Corriere della Sera, 12 agosto 2023
La pubblica gogna versione moderna del delitto d’onore
Cosa pensare dell’uomo tradito che si sente umiliato e ricambia con una pubblica umiliazione, trasformando una festa in un incubo di imbarazzo per la protagonista e per i partecipanti? È la versione moderna del delitto d’onore nel quale l’onore ferito dell’uomo giustificava le peggiori nefandezze. Ma è poi una nefandezza l’umiliazione pubblica di chi ha tradito in privato? Può essere una nefandezza «restituire la libertà» pubblicamente? Il diritto fornisce le coordinate, le ascisse e le ordinate per orientarsi. Ebbene, è stato commesso un reato? La diffamazione consiste nell’offendere l’altrui reputazione comunicando con più persone. La comunicazione con più persone sicuramente c’è, anche nella sua dimensione social. Viene persino il sospetto che la comunicazione sia sfuggita di mano a chi aveva ideato il piano con una certa dose di perfidia. Ma è stata offesa la reputazione? Forse no. Tuttavia, il diritto penale, per sua natura rigido, mal si adatta a sanzionare quanto è accaduto. Piuttosto è la responsabilità civile lo strumento più idoneo. Per il diritto privato, un fatto è illecito se cagiona un danno ingiusto. Si tratta allora di capire se ciò che è accaduto abbia leso la dignità di una persona: in questo caso il danno sarebbe ingiusto. Le situazioni e i gesti possono offendere più delle mani, come ben sapevano i sanniti che imposero ai romani di passare sotto i loro gioghi dopo la battaglia delle Forche Caudine. Quei fiori bianchi sono come i gioghi dei Sanniti di Gaio Ponzio e quel prato il campo in prossimità di Caudium. Se un giudice ritenesse che la messinscena ha leso la dignità della donna potrebbe condannare l’autore a risarcire il danno. Ma quale danno? La vittima non ha subito alcun pregiudizio economico. Danno morale? Nel 2019 la Cassazione ha pronunciato le cosiddette sentenze di San Martino secondo le quali il risarcimento del danno morale può essere chiesto tutte le volte in cui un comportamento abbia leso un diritto protetto dalla Costituzione. Si chiamano sentenze di San Martino perché sono state depositate l’11 novembre 2019, cioè il giorno di San Martino. Certamente la dignità di una persona è un diritto protetto dalla Costituzione. Quindi il nostro uomo tradito e vendicativo potrebbe essere condannato a risarcire il danno morale sulla base delle sentenze di San Martino, cosa questa bizzarra perché San Martino è il protettore dei cornuti. Nella logica del diritto, le parole centrali sono dignità e rispetto. E se io fossi un giudice? Un piccolo risarcimento simbolico lo prevederei. Ma, per fortuna, non lo sono. Certamente però, se fossi in lei, non farei causa. Vorrebbe dire prolungare l’agonia di quei fiori bianchi. La vita va avanti, non ne vale la pena.
* Ordinario di diritto privato
Università degli Studi di Milano