci la vedova, Veronica Sarauz, che ha definito «arbitraria» la scelta di rimpiazzare il marito con González. Ma ha anche lanciato accuse alle autorità statali che non lo avrebbero protetto a dovere: «Pretendo che mi vengano date delle risposte. Non vorrei pensare che gli agenti di sicurezza abbiano venduto la vita del padre dei miei cinque figli».
Nuovo agguato
Sabato la figlia dell’ex sindaco di Quito è stata rapita e poi liberata dopo poche ore
Di prove a sostegno di questa tesi, finora, non ne sono emerse. Di certo però c’è che in Ecuador la violenza è ormai uno strumento di lotta politica cui i gruppi armati si affidano sempre più di frequente. Nel giro di quattro giorni, un aspirante presidente è stato fatto fuori, una candidata al parlamento si è salvata da un attentato e la figlia dell’ex sindaco della capitale è stata rapita e poi liberata.
Istantanee di un Paese dove le bande si arricchiscono con il traffico di cocaina ed erodono giorno dopo giorno il potere statale. A poco valgono le rassicurazioni del presidente Guillermo Lasso – che non si è ricandidato – il quale ancora sabato garantiva che «la pace e la fiducia torneranno presto». Lui stesso, dopo l’uccisione di Villavicencio, è stato costretto ad invocare lo stato d’emergenza che resterà in vigore fino all’inizio di ottobre.
Tra i primi provvedimenti, la decisione di trasferire in un carcere di massima sicurezza un signore della droga, Adolfo Macìas detto «Fito», condannato a 34 anni per omicidio e traffico di stupefacenti. Macìas è il capo dei Los Choneros, gang legata al cartello di Sinaloa che più volte aveva minacciato di morte Villavicencio. Per spostarlo di qualche metro – la cella dove è rinchiuso ora si trova nel medesimo complesso carcerario, nella città portuale di Guayaqil – sabato sono stati dispiegati 4.000 tra poliziotti e militari, che nel corso dell’operazione hanno sequestrato ai detenuti armi da fuoco, munizioni ed esplosivi. Arsenali che le bande fanno arrivare ai loro membri dietro le sbarre perché eliminino i rivali: nel giro di pochi mesi sono stati registrati più di 400 omicidi.