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 2023  agosto 08 Martedì calendario

“CAIRO NON SPENDE, È PATOLOGICAMENTE PERMALOSO E AMA ESSERE OSSEQUIATO” - RITRATTONE DI URBANETTO BY FELTRI: “QUANDO FONDAI ‘LIBERO’ AVVIAI UN NEGOZIATO PER AVERLO IN SOCIETÀ, AL TERMINE DEL QUALE VENNE STABILITO CHE IO AVREI SBORSATO 200 MILIONI DI LIRE PER RIFINANZIARE L’ATTIVITÀ. LO FECI, MA DI QUEI SOLDI PERSI OGNI TRACCIA, E ANCHE DI LUI. DA ALLORA L’HO RINCONTRATO VARIE VOLTEMA QUEI DENARI, CHE AVREI VOLUTO INDIETRO, NON ERANO MAI CON LUI. UNA VOLTA DISSI CHE NON AVREBBE FATTO BENE A SCENDERE IN POLITICA PERCHÉ NESSUNO CONOSCE IL SUO NOME, E AGGIUNSI: MIA MOGLIE PENSA CHE CAIRO SIA SOLO LA CAPITALE DELL’EGITTO. NON MI PARLÒ PIÙ PER MOLTO TEMPO…” -

[…] Ho già scritto più volte, con ammirazione, che Urbano Cairo è uno che non sbaglia un colpo. Ha certamente avuto un maestro di una certa qualità, Silvio Berlusconi, alla cui corte è nato come pubblicitario, e poi ha seguito la traccia a gessetto dei suoi contorni, almeno fino a un certo punto (anche solo perché dall’ombra di Silvio è destinato a debordare, è alto 1,75, cioè non un gigante, ma comunque dieci centimetri in più): squadra di calcio, televisione (La7), editoria (Mondadori), settimanali e quotidiani (Corriere della Sera).

Quando era studente alla Bocconi, chiamò Edilnord e chiese del Cavaliere. La segretaria non glielo passò. Richiamò e disse: «Ho due idee eccezionali, se non le posso spiegare al dottor Berlusconi lei rischia di fargli un danno». Ottenne un appuntamento con Dell’Utri e infine con Silvio. Le due idee erano «informazione» e «interconnessione». Berlusconi gli rispose che le aveva già avute lui, ma il ragazzo gli piacque e lo volle al suo fianco. Per tenerlo «basso», lo chiamava «aspirante assistente».

Quando nel 1995 fondò la Cairo Pubblicità, Urbano teneva i colloqui di lavoro al bar milanese Sant Ambroeus, poi mise un annuncio sul Corriere e fece dei biglietti da visita con un occhio come logo, in campo rosso: «Dagli occhi di una persona si capisce tutto». Berlusconi una volta aveva detto di lui a Montanelli che i suoi occhi emanavano bollicine di intelligenza, e Montanelli gli aveva risposto, sbagliando: «Se segue i tuoi ritmi, le bollicine scompariranno».

Le bollicine, infatti, sono rimaste lì: avendo un talento proprio e un carattere praticamente opposto al suo maestro, per non dire delle inclinazioni politiche, Cairo almeno fino a ora ha evitato […] di scendere in campo. Una volta si sbilanciò dicendo che avrebbe voluto rinascere Berlusconi, poi lo chiamarono Berluschino, cosa che gli dava molto fastidio: nel 2013, quando gli venne riformulata la domanda, ritrattò: «Vorrei rinascere Urbano Cairo». A Silvio e Veronica Lario, come dono di nozze, regalò un ritratto d’autore fatto dipingere per l’occasione, che raffigurava...lui.

[…] Apparire gli piace poco, concede poche interviste, parla malvolentieri e per filosofia preferisce fare cose e lasciare che si annuncino da sé. E poi non è per niente prodigo, mentre, come si sa, la politica è un fondo perduto di uscite finanziarie. Attento anche alla cancelleria, ha lanciato un intero gruppo di settimanali popolari ed è riuscito nell’impresa di risanare il Corriere.

