Avvenire, 10 agosto 2023
Streamer, l’altra faccia degli youtuber
Sono l’altra faccia degli youtuber: stanno in video per ore, con l’obiettivo di catalizzare una platea più grande possibile. Si tratta degli “streamer”, letteralmente i conduttori. Fanno di tutto: dirette, sfide, giochi. Dormono per ore, perfino. In diversi casi, si rendono protagonisti di vere e proprie bravate social che rischiano di mettere a repentaglio, per un pugno di like, l’incolumità di altri giovani. L’ultima, in ordine di tempo, quella dell’influencer statunitense Kai Cenat. Accusato settimana scorsa di incitamento alla rivolta e promozione di raduno illegale per aver riunito una folla di seguaci a Union Park Square, New York, causando disordini e scontri con la polizia. Il motivo? Trecento Playstation 5 da regalare ai primi arrivati. All’appuntamento si sono presentate migliaia di persone dal folto pubblico della celebrità, che conta circa 300mila abbonati paganti sul suo canale di dirette. O, meglio, streaming. Un’audience, sempre più numerosa, abituata a trasmissioni che durano dalle due alle sei ore.
Anche in Italia, dove oltre una persona su cinque, secondo il report annuale “We are social”, ha confessato di guardare dirette online almeno una volta alla settimana. Naturalmente, al pari delle mode “mordi e fuggi” di TikTok, non mancano gli eccessi. Come le folli maratone da 300 giorni consecutivi o le “sleep stream”, in cui lo “streamer” dorme per ore, intervallato solo dal suono di trombe o da improvvisi schizzi d’acqua innescati dalle donazioni degli spettatori.
Ma nel folto palinsesto dello streaming c’è anche altro. Su Twitch, la celebre piattaforma di dirette online targata Amazon, sono oltre 15 milioni gli utenti attivi ogni giorno. Per loro, perlopiù giovani fra i 18 e i 34 anni, il miglior svago sono i gameplay.
«Guardare qualcuno giocare è rilassante – spiega Leonardo Nioi, in arte Velox -. È come vedere una partita di calcio. Quando sei tu a giocare, ti diverti ma non c’è relax». Il suo è un canale da oltre 500mila seguaci e circa 4mila abbonati (spettatori che pagano per contenuti aggiuntivi), che da oltre 10 anni ospita video e dirette sul celebre videogioco Call of Duty. Il segreto del successo, secondo lui, risiede nel rapporto con il pubblico: «Le passioni delle attuali generazioni non vengono trattate in tivù. Su Twitch, le persone che ti guardano per 6 o 7 ore al giorno sono sempre le stesse. Ormai le conosco e si instaura un legame forte, perché spesso hanno la mia ironia e le mie passioni». Così, proprio come una piccola emittente privata, ogni canale su Twitch propone trasmissioni adatte al proprio pubblico ben selezionato. In Italia, il Cerbero Podcast è uno dei gruppi più celebri: «Un mix fra news, intrattenimento leggero, interviste e varietà», lo descrive uno dei tre conduttori Davide Marra. «Una “Striscia la notizia” del web», sintetizzano altri. Un programma che, secondo i suoi stessi streamer, frutta al trio circa 20mila euro lordi al mese fra pubblicità, sponsor, abbonamenti e donazioni. Che gli spettatori più affezionati, per la maggior parte studenti universitari, elargiscono ai propri beniamini per interagire con loro durante la diretta. Come se, al costo di pochi euro, si potesse parlare con i presentatori in tivù direttamente dal divano di casa. Ma oltre all’intrattenimento, su Twitch c’è spazio anche per l’informazione.
Ivan Grieco conduce da anni rassegne stampa e talk show in diretta, invitando ospiti politici come gli ex-presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Giuseppe Conte. «Cerco spesso di evitare risse verbali – ci spiega -. Sono le cose della tivù che non piacciono ai giovani. Piuttosto creo un dibattito sano con tempi prestabiliti per ogni interlocutore». Nelle sue lunghe dirette – confessa Grieco – non possono mancare battute salaci e slang giovanili: «Cinque ore di live al giorno le devi alleggerire». Eppure, anche su Twitch molti streamer sembrano disposti a tutto pur di attirare l’attenzione del pubblico. Il motivo è presto detto: «Il fatto che ci sia sempre sullo schermo il numero degli abbonati – spiega Grieco – ti porta a volerne sempre di più e a creare competizione con i tuoi colleghi». Non solo: «Più sei presente in live e più il pubblico ti segue. Le piattaforme giocano molto su questo». Con gravi conseguenze per la stessa salute degli streamer. «I danni sono evidenti – racconta Davide Marra. Ho assistito a molti casi di burnout o depressione, perché sei in costante lotta con il tuo vicino». A spingere molti verso il limite è il miraggio di guadagni facili. A svelarne alcuni, a fine 2021, era stata una fuga di notizie dal portale: all’epoca il “Paperone” degli streamer era il canadese Felix Lengyel, con oltre 10 milioni di dollari lordi incassati in due anni. Ma, nella maggior parte dei casi, le entrate sono precarie: «In Italia – spiega Marra – le persone con uno stipendio molto alto solo dagli abbonamenti e dalle pubblicità di Twitch saranno 10 o 15». Per tutti gli altri, la strada verso il successo rischia di trasformarsi in una spirale di competizione che mette in pericolo la propria salute mentale. «È l’algoritmo che ti spinge in quella direzione», conclude Marra.