la Repubblica, 12 agosto 2023
Un funerale politico per Michela Murgia
Negli ultimi anni della sua vita, e in questi ultimi mesi ancor di più, Michela Murgia aveva fatto di un’idea diversa di famiglia, allargata, eterodossa, basata su legami d’affetto e d’amore piuttosto che di sangue, uno dei temi forti della sua letteratura e del suo attivismo; la genitorialità sarà anche l’argomento dei suoi scritti che usciranno postumi, e a cui ha lavorato fino agli ultimi giorni.L’aveva chiamata queer, la sua idea di famiglia, un termine difficile e vago per molti, che però nel giorno del suo funerale pubblico, o ancor meglio “politico”, acquista pieno significato: è «l’incontro di tutti coloro che l’hanno letta, difesa, sostenuta. Per tutti è stato il suo scrivere, per tutti è stato il suo dire, per tutti il suo lottare e per tutti sarà questo saluto» come ha scritto sui social l’amico scrittore Roberto Saviano in un post ricondiviso dal marito della scrittrice. Perché nelle ore seguite alla sua morte, avvenuta nella serata di giovedì, e fino alle esequie che si svolgono oggi pomeriggio a Roma, nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo, Murgia è riuscita a catalizzare intorno a sé non una, ma molte famiglie. La sua fine ha suscitato un’ondata di cordoglio,attraverso i social network, che ha trascinatopersino chi in vita si trovava sul fronte opposto, quegli esponenti della mondo politico che lei sapeva attaccare frontalmente; da Matteo Salvini, che ha postato una sua foto con la scritta «Una preghiera», alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che le ha tributato rispetto, mentre Marina Berlusconi presidente di Mondadori, editrice del suo libro Tre Ciotole, si è detta molto colpita dalla scomparsa «di una donna appassionata e di grande talento».La famiglia allargatissima delle tantissime persone che la seguivanoMigliaia i messaggi sui social, mobilitazione per le esequie Solo i pochi amici ammessi a farle visita a casa suasui social, oltre mezzo milione solo su Instagram, e quella di chi aveva incontrato in tanti anni di vita pubblica, tra presentazioni dei suoi libri, spettacoli, partecipazioni ai festival, ha iniziato subito dopo la notizia della morte a piangerla. Così, come probabilmente a lei sarebbe piaciuto, i post di persone conosciute, da Daria Bignardi a Alberto Angela, e dei colleghi scrittori, da Maurizio de Giovanni, a Rosella Postorino e Helena Janeczek, si sono mescolati a quelli della gente comune, mentre la cerchia dei suoi amici cari alternava ai ricordi personali la notizia delle esequie. Alla spicciolata, nella giornata di ieri e fino a tarda sera, pochi amici stretti diventati famiglia hanno raggiunto il marito Lorenzo Terenzi, sposato lo scorso 15 luglioin articulo mortis e i quattro “figli d’anima”, quattro ragazzi,giovani uomini ormai, a cui Murgia ha fatto da mamma adottiva e che saranno tra i suoi eredi, nella casa romana in cui la scrittrice si era trasferita da poco. Una casa ai confini tra il quartiere di Trastevere e Ostiense, in quei complessi dicase dei primi decenni del Novecento che i romani chiamano “lotti”. Uno scenario popolare e trafficato, che però nasconde un giardino interno, invisibile dalla strada, in cui poche settimane fa, vestita di bianco come tutti i suoi invitati,Murgia aveva voluto festeggiare il suo matrimonio queer con Terenzi. Nelle ore prima del funerale, il marito, i figli adottivi e le amiche più care, tra cui Teresa Ciabatti, Chiara Valerio, Patrizia Renzi, l’hanno vegliata nell’appartamento. Con le facce stanche del lutto privato hanno risposto al citofono e aperto il portone, lasciando con gentilezza la stampa sulla soglia, senza commentare il lutto pubblico. Ci si poteva certo aspettare che dopo una lunga, straziante malattia vissuta pubblicamente, e quindi, secondo Murgia, “politicamente”, anche la sua scomparsa diventasse mediatica. Forse non era prevedibile che tanti e tante ne facessero già così rapidamente un’icona: circolano sui social tanti disegni di una Murgia sorridente, nel vestito bianco scelto per la festa di nozze, come una sorta di Madonna laica.Al funerale in Piazza del Popolo, un funerale che Murgia ha voluto cattolico, da credente eretica e appassionata qual era, e poi certamente ancora per giorni sui social, sarà questa sua famiglia allargartissima a ricordarla; il cardinal Matteo Zuppi partecipa alla cerimonia inviando un messaggio. La famiglia più piccola, quella del sangue e del cuore, che con altrettanta forza Michela aveva desiderato fin da bambina, la piangerà al di là di quel portone, in uno spazio che è diventato metafora perfetta della sua vita: un giardino segreto, capace di tener fuori quelle voci del mondo che pure aveva amato, ascoltato, incitato.