il Giornale, 12 agosto 2023
I grandi del passato nell’intelligenza artificiale di oggi
Alessandro Manzoni a un concerto dei Rolling Stones e Giacomo Leopardi che scrive intristito di una giornata a Gardaland? Alessandro Magno che si propone come bagnino a Rimini? Louis-Ferdinand Céline che si scaglia contro le canzoni dei Måneskin? Charles Bukowski che racconta di una sbronza mentre è in visita in Piazza San Pietro?
Non li avete mai letti sino ad oggi: sono racconti inediti al mondo ma che qui vi proponiamo per la prima volta. Se giustamente vi state chiedendo come sia possibile, la risposta è semplice: qui è scienza, non fantascienza. Grazie alla «Intelligenza Artificiale». Ne avrete letto o sentito parlare perché i giornalisti ne parlano o scrivono ovunque, ma in pochi l’hanno usata davvero. Noi l’abbiamo fatto. Ci abbiamo impiegato settimane – usando GPT-Generative Pre-trained Transformer 3, nota come ChatGPT – cambiando decine di parole chiave alla ricerca di un risultato che ha dell’incredibile.
Così abbiamo ottenuto i racconti che state per leggere. Non è stato facile perché l’Intelligenza Artificiale – il termine fu coniato e usato per la prima volta dal matematico americano John McCarthy nel 1955 – se da una parte è al centro di un dibattito culturale e etico – sostituirà l’intelletto umano? – dall’altra ormai ci sta sostituendo.
E non solo nella creazione di questi racconti, ma ormai in tutto: perché la IA riproduce, come da voce del dizionario della Treccani, «i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer e si sviluppa secondo due percorsi complementari: da un lato l’intelligenza artificiale cerca di avvicinare il funzionamento dei computer alle capacità dell’intelligenza umana, dall’altro usa le simulazioni informatiche per fare ipotesi sui meccanismi utilizzati dalla mente umana».
Certo, se la si usa per processi elementari, anche se già inquietanti – dalla risoluzione dei compiti per le vacanze degli studenti al poter scrivere una canzone d’amore per la vostra compagna – nel nostro caso è molto più difficile: abbiamo chiesto alla IA di scrivere dei racconti esattamente con lo stile degli scrittori che leggerete. Attraverso decine di parole chiave e di tentativi abbiamo ottenuto questi inediti: paradossali ma al contempo inquietanti. Lasciando a voi le conclusioni. benvenuti in quella che domani potrebbe essere la Realtà:
ALESSANDRO MAGNO A RIMINI Alessandro Magno invia il curriculum per un lavoro estivo da bagnino nella città di Rimini.
«Cara azienda di Rimini,
Mi rivolgo a voi con grande entusiasmo e determinazione, desideroso di presentare il mio curriculum per la posizione di bagnino di salvataggio per la stagione estiva. Sono Alessandro Magno, noto per le mie imprese come grande condottiero e conquistatore, ma sono pronto a mettere le mie abilità al servizio della sicurezza balneare. La mia esperienza militare e di leadership mi ha fornito una solida base di competenze che credo possano essere applicate efficacemente nel ruolo di bagnino di salvataggio. Sono abituato a prendere decisioni rapide e coraggiose, a gestire situazioni di emergenza e a coordinare le risorse a mia disposizione per raggiungere obiettivi comuni. Inoltre, sono un nuotatore esperto e ho sviluppato una notevole resistenza fisica durante le mie campagne militari. Sono in grado di affrontare con sicurezza le acque agitate e di intervenire tempestivamente in caso di pericolo. Sono una persona altamente motivata e orientata al risultato, con un forte senso di responsabilità. La sicurezza dei bagnanti è una priorità assoluta per me e mi impegnerò a garantire che le spiagge di Rimini siano un ambiente sicuro e protetto per tutti i visitatori. Sono disponibile a seguire corsi di formazione specifici per il ruolo di bagnino di salvataggio, se necessario, e a collaborare con il team per garantire una gestione efficiente delle emergenze e un’esperienza piacevole per tutti i bagnanti.
Cordiali saluti»
Alessandro Magno
CÉLINE COMMENTA I MÅNESKIN Louis-Ferdinand Céline commenta in modo critico le canzoni dei Måneskin.
«Bah! Questi Måneskin e le loro canzoni... Che delusione! Non riesco a capire come possano essere così osannati e celebrati. La loro musica è solo un rumore insensato, una cacofonia senza senso che non fa altro che irritare i miei orecchi. Mi sembra che il loro stile sia solo una mescolanza di cliché del rock, senza originalità o profondità. Le loro canzoni sono banali e prive di significato, riempite di testi vuoti e stereotipati. Non riesco a trovare nessuna genuinità o autenticità nella loro musica. E poi, parliamo dell’immagine che cercano di proiettare. Un’immagine di ribellione e trasgressione, che sembra solo un triste tentativo di apparire alla moda e provocatori. Non vedo nulla di autentico o rilevante in ciò che fanno. Ma forse sono solo io, Céline, a non capire questo fenomeno. Forse sono diventato un vecchio retrogrado che non può apprezzare ciò che la generazione più giovane considera interessante. Ma non posso fare altro che esprimere il mio disprezzo per queste canzoni insulse e prive di sostanza. Non mi stancherò mai di dire che la vera arte richiede profondità, originalità e un messaggio autentico. Non vedo nulla di tutto ciò nei Måneskin e nelle loro produzioni».Louis-Ferdinand Céline
BUKOWSKI UBRIACO A SAN PIETRO Bukowski ci racconta la sua visita da ubriaco a San Pietro.
