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 2023  agosto 07 Lunedì calendario

Anche il padre di Kata è sotto inchiesta

FIRENZE Anche il padre di Kata è sotto inchiesta della Procura di Firenze per il racket delle stanze all’ex hotel Astor, dal quale è stata rapita sua figlia il 10 giugno scorso. A inguaiare Miguel Angel Chicclo Romero (26 anni) è in primis la testimonianza di suo fratello Marlon Edgar, lo zio paterno della bambina. Quest’ultimo è stato interrogato il 13 giugno dalla Squadra mobile, che indaga sul giro di estorsioni che c’era all’interno della struttura fin quando è stata sgomberata e sulla “spedizione punitiva” del 28 maggio, culminata con uno degli occupanti che – per paura di essere ucciso – si è lasciato cadere dalla finestra del secondo piano dell’edificio di via Maragliano 101, nel quartiere fiorentino di Novoli.
IL TARIFFARIO
Marlon spiega ai poliziotti che suo fratello Miguel e il cognato Argenis Abel Alvarez Vasquez (detto Dominique) «avevano la gestione delle stanze dell’albergo». «In particolare – racconta nel verbale – ogni volta che una famiglia andava via, loro acquistavano il diritto ad entrare nella stanza e la rivendevano a chi ne faceva richiesta». Insomma, il padre e lo zio materno di Kata, da abusivi, si erano messi a lucrare su altri abusivi, pretendendo somme di denaro per soggiornare all’Astor. Dominique, che è appunto il fratello della madre della piccola sequestrata, è stato arrestato sabato scorso dalla polizia insieme ad altri tre peruviani: è accusato di tentato omicidio, lesioni gravi, estorsione e rapina. Proprio a lui era stata affidata la bimba, prima che si perdessero le sue tracce, perché la mamma quel maledetto sabato era al lavoro dalle 7,30 alle 15,30 e il padre in carcere. A domanda specifica degli agenti, Marlon spiega qual era il “tariffario” imposto da suo fratello Miguel e dal cognato: «Erano soliti vendere una stanza piccola a 800 euro una tantum, mentre quelle con il bagno a 1.200 euro». Per questo ora i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, stanno indagando sul ruolo del padre di Kata nel racket delle camere. Anche perché la pista principale seguita dagli inquirenti sul movente del rapimento è la vendetta, legata proprio alle vessazioni subite dagli altri occupanti dell’hotel e al giro di denaro estorto con minacce e violenze.
IL RUOLO DI KATHERINE
Pure la madre della bambina a volte supportava suo fratello Dominique nelle controversie che scoppiavano all’Astor in seguito a queste pretese di soldi. Un inquilino aveva denunciato i genitori di Kata perché il 22 marzo «era stato colpito con pugni al volto da Miguel» e dalla fidanzata di quest’ultimo, Katherine Alvarez Vasquez, «che lo aveva graffiato con le unghie sul braccio sinistro e sulla faccia». Al pestaggio avrebbe partecipato anche Marlon, lo zio paterno della bimba, «con violenti pugni al fianco destro e sulla schiena». Katherine, la mamma di Kata, era presente alla «spedizione punitiva» del 28 maggio, quando suo fratello ha trascinato giù dalle scale dell’albergo un anziano, per cacciare lo.
LE BUGIE
Sono tante le bugie raccontate finora dai genitori della bimba scomparsa. La madre diceva che non aveva mai avuto litigi con gli altri inquilini dell’Astor, ma più di una testimonianza la smentisce. Il padre – che sembra più preoccupato di sviare le indagini dalla sua famiglia che di ritrovare la figlia – ha riferito ai pm che in realtà i sequestratori volevano rapire un’altra bambina dell’occupazione. Una teoria non suffragata da nulla di concreto. Per questo, per vederci chiaro, la Procura ha ordinato ai carabinieri di acquisire la copia della memoria dei cellulari dei genitori e di altri cinque parenti di Kata. Tra le chat, gli sms, i social e le foto salvate nei telefoni, infatti, potrebbero emergere informazioni utili a ritrovare la bimba. Quelle stesse informazioni che, secondo gli inquirenti, sono state finora volutamente sottaciute.