Un occhio sopra tutti, un controllare, un collaboratore, un “censore”? Dove siederà? Avrà un suo ufficio, starà fra i redattori alla prese col “passare” i take? E che professionalità dovrà avere? Un professionista dell’informazione, un legale, un tecnico? Il giorno dopo la diffusione della circolare del Dipartimento per l’informazione e l’editoria, le agenzia di stampa sono alle prese col decriptare questa figura, annunciata dal sottosegretario di Forza Italia, Alberto Barachini, e introdotta dal governo con un dpcm dello scorso 11 luglio: il “Garante dell’informazione avente la funzione di assicurare la qualità delle informazioni ed impedire la diffusione di fake news”.
La questione non è da poco, l’introduzione di questa figura, infatti, è, insieme ad altre voci, fra i requisiti per l’iscrizione nell’elenco delle agenzie di rilevanza nazionale, destinatarie dei fondi per l’editoria. E la circolare di lunedì, a sentire i direttori delle agenzie nostrane, è parsa un segnale di distensione, soprattutto dopo il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in occasione della consueta cerimonia del ventaglio non ci ha girato intorno: “I giornalisti sono testimoni di verità. Sarebbe contraddittorio e fuorviante immaginare organismi terzi certificatori della liceità dei flussi informativi”. Ma le idee non sono ancora propriamente chiare.
“Attendiamo di comprendere ancora meglio ma quello che mi chiedo è perché non valga per tutta l’editoria. Le agenzie sono, in assoluto, quelle che danno meno fake news, quindi, perché non negli altri?”. Alessia Lautone, direttrice di LaPresse, pone una questione di principio. “Mi chiedo – continua – a cosa serva se c’è il direttore?”. Quindi immagina una figura terza, “come un avvocato che intervenga in caso di eventuali contenziosi”. Perché, riflette, “non può essere una figura che decide se una notizia è vera o meno”.
Ai dubbi della Lautone, si sovrappongono invece le certezze di Giuseppe Marra, editore, proprietario e direttore dell’AdnKronos che ha aderito con convinzione alla novità introdotta dal sottosegretario Barachini. “Il Garante per quanto ci riguarda sarà un giornalista (iscritto all’elenco dei professionisti) di riconosciuta professionalità che sarà interlocutore del direttore responsabile dell’agenzia che come ben enucleato nella circolare di ieri (lunedì scorso, ndr) continuerà unitamente alla intera redazione a svolgere il suo ruolo di sempre”. Ma tiene a precisare che “il perimetro costituito dalla legge sulla stampa, l’ordine professionale, il codice deontologico e le varie Carte è sempre stato chiaro e costituisce un sistema di regole assolutamente imprescindibile. Ciò non toglie – conclude – che ogni nuovo strumento che ci solleciti sulla strada della qualità del prodotto editoriale e sulla responsabilità che ne consegue è sempre utile”.
Di altra idea, invece, il direttore di Aska News, Gianni Todini. “Ancora ci stiamo organizzando ma la figura ideale penso sia legata al mondo dell’IT (information technology, ndr). Perché il direttore c’è già” spiega. E il motivo è semplice. “Le fake news vivono in quell’ambiente, quindi magari un esperto che dia un supporto tecnico ma non deontologico, perché per quello c’è il direttore che ci mette la faccia e ne risponde penalmente, insieme a tutti i giornalisti e non penso sia interessato in alcun modo a mettere in giro notizie false”. Anche Todini, come la Lautone, sottolinea poi il ruolo peculiare delle agenzie di stampa: “Sono garanti totali, proprio a questo serve l’informazione primaria altrimenti non avrebbe più valore”.
Più o meno sulla stessa linea si muove l’agenzia Dire, che ha già creato una short list di tre profili, e il suo direttore, Nico Perrone, ha la sua idea, “visto e considerato che questa figura dovrà lavorare e interloquire col direttore, che ha sempre l’ultima parola” tiene a sottolineare. “L’idea che mi sono fatto, pensando all’esperienza e al lavoro che abbiamo fatto, in considerazione del fatto che le fake news girano più che altro online, sarebbe un esperto di rete. Uno che ha occhio e in base ad alcuni parametri tecnici magari riesce a segnalare cosa viene ‘pompato’ in rete. Insomma, un ruolo di garanzia, non di responsabilità”.