la Repubblica, 13 agosto 2023
Meloni e Bonaccini ai ferri corti sul post-alluvione
«Una ripicca per non aver ottenuto il ruolo di commissario». Cosa ci sia veramente dietro la «fretta» di Stefano Bonaccini, la premier Giorgia Meloni lo ha detto senza troppo fronzoli a diversi suoi collaboratori, prima di scrivere l’inusitata lettera di cinque pagine con cui rompe la tregua istituzionale seguita all’alluvione in Emilia-Romagna.
La premier ora tace, nella masseria a pochi chilometri da Ceglie in cui si è “blindata” per qualche giorno di vacanza si concede partite di burraco. Sta in silenzio e cerca relax («È la prima volta che stacco davvero la spina in tre anni») al fianco di amici e familiari: il compagno Andrea Giambruno, la figlia Ginevra, la sorella Arianna, il cognato ministro Francesco Lollobrigida, il sottosegretario Marcello Gemmato. Le visite sono centellinate: si vedono i colleghi di governo Guido Crosetto e Luca Ciriani, l’imprenditore Marco Mezzaroma. La tradizionale grigliata? Si farà, non prima di Ferragosto. Poi non è escluso che la leader si isoli ancora di più volando in Grecia.
Quel che resta, nell’assolata landa della Val d’Itria, è l’eco dell’ultimo atto firmato prima di lasciare Roma. La missiva al governatore emiliano, “reo” di avere più volte sollecitato la premier per l’esiguità dei fondi a disposizione e per i ritardi nel far fronte agli interventi per il riassetto del territorio e al ristoro di famiglie e imprese. Stanca delle «continue rimostranze» di Bonaccini, Meloni ha scritto una lettera che ha pochi precedenti nella storia dei rapporti istituzionali fra Chigi e i presidenti delle Regioni. La leader accusa l’interlocutore di cercare «visibilità» e «polemiche inutili». Snocciolando le sue cifre: il governo, afferma, ha stanziato 4,5 miliardi per la Romagna. Fra i quali, si sottolinea dal ministero per gli Affari Ue di Raffaele Fitto, ci sono anche 1,2 miliardi derivanti dalla rimodulazione del Pnrr. E il governo ha intenzione pure di risarcire i privati che hanno subito danni.
Falsa, secondo Meloni, l’affermazione per cui non sarebbe arrivato finora un euro. Ed è guerra di cifre: Bonaccini rileva che le uniche risorse effettivamente giunte sinora sono state erogate da Regione e Protezione civile, mentre Palazzo Chigi rimpalla le responsabilità al governatore la cui struttura non avrebbe fornito «stime precise e dettagliate per una corretta quantificazione deidanni». Mentre andrebbero aggiornati, dicono dal governo, i progetti contro il dissesto idrogeologico.
Che la gran parte di famiglie e imprese (peraltro non in grado di attivare la cassa integrazione) rimangano senza indennizzi è un fatto. Peraltro sottolineato da decine di amministratori del territorio («La frettache Meloni mi imputa è quella dei cittadini», sottolinea Bonaccini). Come è un fatto l’impennarsi della tensione tra la leader di FdI e il presidente del Pd. Bonaccini ha dovuto incassare la mancata nomina a commissario (andata a Figliuolo, lui è uno dei tre subcommissari), con quella che secondo il governatore è stata la violazione di una prassi istituzionale che aveva già premiato l’ex presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani dopo il terremoto del 2012. Meloni, nelle ore precedenti alla vacanza in Puglia, era furente. «Io ho mostrato ampia disponibilità, ricevendo Bonaccini insieme a un’ampia delegazione di amministratori e rappresentanti delle categorie. Ho invitato pure Von der Leyen in Romagna. Tutto è precipitato – la tesi della premier – quando non l’ho designato come commissario». E, chiosano in ambienti FdI, le «rimostranze» di Bonaccini lamentate da Meloni confermano il sospetto che il governatore volesse utilizzare il ruolo di commissario, che non ha avuto, per attaccare l’esecutivo e fare campagna elettorale. Ora, di certo, Bonaccini non fa sconti alla Destra, come dimostrato anche dalle critiche al presidente del Senato Ignazio La Russa in occasione dell’anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema: «La Russa è inadeguato al ruolo che ricopre». Posizioni intransigenti che lo avvicinano alla segretaria Pd, Elly Schlein.
Il governatore torna a chiedere un nuovo incontro a Meloni, a nome di una regione che ha cercato di ripartire subito dopo la tragedia. La premier, fra gli ulivi di Ceglie, non risponde all’appello. Almeno per ora.