Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  agosto 13 Domenica calendario

“Moi donos”, l’app parodia dove i delatori denunciano realmente

Doveva essere una parodia, si è trasformata nella dimostrazione concreta che in Russia c’è non solo chi crede alla narrazione della guerra proposta dal presidente Putin, ma anche chi non accetta che la verità ufficiale del regime possa essere oggetto di critiche. Lo scorso gennaio è tornata disponibile sulla piattaforma di Google la app “Moi donos”: la mia denuncia. A crearla è stato uno specialista, scappato dalla Russia e riparato in Europa all’inizio della guerra. La app permette di compiere denunce in forma anonima, con però un chiaro intento scherzoso. La prima volta era andata online nel 2018, ma non aveva attirato grande attenzione da parte dei russi. Nel gennaio scorso è tornata disponibile su Google Play e, con grande sorpresa di chi l’ha programmata, è diventata un successo.
Circa 10mila download e oltre 5.000 segnalazioni, fino a questo momento.
Peccato solo che gli utenti lo abbiano preso sul serio e che non solo le denunce siano reali, per il 20% sono veri e propri atti di delazione, dove i russi denunciano chi si è espresso in modo negativo nei confronti della guerra in Ucraina e delle forze armate.
Ad attirare gli utenti, alquanto distratti, è stato il nuovo logo della app, che richiamava quello del Gosuslugi, il portale di servizi pubblici della Federazione Russa.
Nonostante sulla descrizione della app fosse scritto chiaramente che si trattava di una parodia, il desiderio di scagliarsi contro qualcuno è stato molto più forte e adesso il Paese ha un altro aspetto con cui fare i conti: non solo l’affermazione di una società sempre più schiava del sospetto e del regime, ma anche incapace di distinguere un sito ufficiale da uno burlesco. Gli sviluppatori di ‘moi donos’ sono stati i primi a rimanere colpiti da questo inatteso, ma anche poco gradito, successo e hanno garantito che non riveleranno a terzi le identità delle persone denunciate. «Le persone ci trovano su Google – ha spiegato ai media russi indipendenti – e appena capiscono che possono lamentarsi iniziano a scrivere». Il fenomeno si è intensificato soprattutto dopo aprile. Ormai la app è diventata un caso, tanto che un team di specialisti, che ha avuto accesso al database e che, fra gli altri è composto da un giornalista e da uno psicologo, lo hanno studiato per capire bene in che cosa consistano le denunce. I risultati sono inquietanti. In molti casi si tratta di denunce contro persone che si conoscono realmente, quindi un collega di lavoro, un vicino di casa, in alcuni casi anche un amico o un conoscente stretto, tutti rei di aver parlato male dell’esercito o di aver detto che in Ucraina le cose non stanno andando come racconta il governo. Questo tipo di denunce ha registrato un’impennata dopo maggio, quando due droni di Kiev sono arrivati fino alla Piazza Rossa. C’è poi chi è stato denunciato perché, pur approvando la guerra in Ucraina, è contro il presidente Putin, accusato di aver gestito l’operazione militare speciale, mandando a morire migliaia di soldati impreparati.
Secondo gli psicologi, gli episodi di delazione hanno un evidente intento punitivo: si denuncia, insomma, nella speranza che l’elemento interessato venga punito in modo esemplare perché l’accusa più frequente, è quella di non “pensare abbastanza alla patria”.