il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2023
Calcio, i club devono allo Stato 788 milioni
C’è un buco nelle casse pubbliche, e lo ha lasciato il pallone: mancano all’appello 788 milioni di tasse e contributi che la Serie A doveva allo Stato e non ha ancora versato. Anche grazie alla famosa norma “salva-calcio” infilata in manovra dal presidente-senatore Lotito, che ha permesso ai club di rateizzare i debiti. Il Report Calcio è lo studio elaborato ogni anno dalla Figc, che fotografa lo stato sempre più comatoso del movimento italiano. Nell’ultima edizione 2023, oltre ai soliti numeri sui soldi persi (-1,4 miliardi nella stagione 2021/2022: peggior risultato di sempre), l’indebitamento complessivo (ormai a quota 5,6 miliardi: qualsiasi altra azienda sarebbe fallita) e il peso degli stipendi dei calciatori sul fatturato (84% dei ricavi, una proporzione insostenibile), c’è un dato che colpisce. L’esplosione dei debiti tributari e previdenziali, i soldi che le squadre di Serie A devono allo Stato. Cioè a tutti noi: nel periodo che va dalla stagione 2018/2019 alla 2021/2022 (l’ultima considerata) sono più che raddoppiati, da 309 a 788 milioni di euro.
Non è un caso. Durante la pandemia le società hanno ottenuto a più riprese di rinviare i versamenti. Lo stesso Report Calcio ammette che “si evidenzia una significativa crescita dei debiti tributari/previdenziali, a seguito del dilazionamento di tali obblighi concesso dalle autorità governative”. Il dato di 788 milioni è peraltro parziale, perché fermo al giugno 2022 (la sospensione è andata avanti fino a fine anno). Quei soldi non torneranno subito nelle casse dello Stato: per effetto dell’emendamento Lotito (60 comode rate in 5 anni, con solo un anticipo e una piccola mora del 3%), l’Agenzia delle Entrate dovrà aspettare almeno fino al 2027 per recuperarli. Sempre che non ci siano ulteriori sanatorie o intanto qualcuno fallisca.
Certo, si potrebbe dire che è solo una rateizzazione, non un regalo. L’unico aiuto in un periodo drammatico con gli stadi chiusi (perso mezzo miliardo), mentre altri settori ricevevano centinaia di milioni a fondo perduto. Tutto vero. Se non fosse che lo stesso Report calcio sbugiarda l’ipocrisia: mentre piangevano miseria per il Covid e chiedevano aiuto allo Stato, i presidenti continuavano a spendere. Nel triennio del virus i costi per stipendi (+9,6%) e ammortamenti (+19,5%) dei calciatori, sono aumentati, e ancora oggi sono a livelli superiori a quelli pre-pandemia. Altro che crisi. Tanto alla fine paga Pantalone.