Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  agosto 10 Giovedì calendario

ALCOL, AMORE E ISTERIA: LA FOLLE ESTATE DI LIZ TAYLOR E RICHARD BURTON IN SARDEGNA – UN LIBRO RACCONTA LA TORMENTATA REALIZZAZIONE DI UNO DEI PIÙ SPETTACOLARI FLOP CINEMATOGRAFICI DI SEMPRE, “LA SCOGLIERA DEI DESIDERI”, GIRATO NEL 1967 AD ALGHERO – I CAPRICCI DELLE DUE STAR AMERICANE, CHE PRETESERO 1,2 MILIONI DI DOLLARI A TESTA, GLI INCIDENTI SUL SET, IL CANE DI LIZ TAYLOR RAPITO E IL TENTATO SUICIDIO DELLA MOGLIE DEL PRODUTTORE… – VIDEO -

Nell’estate del 1967, la zona di Alghero fu scossa dalla lavorazione di un film straordinario e dimenticato: La scogliera dei desideri (titolo originale Boom!), diretto da Joseph Losey e interpretato dalla coppia Liz Taylor-Richard Burton.

Il novanta per cento dell’azione si svolge infatti su una spettacolare villa a strapiombo sul mare, costruita appositamente su una falesia di Capo Caccia, e poi smantellata a fine riprese […]

A riesumare questa bizzarra storia di cinema e isteria, natura e cultura, esce ora un informatissimo libretto di Sergio Naitza, L’avventura de La scogliera dei desideri (edito da FilmPraxis con la Cineteca Sarda), in cui trovano posto, precisati e arricchiti, i contenuti di un documentario dello stesso Naitza presentato alla Festa di Roma (L’estate di Joe, Liz e Richard).

[…] La scogliera dei desideri ha origine da un racconto che Tennessee Williams aveva scritto nel 1953, a Positano, dov’era impegnato a curare i dialoghi inglesi di Senso. […] Joseph Losey, l’austero regista di Il servo e L’incidente, accetta di dirigerlo. La storia di una ricchissima plurivedova che ospita nella sua lussuosa villa un “angelo della morte” è in fondo un travestimento della lotta di classe, una metafora del declino dell’occidente (dell’America), e Losey, aristocratico comunista perseguitato dal maccartismo, è sedotto dal sottotesto.

Arrivare alla coppia di protagonisti è più complicato: Sean Connery e Ingrid Bergman rifiutano, finché Liz Taylor accetta a patto di avere con sé il marito Richard Burton e 1.250.000 dollari a testa (il film ne costò in tutto quasi 4.600.000). L’età dei protagonisti non collima ma la supercoppia di La bisbetica domata mette a tacere ogni remora: sulla carta è già un film campione d’incasso.

Losey sfronda il testo di Williams (al quale scrive pazientemente proposte e modifiche) mentre Richard MacDonald costruisce con gesso e tubi innocenti una villona sulla baia di Porto Conte, a Capo Caccia. Quando il set è pronto, una mareggiata se lo porta via in una notte, e bisogna ricominciare da capo. Intanto Bulgari provvede ai gioielli e la casa romana Tiziani (dove lavora un giovane Lagerfeld) prepara i costumi.

L’11 agosto 1967 il primo incontro fra regista, cast e produzione va male: Liz e Richard, accompagnati da parenti, segretari e nove bambini, atterrano con un charter ma ad Alghero non trovano nessuno; Losey e la produzione giungono un’ora dopo, confusi dall’ora legale.

È la prima avvisaglia che le cose non andranno come previsto. Il primo giorno la Taylor si dà malata, pare sfigurata da una zanzara. Losey decide di girare col solo Burton ma pure lui non si fa vedere: lo trovano in albergo, e lui si scusa semplicemente di non essere riuscito a raggiungere il set. Il terzo giorno si rompe la macchina da presa.

Tutti bevono moltissimo: la Taylor, Burton, Losey, e pure Noël Coward, venuto a interpretare l’ambiguo ruolo della “strega di Capri”. A parte Coward, che di tanto in tanto dimentica le battute, tutti sono comunque di un professionismo strepitoso, e spesso la stessa Taylor è “buona” alla prima (o, almeno, così lei impone al pazientissimo e preoccupato Losey).

Gli incidenti dietro le quinte sono talmente buffi da sembrare inventati. Il produttore John Heyman si prende una sbandata per Joanna Shimkus, modella canadese scelta per un ruolo minore, e la moglie di lui, scoperto il flirt, si chiude in una torre facendo paventare un suicidio (ne discenderà ottenendo un divorzio, una percentuale sui successivi tre film di Heyman, una casa e una Jaguar da cambiare ogni anno).

Il capitano dello yacht dei Burton viene trovato ubriaco, Liz lo licenzia e lui per vendicarsi le rapisce un cane; il fotografo di scena, Gianni Bozzacchi, lo va a recuperare in Costa Azzurra rischiando di farsi accoltellare. L’apparizione di due uomini armati fa precipitare sull’isola Polizia, Fbi e Scotland Yard: tutti pensano all’Anonima Sequestri, forse erano semplici cacciatori.

La scogliera dei desideri esce in un momento cruciale, il maggio del ’68, prendendo insulti quasi unanimi. Fra i più comprensivi, l’americano Roger Ebert lo definisce un film «brutto ma affascinante» e il nostro Kezich «uno psicodramma d’alta scuola». Al botteghino è un flop clamoroso, e la storia del cinema lo archivia nella casella del camp pretenzioso. […]