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 2023  agosto 12 Sabato calendario

Lettera a un padre morto

Giacomo Chiapparini, travolto il 6 agosto da 16.600 forme di Grana Padano custodite nel magazzino del suo caseificio a Romano di Lombardia, era un uomo che si è fatto da solo. A 75 continuava a lavorare, una vita fatta di gradi successi e tanta fatica, nel cuore il dolore per la morte del suo terzogenito Emanuele avvenuta vent’anni fa. Per il funerale dell’imprenditore la chiesa era affollata, tutti stimavano quell’uomo energico e volitivo, di certo non un carattere semplice. Ed è così che, come a chiudere una volta per tutte i conti con il passato, lo hanno ricordato in una lettera letta durante le esequie la figlia Mary e il fratello Tiziano. «Speravamo rallentassi, non ci hai mostrato amore», il loro addio.
DARE IL MEGLIO
Ultimo di sette figli, Chiapparini ha cominciato come mezzadro insieme al padre poi, alla fine degli anni Settanta, la prima stalla con 26 capi di bestiame. Nel 2006 ha ottenuto il marchio per la produzione del Grana Padano e creato un’impresa con oltre 2.000 bovini, 100 ettari coltivati e un caseificio che produce 270 quintali di latte e 50 forme al giorno. Era abituato alla fatica, andava dritto per la sua strada. «Ci hai fatto crescere sempre sollecitati a dare il massimo, a fare al meglio quello che sapevamo fare. Quanti scontri abbiamo avuto perché volevi sempre avere ragione tu e fare di testa tua. Ci dispiace che a noi figli non abbia mostrato l’amore attento e affettuoso come altri padri. Con i tuoi nipoti ti sei ammorbidito un po’ e così abbiamo capito che allo stesso modo amavi anche noi, ma sempre nel tuo modo originale. Non hai mai puntato sul nostro lato sensibile perché lo faceva e lo fa la mamma. Hai puntato, invece, alla nostra tempra per prepararci alla vita», l’ultima missiva dei figli. «Ci hai lasciati il loro ricordo con le rotelle attaccate alla bici, liberi di andare ma sempre con te che ci davi sicurezza. Sei sempre stato sopra le righe, come è stata la tua uscita di scena. La tua fragorosa e rumorosa presenza è diventata una fragorosa e rumorosa assenza. Tu hai vissuto la vita che volevi, coltivando ambizioni che nessuno avrebbe mai immaginato e la tua famiglia ti ha dovuto seguire in questa corsa. Anche se iniziavi a sentire la stanchezza dell’età non ti sei mai risparmiato. Ora non so dove sei, ma sappiamo che a chi incontrerai darai filo da torcere. Speriamo tu possa incontrare Emanuele e dirgli quanto lo amavi e quanto hai amato anche tutti noi».
L’ALLUVIONE
Un affetto a volte ruvido, dicono Mary e Tiziano, ma sempre solido come il suo carattere. Che lo spingeva ad aiutare chi era in difficoltà: quando a metà maggio l’Emilia Romagna è stata travolta dall’alluvione, Chiapparini ha ospitato nei suoi magazzini oltre diecimila forme di Grana trasferite dai caseifici finiti sott’acqua, mettendole al sicuro e salvando le imprese concorrenti dal sicuro fallimento. Domenica sera, poco prima delle 21, l’imprenditore era nell’area di stagionatura con Tiziano. Il robot che gira il formaggio, allineato in scaffalature metalliche alte 8 metri e lunghe circa 30 per un totale di 24 ripiani, aveva un problema e lui è andato a controllare. Pareva tutto risolto, il figlio era uscito e stava per raggiungerlo. Ma uno scaffale ha ceduto, innescando un effetto a catena, e per estrarre il suo corpo i soccorritori hanno impiegato dodici ore.