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 2023  agosto 06 Domenica calendario

Arrestato lo zio di della piccola Kata

Rapita per vendetta. Dietro il sequestro della piccola peruviana di 5 anni, Mia Kataleya Chicllo Alvarez, da tutti chiamata Kata, scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze il 10 giugno scorso ci sarebbe la faida per il racket delle camere dell’albergo occupato abusivamente. L’arresto dello zio materno, ieri mattina, da parte della Squadra mobile, nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette tra 600 e 1.000 euro estorte per l’affitto delle camere, non solo getta un’ombra inquietante sulla sparizione di Kata ma aggiunge un tassello che conferma l’ipotesi investigativa sostenuta dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, capo dell’antimafia di Firenze. Lo zio infatti è stato arrestato nel filone d’inchiesta sul racket delle stanze e del raid punitivo (per cui indaga la polizia) e perquisito nel filone del sequestro (di cui si occupano i carabinieri). Entrambi i fascicoli sono nelle mani di Tescaroli.
Così ieri contestualmente all’arresto di Angenis Abel Alvarez Vasquez, conosciuto come Dominique, 29 anni, e altri tre uomini peruviani per estorsione, rapina e tentato omicidio (un ecuadoregno per sfuggire a chi gli chiedeva i soldi della camera si gettò dalla finestra dell’Astor il 28 maggio scorso salvandosi per miracolo) sono state svolte delle perquisizioni, nel filone d’indagine del rapimento, sia nei confronti dei genitori di Kata e di altri familiari, sia dello zio materno. Sono state perquisite dieci persone ed è stata disposta la copia forense dei loro telefonini. E dalle 3 pagine del decreto di perquisizione si scopre una verità allarmante: lo zio forse nasconde qualcosa sul sequestro. Si legge infatti sul documento: «Rilevato alla luce del grave delitto per cui si procede, che vi sono elementi per ritenere che il predetto possa essere a conoscenza o abbia ricevuto informazioni inerenti il rapimento della minore Mia Kataleya e possa non averle riferite agli inquirenti e che tracce di tali informazioni possano essere ancora detenute nei dispositivi di telefonia mobile in suo possesso, e che tali ulteriori elementi informativi possono essere utili per il ritrovamento della bambina per identificare gli autori del delitto e comprendere le dinamiche del suo rapimento». In questa tranche dell’inchiesta, tuttavia lo zio non risulta indagato e lo stesso vale per i genitori di Kata, Katherine Alvarez e Miguel Angel Alvarez Chicllo Romero. Anche nei loro confronti però esistono dubbi. Quale verità custodiscono? Partecipano a fiaccolate per tenere alta l’attenzione sulla loro bimba ma c’è il sospetto che non raccontino tutto.
Sulla pista della vendetta per il racket delle stanze si insiste nel decreto di perquisizione dal quale si evince che «la minore Mia Kataleya è tuttora scomparsa» ed «è possibile che il delitto sia maturato all’interno dei rapporti conflittuali che sono sfociati in vari delitti e aspre contese a volte seguiti da denunce reciproche sorti nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor. In particolare è stata registrata la presenza di vere e proprie faide tra i parenti di Mia Kataleya e gruppi di peruviani, ecuadoregni e finanche romeni, che occupavano l’hotel, per il possesso e la gestione illecita delle stanze per le quali erano richieste, dietro violenza e minaccia, somme di denaro».
E qui torniamo agli arresti di ieri. Nelle 62 pagine dell’ordinanza viene delineato l’inferno di minacce, botte, rapine ed estorsioni culminate con il tentato omicidio la sera del 28 maggio dell’ecuadoregno. Lo zio di Kata, e Carlos Martin De La Colina Palomino «erano i ras dell’ex hotel». Carlos amava definirsi «il duegno dell’Astor», cioè il proprietario, e Dominique era il suo braccio destro. Quella sera in 15 aggredirono la porta dell’ecuadoregno sfondandola con mazze di ferro e da baseball. «Esci altrimenti ti buttiamo fuori con la forza, pezzo di m… apri ora ti ammazzo» veniva intimato all’ecuadoregno. I più scatenati erano Carlo e lo zio di Kata. Ma in quel frangente era presente anche la mamma della bimba. Lo ricorda uno dei presenti, Piero Ayala Barboza: «Sono stato spinto sia da Dominik sia da sua sorella». Intanto, l’avvocata Elisa Baldocci precisa che il suo assistito, lo zio di Kata, «è stato arrestato per un altro filone d’inchiesta». È vero. Ma rimangono molti interrogativi aperti. —