Corriere della Sera, 3 agosto 2023
Tutto quello che può succedere se Trump finisce in galera e diventa presidente
È il 20 gennaio 2025, giorno del giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti, che però si trova dietro le sbarre, in un carcere federale. Poco prima di mezzogiorno Donald Trump viene autorizzato a togliersi la tuta arancione e indossare il completo blu, per giurare sulla Bibbia di famiglia. Poi un assistente gli porge un documento, che il neopresidente firma in modo da graziare se stesso. Oggi gli esperti discutono se quella che potrebbe sembrare la trama di un film possa diventare realtà.
1 Se condannato Trump può essere eletto presidente?
La Costituzione degli Stati Uniti non prevede tra i requisiti per la presidenza l’assenza di precedenti penali. Paradossalmente, 48 Stati impediscono a individui condannati per illeciti penali di votare, ma non di candidarsi.
2 Lo possono arrestare mentre fa campagna elettorale?
Il procuratore speciale Jack Smith ha parlato di un «processo rapido», ma l’avvocato di Trump ieri ha detto che c’è la possibilità che il processo federale legato all’ultima incriminazione duri «9 mesi o un anno». L’altro processo federale, per i documenti top secret requisiti a casa di Trump, inizierà a maggio, ma – inclusi gli eventuali appelli – è probabile che i tempi vadano oltre il voto del novembre 2024. Nel processo di Manhattan per i pagamenti a Stormy Daniels è invece improbabile che Trump finisca per scontare una pena carceraria. In teoria, comunque, potrebbe continuare a correre per la Casa Bianca anche dal carcere: c’è anche il precedente del socialista Eugene V. Debs, che nel 1920 ricevette un milione di voti mentre si trovava dietro le sbarre.
3E se Trump venisse eletto dopo essere stato condannato, potrebbe graziare se stesso?
Nessun presidente ha mai tentato, quindi non è chiaro quale sarebbe il risultato se ci provasse. Ad esclusione dell’impeachment, la Costituzione dà al presidente ampi poteri di grazia sui reati federali (non statali). Gli esperti sono divisi: alcuni dicono che questo potere è virtualmente illimitato; altri affermano che si possono graziare crimini altrui ma non i propri. I precedenti storici non sono d’aiuto. Durante le indagini sul Watergate al presidente Nixon, che chiedeva preventivamente quali fossero le sue opzioni, fu presentata dai legali la possibilità di graziare se stesso, ma allo stesso tempo, nel 1974 il dipartimento di Giustizia redigeva un memorandum in cui si escludeva la possibilità che potesse farlo, «in base alla regola fondamentale che nessuno possa essere giudice del proprio caso». Una eventuale grazia potrebbe essere contestata in tribunale e finire davanti alla Corte suprema, dominata da giudici conservatori (tre scelti da Trump). La Corte non lo ha appoggiato in altri casi sulle elezioni del 2020, ma la prassi è che difenda i poteri della presidenza indicati nella Costituzione.
4 Ci sono altre possibilità oltre a quella che Trump grazi se stesso?
Un’altra ipotesi è che, attraverso il 25° emendamento, trasferisca temporaneamente il potere al suo vicepresidente affermando di non essere in grado di svolgere le sue funzioni, e si faccia immediatamente graziare. A quel punto notificherebbe al Congresso di essere in grado di riprendere le sue funzioni. In tal senso la scelta del numero 2 di Trump potrebbe essere più significativa del solito.
5 E se il verdetto arrivasse dopo l’elezione?
I suoi legali sembrano puntare a questo. L’avvocato Robert Ray, che difese Trump nel suo primo impeachment, ha detto alla Cnn che, se il tycoon dovesse essere rieletto, «controllerà il dipartimento di Giustizia» e se i casi federali sono ancora aperti «semplicemente li farà archiviare».