Corriere della Sera, 5 agosto 2023
Oceani bollenti
Martedì 1° agosto la temperatura media globale della superficie degli oceani tra le latitudini di 60° Nord e 60° Sud ha raggiunto i 21 gradi (20,96°C per la precisione). È la temperatura più alta da quando esistono analisi accurate: il record precedente risaliva al 29 marzo 2016 con 20,95°C. A giugno gli scienziati avevano lanciato un allarme per le temperature registrate intorno alle coste di Gran Bretagna e Irlanda: gli strumenti satellitari e le boe oceaniche avevano riscontrato un riscaldamento delle acque superficiali di 4-5 gradi (in alcune aree anche di più) rispetto alla media stagionale per quelle zone. «Mai visto nulla di simile», avevano commentato preoccupati, classificando di livello 4 l’ondata di calore marino.
Dato eccezionale
Le temperature massime della superficie marina si raggiungono in primavera, poi avviene un abbassamento e una successiva leggera crescita estiva ma senza toccare i picchi primaverili. Secondo uno studio dell’anno scorso di un gruppo guidato da Liching Cheng, dell’Accademia cinese delle scienze, pubblicato sulla rivista specializzata Advances in Atmospheric Sciences, gli oceani hanno assorbito un’enorme quantità di calore nei primi 2 mila metri della colonna d’acqua, compensando il riscaldamento prodotto dalle attività umane. Senza questa azione-cuscinetto, in realtà dovrebbe fare molto più caldo. Ma anche gli oceani hanno un limite alla loro capacità di assorbire calore.
Il Mediterraneo
Le misurazioni sono ancora più allarmanti se si considera solo il Nord Atlantico, dove lo scostamento dalle medie trentennali è ancora maggiore. Secondo un’altra ricerca dell’università del Massachusetts Amherst pubblicata su Pnas, il riscaldamento dell’Atlantico non ha paragoni negli ultimi 2.900 anni. Se si unisce questo dato con il picco di 17,20 gradi della temperatura giornaliera media mondiale del 7 luglio (quattro giorni prima si era superata per la prima volta l’asticella dei 17°C) sta convincendo i climatologi che il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre. Il riscaldamento degli oceani ha un impatto diretto sugli ecosistemi marini. Tra i vari problemi che comporta i tre principali sono: l’acidificazione delle acque che mette a rischio la vita di coralli e delle specie con gusci calcarei, l’incremento dell’energia disponibile per le onde, l’innalzamento del livello dei mari. Quest’ultimo per due terzi dipende dallo scioglimento dei ghiacciai continentali ma per un terzo dalla dilatazione termica: l’acqua, come tutti i materiali, riscaldandosi si dilata. Negli ultimi 30 anni il livello dei mari è aumentato di oltre 9 centimetri. Tra i mari, quello che si scalda più rapidamente è il Mediterraneo. Lo scorso 24 luglio le sue acque hanno toccato la temperatura di 28,71 gradi, superando il record precedente del 2003 che si era fermato a 28,25°C.