la Repubblica, 8 agosto 2023
Il giro del mondo di Thor (senza mai prendere l’aereo)
Gli occhi delle Maldive sono quelli verdazzurri di un uomo. Gli ultimi che Torbjørn C. Pedersen, o meglio Thor, ha fotografato prima di ritornare a casa, in Danimarca, dopo aver girato tutto il globo terrestre senza mai prendere l’aereo. Quaranta navi portacontainer, 351 autobus, 158 treni, 43 risciò e persino una carrozza, solo alcuni dei tanti e diversi mezzi che ha preso per raggiungere il suo obiettivo. Un viaggio epico durato 10 anni e da cui ha portato con sé tre cose: «I ricordi, ovviamente, una moneta locale e gli occhi di una persona per ogni Paese visitato», racconta aRepubblica da Copenaghen, dove è tornato dopo aver scattato la sua 203esima foto.
È stato colpito dalla malaria cerebrale in Ghana, è sopravvissuto a una tempesta di quattro giorni durante la traversata dell’Atlantico dall’Islanda al Canada, ha attraversato confini terrestri chiusi in zone di conflitto. «Ma il momento più brutto è stato quando in Africa centrale mi hanno puntato la pistola alla testa. Ero nel Sud del Camerun, alla frontiera con il Congo, e ci hanno fermato a un checkpoint. Erano ubriachi, mi hanno detto che sarei morto e io gli ho creduto». Per fortuna è riuscito a superare il controllo ma «è stato come giocare alla roulette russa». Disavventure come questa, però, non l’hanno mai fermato.
«Qualsiasi cosa era stata già fatta per la prima volta. Nel 2013 a centinaia avevano fatto il giro del mondo, ma nessuno l’aveva fatto senza mai prendere l’aereo. Così ho raccolto la sfida», spiega il 44enne danese. «Ho percorso oltre 380mila chilometri: l’equivalente di nove viaggi intorno alla Terra, e uno dalla Terra alla Luna». Nel suo progetto iniziale ci sarebbe riuscito in quattro anni, ma poi la pandemia ha rovinato i suoi piani bloccandolo per due anni a Hong Kong e rallentando l’intero viaggio.
La pandemia non è stata l’unica difficoltà a spingerlo verso casa. «A due anni dall’inizio del mio viaggio una società che finanziava il mio budget giornaliero di 20 euro ha interrotto la collaborazione per problemi finanziari. Me la sono cavata con i miei risparmi e un crowdfunding. Quando si sono ripresi sono tornati ad aiutarmi e ho continuato grazie a loro, ad altri sponsor e alle donazioni».
I momenti in cui ha pensato di mollare sono tanti. «Ci vorrebberoquattro ore per raccontare le cose brutte di questa avventura, ma mesi per dire quelle belle», ci tiene però a specificare. Tra un continente e l’altro Pedersen si è proposto alla sua fidanzata, sul monte Kenya, e i due si sono sposati due volte. «La prima online, grazie a un servizio americano, per permetterle di entrare a Hong Kong. La seconda a Vanuatu, nelSud Pacifico, perché la prima non era legalmente valida in Danimarca», racconta ridendo, perché dopo due matrimoni la loro unione non è ancora riconosciuta a causa di ritardi burocratici.
Migliaia di meraviglie viste, eppure il suo momento preferito è semplice: «Quando in un piccolo villaggio delle Isole Salomone, senza acqua corrente ed elettricità, ho visto un film al mio pc – fortunatamente carico – con 80 persone». Dopo tutto la cosa più importante del suo viaggio sono state le persone che ha incontrato. È stato grazie a sconosciuti che spesso ha trovato un posto dove dormire e un pasto caldo, anche nelle zone più povere. Pedersen è diventato ambasciatore di buona volontà per la Croce Rossa danese, cosa che l’ha aiutato ad entrare in zone diconflitto in cui altrimenti sarebbe stato complicato e che gli ha permesso di raccontare il lavoro dell’organizzazione. Il mondo è cambiato molto negli ultimi dieci anni: quando Pedersen è stato in Ucraina, nel 2017, ha conosciuto gente che andava a lavorare in Russia, dall’inizio del suo viaggio ha visitato l’Iran tre volte e poi, quest’anno, le proteste per la morte di Mahsa Amini hanno sconvolto il Paese e reso impossibile tornare. «Viaggiare mi ha permesso di capire quanto il mondo sia instabile e che ogni Paese ha una sua sensibilità a quello che accade. L’unica cosa che è stata percepita allo stesso modo da tutti è stata la pandemia».
Dopo aver visitato tutti i Paesi del mondo, a Thor resta un solo desiderio: «Costruire una vita con mia moglie e andare a trovare parenti e amici». Nel frattempo si gode la sua fase di luna di miele danese. «Mi sembra tutto mozzafiato. È come se, dopo 203 Paesi, vedessi il mio per la prima volta».