Corriere della Sera, 8 agosto 2023
I bouquinistes della Senna come la Tour Eiffel
I librai del lungosenna di Parigi non accettano di spostarsi per fare posto alla cerimonia di apertura che si terrà a Parigi l’anno prossimo per le Olimpiadi estive. La decisione è presa, dopo 450 anni via le tipiche edicole di metallo verde dalle rive del fiume che attraversa la città, ma i venditori non sentono ragioni e protestano: «Noi non ci muoveremo da qui, siamo un simbolo come la Torre Eiffel».
Il signor Luc Sirop porge un’edizione del 1934, perfettamente conservata, dei Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire. «Guardi, costa solo 120 euro. Un libro speciale a un prezzo speciale che può trovare solo qui, da un bouquiniste». Si volta e indica la sua bancarella verde sulla riva destra della Senna, proprio di fronte all’Hotel de Ville. Mentre parliamo, un quarantenne si fa incartare due tomi del filosofo Benjamin Constant, («Opere complete»), mentre una ventenne passa in rassegna i classici dell’Ottocento. Luc ha 59 anni e sembra uscito da una cartolina dal sapore antico, ma che, evidentemente ha resistito bene a tutte le mode, ai capricci dei gusti sociali, alle rivoluzioni tecnologiche, all’ondata dei social.
Senonché il 25 luglio scorso, con una secca circolare burocratica, il prefetto di polizia, Laurent Nunez, ha ingiunto a 170 dei 240 «bouquinistes» sistemati sulle due banchine della Senna, di prepararsi a fare fagotto entro la prossima estate. Il 26 luglio 2024 è in calendario la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, e il governo che risponde a Emmanuel Macron pensano in grande. Naturalmente. Ecco allora la trovata: gli atleti non sfileranno banalmente sulla pista dello stadio, bensì scenderanno con 160 barche, lentamente e solennemente, lungo il fiume, acclamati dalla folla assiepata sulle sponde.
Quando ha visto il progetto, il ministro dell’Interno Gerald Darmanin non ha sollevato alcuna obiezione estetica. Si è preoccupato, invece, e molto, della «sicurezza». Le autorità di polizia stanno vagliando tutte le possibili «minacce», compresi i droni in mani private (2,5 milioni in tutto il Paese). Ma il prefetto Nunez si è concentrato anche sulle scatole verdi montate sui parapetti e ha messo sull’avviso l’amministrazione comunale. «Il 10 luglio abbiamo incontrato la sindaca – raccontano Elena Carrera e Marina Martines – ci ha detto che le nostre postazioni sarebbero di intralcio e che qualcuno potrebbe imbottirle di tritolo».
Da quel giorno è iniziato uno scontro che ha del surreale. Secondo la tradizione, i primi venditori di libri comparvero sul fiume 450 anni fa. Di sicuro il regolamento comunale ha autorizzato le strutture fisse nel 1891, prescrivendo che fossero di colore verde, come le fontane, i lampioni, per dare il senso di un armonioso decoro urbano. La prima cittadina ha assicurato che si tratterebbe di un trasloco provvisorio, che il comune si farebbe carico delle spese e che i librai potrebbero dare vita a un nuovo polo non lontano dalla Bastiglia.
Figuriamoci: da anni i bouquinistes si stanno battendo perché la loro presenza sulla Senna sia riconosciuta come patrimonio dell’umanità dell’Unesco. «Siamo tristi, amareggiati, prima ancora che arrabbiati», dice Luc Sirop, «noi siamo dentro il cuore della città, siamo come la Tour Eiffel; non ci possono cacciare come fossimo dei molesti imbucati. Abbiamo resistito ai disordini di piazza, al Covid, resisteremo anche al ministro Darmarin e alla sindaca Hidalgo».
Molti cittadini stanno dalla loro parte: in una settimana hanno firmato in 65 mila una petizione di sostegno. La sindaca proverà a risolvere quella che è ormai una grana politica, incontrando i librai a settembre. Ma potrebbe essere lei a cambiare idea.