Corriere della Sera, 11 agosto 2023
La tarallomania
C’era una volta il Gargano che non conosceva nessuno, se non chi ci viveva: ci volevano ore per raggiungerlo, adesso è in overbooking. Poi è arrivato il Salento, ancora più sconosciuto allora, ancora più glamour adesso. E tra un bagno e l’altro, i turisti hanno iniziato a conoscere le mozzarelle, la burrata, le friselle. E i taralli. Dopo il nord e il sud della Puglia, i vip hanno cominciato a scoprire il centro della regione più a est d’Italia: e così a Savelletri, un tempo regno della spiaggia libera, adesso è una distesa di masserie a 5 Stelle. La crescente domanda, in economia, fa rima con rincari. E anno dopo anno i prezzi sono saliti tant’è che adesso sembra che i turisti vogliano andare più ad est del levante, in Albania.
Però, c’è un però. I taralli. Se ne mangi uno, non puoi più fermarti. Adesso lo ha scoperto anche l’attrice e regista americana Olivia Wilde che, tra Monopoli e Alberobello (con le storie su Instagram i vip e gli aspiranti tali sono ormai tutti tracciati) si è resa conto di non poter «più smettere di mangiarli». I taralli, però, non sono una fiction come Dottor House, la serie in cui Olivia Wilde interpreta Remy «Tredici». I taralli, almeno in Puglia, sono una cosa seria. Tanto che quando qualcuno si mette in testa l’idea di cambiarne la lavorazione, scoppia una guerra. Sempre a causa di quei maledetti prezzi, che da qualche anno a questa parte sono ricominciati a salire, come negli Anni ‘70 quando la Puglia era solo la regione colorata di rosa sulle cartine dell’Italia delle scuole elementari. Al tempo dell’inflazione alle stelle, qualcuno, in Puglia, ha infatti pensato di poter risparmiare sugli ingredienti dei taralli: niente più farina, olio di oliva e vino rigorosamente bianco, come da ricetta tradizionale (a piacere si possono anche aggiungere: semi di finocchio, olive, erbe aromatiche e cipolle), ma solo farina e olio. Perché il vino bianco, complice anche l’aumento del vetro del 25%, è salito in media del 6,6% nel listino prezzi negli ultimi 12 mesi. E poi togliendo il vino, secondo i produttori «eretici» che hanno avanzato la proposta, si potrebbe anche abbattere l’Iva dal 10% al 4%: perché i taralli rientrerebbero nell’Iva agricola.
La proposta non ha avuto seguito, perché subito sono divampate le polemiche. Ma mentre i pugliesi si ingegnano per non far rincarare i prezzi dei taralli – diciamolo, l’unico prodotto alimentare che unisce le tre Puglie, perché focaccia e panzerotti, in Salento, non sono tanto apprezzati, come avviene per il pasticciotto nel nord della regione – arrivano i vip e li promuovono. Perché Olivia Wilde è solo l’ultima dei famosi che si è innamorata dei taralli. Prima di lei la numero uno al mondo per la promozione: nientemeno che Madonna che nei mesi scorsi ha condiviso sui social (e dove, se no) un video in cui si trova attorno a un tavolo con il suo team e racconta del tour che la porterà anche in Italia mangiando taralli pugliesi. Ovviamente scoperti in una delle masserie di cui sopra. E tra Madonna e Wilde, non poteva mancare l’influencer numero uno in Italia: Chiara Ferragni, che sempre in un recente soggiorno in Puglia si mostra a colazione con i taralli (apprezzando molto anche la focaccia). Accompagnata dalla figlia Vittoria – la vera buongustaia della famiglia Ferragnez, seguire i social per credere – che ha inventato l’accoppiata taralli e yogurt, la versione della generazione Alpha del latte e taralli dei boomer (che non sapevano ancora di chiamarsi così).
La pubblicità, si sa, è l’anima del commercio. Quindi la promozione dei taralli non può che essere gradita ai pugliesi: ormai Londra e Parigi sono piene di burrate, ben venga la scelta di accompagnarle con i taralli (altra accoppiata gastronomica vincente). A un patto, però. Che non finisca come con le friselle: un piattino di taralli a 16 euro come le friselle per i vip, i pugliesi non lo tollererebbero. Perché il tarallo li accompagna sempre e per tutta la vita: in spiaggia, in treno, anche in aereo, che siano pugliesi bambini, adulti o anziani. Per cui, mangiatevi i taralli, mangiatene tutti; ma questa volta lasciate stare le leggi dell’economia: per i rincari fermatevi alle friselle.