il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2023
Consigli non richiesti a Gigi Buffon
Dunque a 45 anni Gigi Buffon si ritira dal calcio e entra a far parte dei quadri Figc: sarà capo delegazione e poiché – come scrive la Gazzetta – è “adorato trasversalmente da bambini e ragazzi, sarà anche coinvolto nelle iniziative che la Federcalcio promuove nelle scuole per promuovere i valori della nazionale”. Un testimonial perfetto diremmo. Vediamo perché.
Scuola. Buffon dirà ai giovani che sognano di diventare calciatori di crederci, ma di pensare prima di tutto allo studio. Che nella vita è tutto. Lui, bocciato due volte alle superiori (ragioneria), pur di iscriversi all’Università di Legge a Parma presentò addirittura un diploma di maturità falso di un istituto di Roma mai frequentato che gli valse una denuncia per truffa: era il 1997, patteggiò con una multa di 6,5 milioni di lire.
Educazione. Se l’istruzione è importante, il rispetto e la buona creanza sono tutto. Il primo comandamento del buon cittadino è “Non bestemmiare”: specie se lo fai negli stadi italiani, spesso semi-deserti, dove la bestemmia viene sentita in mondovisione, amplificata e corri il rischio di essere multato e squalificato come capitò al distratto Gigi in un Parma-Juventus con bestemmia urlata all’indirizzo del giovane Portanova.
Rispetto dell’autorità. È poi molto importante aiutare l’arbitro che svolge un ruolo difficile e fondamentale. Se ad esempio succedesse di trovarne uno che all’ultimo minuto ti fischia un rigore contro che ti fa perdere la qualificazione (come l’inglese Oliver in Real Madrid-Juventus 1-3), devi mantenere il self control, non protestare, non farti espellere e evitare di andare in tv a dire che “l’arbitro ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Potresti ricevere 3 giornate di squalifica. E non starebbe bene.
Lealtà. È il valore alla base di ogni attività sportiva: vincere slealmente è una sconfitta. Se per esempio sei un portiere e ti capita di respingere un tiro, poniamo di Muntari, con la palla che ha superato di mezzo metro la linea di porta senza che l’arbitro se ne sia accorto, niente di male: dici all’arbitro che quello era gol, palla al centro e la partita riprende. Sportività e giustizia vengono prima di tutto.
Illeciti. Se poi si affacciasse lo spettro delle partite “combinate” e il tuo allenatore, poniamo Antonio Conte, venisse indagato e squalificato per aver partecipato a incontri truccati, sarà importante prendere le distanze e non dire mai che il detto “Meglio due feriti che un morto” che giustifica accordi illeciti nel calcio prevale su tutto. Sarebbe disdicevole.
Scommesse. Scommettere sulle partite per chi fa il calciatore è un reato grave. Non si può fare. Nemmeno se hai un amico che ha una tabaccheria-ricevitoria a Parma, si chiama Massimo Alfieri e al quale mandi 14 assegni da 50 a 200 milioni di lire per un totale di 1 miliardo e mezzo che vengono subito trasferiti sul conto di Lottomatica. Neanche se questa ricevitoria ha una percentuale di vincita dell’83%. Non si fa.
Fascismo & nazismo.
È infine molto importante non lanciare messaggi sbagliati e diseducativi. Se per esempio ti presenti a un’intervista post-partita con una maglia con la scritta “Boia chi molla” sul petto, o scegli di giocare col numero 88 (che significa HH, la sigla di Heil Hitler) o ancora festeggi il trionfo al mondiale con uno striscione su cui compaiono la croce celtica e la scritta “Fieri di essere italiani”, non dai un bell’esempio. Ora Gigi Buffon spiegherà tutto a tutti.