la Repubblica, 6 agosto 2023
In morte di Hélène Carrère d’Encausse
Fino all’ultimo ha lavorato e portato avanti con una disciplina di ferro il suo ruolo di Segretario generale dell’Académie française. Al maschile, non ha mai voluto femminilizzare il titolo. Hélène Carrère d’Encausse, morta ieri alla veneranda età di 94 anni, era stata prima donna eletta nel 1999 alla guida degli Immortali, così si chiamano i membri del prestigioso istituto che veglia sulla lingua francese. Carrère d’Encausse è stata anche una delle più famose specialiste di storia russa, autrice nel 1978 de L’Empire éclaté (Esplosione di un impero? nella traduzione italiana per e/o) nel quale prevedeva il crollo dell’Urss con oltre vent’anni d’anticipo. Tanti presidenti francesi, compreso Emmanuel Macron, l’hanno consultata per capire la Russia. Lo stesso presidente francese l’ha salutata ieri celebrandone l’eredità culturale.
«Sono una storica, non faccio diplomazia» precisava Carrère d’Encausse, sempre chic, con un abitino verde sgargiante, quando l’avevamo incontrata nell’inverno 2022 nel grande appartamento adiacente la sede dell’Académie, rive gauche. C’era appena stata l’aggressione militare russa all’Ucraina a cui lei, fino all’ultimo, non aveva creduto. «Per vent’anni – ricordava – Vladimir Putin ha dimostrato di agire calcolando ragionevolmente le sue mosse. E questa invasione si annunciava catastrofica da tutti i punti di vista. Per questo non pensavo che l’avrebbe mai fatto». Carrère d’Encausse, criticata in Francia da alcuni per non aver sufficientemente condannato la deriva autoritaria e imperialista di Putin, ormai riconosceva il “rovesciamento brutale” del leader russo e il ritorno “alla brutalità del sistema sovietico”. «Se davvero Putin crede di ripristinare l’Urss allora dovrebbe essere rinchiuso in un manicomio» commentava. «Non è stato l’Occidente a sconfiggere l’Unione Sovietica e a liberare il popolo. È stato il potere sovietico stesso adeciderlo, con Eltsin e Gorbaciov». Raccontava di quando Solzhenitsyn era tornato in Russia nel 1994, dopo il suo esilio forzato e Putin andò a trovarlo. «Solzhenitsyn gli disse che la tragedia della Russia era di avere un paese incontrollabile, con troppi territori. E aveva ragione». Carrère d’Encausse era arrivata nel cuore dell’élite intellettuale pur partendo in svantaggio. Padre georgiano emadre russa, cresciuta in un monolocale di banlieue, aveva fatto brillanti studi fino ad entrare a Sciences Po. «Tutte le ragazze portavano foulard Hermès e collier di perle che non potevo permettermi» ricordava. «Ho sempre detto ai miei figli che bisogna battersi nella vita». Al primogenito, Emmanuel Carrère, ha tramesso l’amore smisurato per la letteratura. E lo scrittore ha raccontato un segreto di famiglia – l’uccisione del nonno georgiano per collaborazionismo, nel primissimo dopoguerra a Bordeaux – inUn romanzo russo, nel quale s’intravede anche la tempra della madre rispetto a quella tragedia.
«Mia madre è sconvolta perché non se l’aspettava. È la prima a riconoscere che è stata spiazzata» confidava lo scrittore qualche mese fa. «Non si faceva illusioni su Putin, ma gli attribuiva una razionalità e quindi pensava: ok, è un giocatore di poker ma ci si può discutere perché fa un calcolo tra costi e benefici. Ora invece Putin è entrato in qualcosa di sempre più irrazionale, da dove è impossibile tornare indietro. E questo per mia madre è incomprensibile». Putin aveva invitato Carrère d’Encausse al Cremlino nel Duemila,poco dopo essersi insediato. «Aveva letto i miei libri e voleva conoscermi, abbiamo parlato per due ore senza interprete» ricordava lei convinta che la guerra in Ucraina segnasse «l’inizio della fine per Putin». «Anche la fine dell’Unione Sovietica è stata una sorpresa. Nessuno sapeva dove avrebbe portato l’impresa di Gorbaciov. Le cose possono essere straordinariamente inaspettate». La studiosa aveva sempre riconosciuto a Putin di aver ridato alla Russia un posto sulla scena internazionale dopo l’umiliazione della caduta dell’Urss. «Ma ora quella legittimità è stata distrutta e questo non può più essere riparato» aggiungeva. Aveva pubblicato di recente un’appassionante biografia, Aleksandra Kollontaj, nel quale presentava un’eroina della rivoluzione bolscevica, prima donna al mondo ad essere nominata ambasciatrice, la seconda a diventare ministro. «Ci sono alcune femministe in Francia che la conoscono vagamente, ma poche sono interessate. Mi colpisce che sia statadimenticata» osservava. «È una figura straordinaria, fin da giovane ha sentito di avere in sé qualcosa in più rispetto agli altri». All’Académie française, le donne occupano solo sei posti su quaranta, anche se ci sono precedenti eccellenti come Simone Veil, Assia Djebar. «Non dimentichiamoci che la prima donna, Marguerite Yourcenar, è stata eletta nel 1980, solo quarant’anni fa. Ci vuole tempo per cambiare un sistema, ma ilmovimento è iniziato». Carrère d’Encausse si è sempre dichiarata contraria alla scrittura inclusiva. «Abbiamo una bella lingua» rispondeva alle femministe che la accusavano di essere reazionaria. «Dato che il francese non ha una forma neutra, si è deciso che il maschile ne avrebbe assunto la funzione. Non toglie nulla alle donne. Il loro destino non dipende da questo, ma dal ruolo che sono in grado di assumere».