«Ah, San Pietro... Un ricordo nebuloso, offuscato dall’alcool e dalla mia condizione da ubriaco incallito. Sì, una volta ho deciso di visitare quel luogo sacro in uno dei miei frequenti stati di intossicazione. Mi sono trovato lì, imbambolato e inebriato, circondato da persone che si aggrappavano alla loro fede con tutto ciò che avevano. Ero un estraneo in mezzo a loro, uno spirito libero e ribelle che aveva scelto di vagare in un santuario di dogmi e credenze. Non posso dire che abbia avuto una conversione spirituale o un’illuminazione divina durante quella visita. L’unico spirito che mi ha guidato era quello che scorreva nelle mie vene. Mi sono avvicinato alle maestose colonne, con la testa che girava e il sorriso beffardo sul volto, deliziandomi della mia inappropriata presenza. Le opere d’arte che avrebbero dovuto ispirare devozione e contemplazione, a me sembravano solo colori e forme senza significato. Ho forse deriso silenziosamente quelle figure sante e gli angeli che adornavano il luogo, considerandoli poco più che statue senza vita. Non credo che la mia visita abbia lasciato alcuna traccia o segno significativo in quel luogo sacro. Sono sicuro che i fedeli e i pellegrini che vi si recano con devozione abbiano trovato la mia presenza piuttosto fastidiosa e fuori luogo. Ma in fondo, quella visita è stata una testimonianza della mia natura e delle mie contraddizioni. Un ubriaco irriverente che invade uno spazio sacro. Non ho nulla contro coloro che trovano conforto e significato in luoghi come San Pietro, ma per me è solo un altro esempio del divario tra la mia esistenza caotica e il mondo della fede».
Charles Bukowski
LEOPARDI A GARDALAND «Mi trovo, ahimè, in un pomeriggio a Gardaland, dove le risate risuonano e l’allegria si fa sentire. Le attrazioni, le giostre, i colori brillanti, tutto sembra un’illusione fugace, un breve incanto. Mi lascio trasportare dalla frenesia e dal vortice, mentre le montagne russe sfrecciano in alto e in basso. Le grida di gioia riempiono l’aria e il cuore si desta, un momento di spensieratezza, lontano dalla mia triste vita. Ma nel profondo dell’anima, una malinconia persiste, un senso di vuoto che l’allegria non può colmare. Le risate si scontrano con la consapevolezza dell’effimero, e mi ritrovo a contemplare la vanità di ogni speranza. Così, anche in questo attimo di svago e distrazione, la mia mente si aggira tra riflessioni amare e profonde. La gioia che pervade l’aria è solo una fugace tregua, un’illusione passeggera in un mondo destinato alla sofferenza. E così, tra le attrazioni e i sorrisi di chi mi circonda, io, Leopardi, mi ritrovo a vagare tra le mie tristezze. Anche qui, a Gardaland, non riesco a sfuggire alla mia natura, e la mia anima sospira per un senso più profondo della vita».
Giacomo Leopardi
ALESSANDRO MANZONI A UN CONCERTO DEI ROLLING STONES Alessandro Manzoni ci descrive la sua esperienza dopo aver partecipato ad un concerto dei Rolling Stones.
«Mi ritrovo immerso nel fragore e nell’eccitazione di un concerto dei Rolling Stones, dove le note ribelli del rock si mescolano nell’aria e nell’anima. Il pubblico è in delirio, le chitarre e la voce di Jagger risuonano potenti, un’energia selvaggia che travolge i cuori e fa vibrare le coscienze. È come se il vento del cambiamento soffiasse nella mia anima, portando con sé un senso di ribellione e libertà. Le parole sfacciate e provocatorie, urlate dal palco, mi spingono a riflettere sulle convenzioni e le restrizioni che ci circondano. In questo turbine di suoni e movimenti frenetici, scopro una sorta di catarsi, un momento di liberazione. Le barriere sociali si sfaldano, la diversità si fonde in un’unica energia, un’esperienza condivisa che supera le divisioni e le etichette. Eppure, nella mia essenza più profonda, rimane una consapevolezza: che queste passioni effimere non sono la via per la vera felicità. L’arte può toccare le corde più intime dell’anima, ma non può fornire risposte ultime, la ricerca di un significato più elevato rimane un compito personale e intimo».Alessandro Manzoni