Quando, dopo aver acquistato La7 nel 2013, diede uno sguardo ai conti, gli prese un colpo vedendo che i taxi erano costati 500.000 euro nel solo anno precedente. L’emittente perdeva 100 milioni l’anno: «Mentre mi lavavo le mani in bagno ho pensato: ci ho messo un minuto, ho perso mille euro». Otto mesi dopo era in pareggio. Quando nel 2016 prese il controllo di RCS, avocò a sé tutte le deleghe: «Quando esce un euro, voglio sapere esattamente perché e come».

Anche Massimo Ferrero, patron della Sampdoria, lo prese in giro per la parsimonia: «Ha i soldi di cioccolato, quando li mette in tasca poi si squagliano e spariscono». E perfino io ho fatto le spese della sua scaltrezza e attenzione alla moneta: nel 1994 lui era a capo della pubblicità Mondadori io dirigevo Il Giornale. Raddoppiai le vendite e, ovviamente, bussai a quattrini alla sua porta. Mi rispose: «Non ti do una lira». Litigammo ma non ci fu niente da fare. Cinque anni dopo fondai Libero, che non navigava in acque calme, e con Urbano avviai un negoziato per averlo in società, al termine del quale venne stabilito che io avrei sborsato 200 milioni di lire per rifinanziare l’attività.

Lo feci, ma di quei soldi persi ogni traccia, e anche di lui. Da allora l’ho rincontrato varie volte, ci siamo parlati sempre amichevolmente, ma quei denari, che avrei voluto indietro, non erano mai con lui.

Va detto che Urbano Cairo ha anche dei difetti, dice di essere disordinato e impaziente, ma la verità è che certe cose se le può dire solo lui: è patologicamente permaloso, si arrabbia anche quando gli si dice che è spettinato. Una volta in un’intervista a ItaliaOggi dissi che non avrebbe fatto bene a scendere in politica, non solo per tutti i rischi, ma anche perché nessuno conosce il suo nome, e aggiunsi: mia moglie, per esempio, pensa che Cairo sia solo la capitale dell’Egitto. Non mi parlò più per molto tempo. […] Urbano ama essere ossequiato, quando passa bisogna usare il turibolo e aspergere d’incenso la via sulla quale cammina (ecco, adesso mi toglierà il saluto di nuovo).

[…] I due peggiori nemici di un buon amministratore sono la fretta e la paura, e Cairo, che è forse il miglior amministratore italiano, non è affetto da nessuno dei due. […] da quando Cairo guida il Toro i granata non hanno più sofferto guardando il basso, ma solo guardando verso l’alto della classifica, che dista ancora un tantino così. Inoltre, a puntare sul gruppo si spende di meno […]

Come calciatore, manco a dirlo, Urbano Cairo era un «veneziano», per sua stessa ammissione, un’ala destra che si teneva la palla allo spasimo, non la passava mai e dribblava tutto quello che aveva a tiro. […] Cairo è così, punta sul rischio più calcolato e non lo fa vedere a nessuno, è paziente e accorto, quindi alla fine sembra un miracolista. Ma in realtà il talento che gli permette di sfruttare tutti gli altri talenti che ha è la freddezza, unita al senso pratico […]

[…] Se ho visto giusto, per come lo conosco, Urbano Cairo scenderà in politica quando si ghiaccerà l’inferno. Il suo posto ideale, ovviamente, sarebbe il centro. È fiero nemico di Reddito di cittadinanza e Quota cento, perché considera, a ragione, che non si possa fondare la rinascita di un Paese sui sussidi e sul pensionamento delle persone. Ma ha visto nascere e finire nell’indifferenza gente ben più attrezzata di lui, come Stefano Parisi con Energie per l’Italia, Luca Cordero di Montezemolo con Italia Futura, Corrado Passera con Italia Unica, Flavio Briatore con quel suo Movimento del Fare. […]