Corriere della Sera, 8 agosto 2023
De Angelis si scusa ma non parla di dimissioni
Arrivano le scuse di Marcello De Angelis, il portavoce della Regione Lazio, per il post in cui aveva negato la responsabilità di Mambro, Fioravanti e Ciavardini nella strage di Bologna del 2 agosto 1980. «La mia unica certezza sono i dubbi. Per le vittime ho il massimo rispetto», ha scritto. Le opposizioni incalzano e ne chiedono le dimissioni.
roma Se fino al giorno prima sembrava non volesse indietreggiare di un millimetro dalle sue posizioni, ieri Marcello De Angelis ha frenato. Anzi: è decisamente tornato sui propri passi. E lo ha fatto poco dopo la «convocazione» del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, per un incontro avvenuto poi ieri sera. Le parole del governatore a margine di un evento pubblico erano state chiare: «Io credo che De Angelis abbia commesso un errore importante nel parlare in termini di certezza, questa è una cosa che mi sento di rimproverargli. Ha parlato a titolo personale, questo ancora una volta ci tengo a chiarirlo, bisogna stare attenti, ha commesso un errore grave, adesso farò le mie valutazioni. Comunque c’è una sfera di libertà individuale che va contenuta nei limiti di quello che è il rispetto per il prossimo, il rispetto per le sentenze che sono arbitri importanti. Ma De Angelis non ha alcun ruolo politico all’interno dell’amministrazione regionale». Per poi concludere con una stoccata: «Giorgia Meloni certamente non era felice per quanto accaduto».
Tanto è bastato perché su Facebook – come per i precedenti post sulla strage di Bologna e sull’innocenza di Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e suo cognato Luigi Ciavardini – De Angelis pubblicasse un lunghissimo messaggio di scuse. «Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli – e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine – a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili».
Contro di lui, che nel 1980 ha perso il fratello Nanni morto in carcere dopo essere stato arrestato perché componente di Terza posizione, si erano levati gli scudi dell’opposizione per chiedere un intervento netto di Meloni, ma soprattutto le dimissioni da responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.
De Angelis ha provato a rimediare, spiegando che i suoi post sono stati dettati dall’istintività e dalla sofferenza per la perdita di un affetto. «Ho il dovere di fare chiarezza su affermazioni che possono essere fraintese per l’enfasi di un testo non ponderato, ma scritto di getto sulla spinta di una sofferenza interiore che non passa ed è stata rinfocolata in questi mesi». E ancora: «In merito alla più che quarantennale ricerca della verità, l’unica mia certezza è il dubbio. Purtroppo sono intervenuto su una vicenda che mi ha colpito personalmente, attraverso il tentativo, fallito, di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage. Questo episodio mi ha portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini. Esprimo quindi dubbi, ma per tutte le vittime della folle stagione dei cosiddetti anni di piombo e dei loro familiari ho il massimo rispetto. Come ho rispetto per la magistratura». Infine «le profonde scuse a chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri». Se il mea culpa sia bastato a placare gli animi e a mantenere la sua posizione in Regione si saprà oggi, dopo l’incontro nella tarda serata di ieri tra lui e Rocca.