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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Caroline Kennedy e il figlio si tuffano nel Pacifico per ricordare l’impresa di Jfk


Era ancora notte fonda quando un missile squarciò la chiglia. Quel 2 di agosto del 1943, la Pt-109 della Marina statunitense stava navigando al largo delle Isole Salomone, nell’Oceano Pacifico, sotto il comando del sottotenente di vascello ventiseienne John Fitzgerald Kennedy. La nave venne intercettata dal cacciatorpediniere giapponese Amagiri, che non impiegò molto a colpirla e mandarla a fondo.
Ma prima che la carcassa dell’imbarcazione si inabissasse, l’uomo che diciassette anni dopo sarebbe diventato il 35esimo presidente degli Stati Uniti fece la conta dei superstiti – erano morti due dei 13 marinai dell’equipaggio – e li guidò a nuoto per oltre 5 chilometri fino a una piccola isola disabitata. Allora si chiamava Plum Pudding Island, oggi ha preso il nome di Jfk.
Nei giorni successivi, Kennedy e i suoi compagni si buttarono di nuovo in acqua, alla ricerca di un contatto col mondo che trovarono su un altro isolotto grazie a due locali che avevano un canale di comunicazione con la U.S. Navy. Per quell’atto eroico, Kennedy ricevette diverse medaglie, tra cui la prestigiosa Purple Heart.
Ottant’anni dopo, il naufragio della Pt-109 è stato ricordato dalla figlia maggiore di Jack e Jackie Kennedy, Caroline, che ha 65 anni, e da suo figlio John Bouvier Kennedy Schlossberg, 30 anni. Dal 2022, Caroline Kennedy è ambasciatrice americana in Australia e mercoledì ha nuotato con il figlio John per poco più di un chilometro tra due isolette delle Salomone, lungo una parte del tragitto che suo padre affrontò durante la Guerra.
«Mi ha trasmesso di nuovo quanto sia stato valoroso l’eroismo di mio padre e del suo equipaggio», ha scritto Caroline Kennedy sul profilo Twitter dell’ambasciata americana a Canberra, mentre sull’account Instagram della sede diplomatica sono state condivise le foto e il video dell’«impresa».
Sull’isolotto di Olasana, l’ambasciatrice ha incontrato i discendenti dei due uomini che aiutarono suo padre a farsi recuperare dalla Marina americana: «Mio figlio e io siamo onorati di potervi ringraziare di persona per quello che i vostri padri hanno fatto ottanta anni fa. Mio padre doveva la sua vita al loro coraggio, alla loro volontà di mettersi in pericolo e di servire il loro Paese nella battaglia per la libertà», ha detto loro la diplomatica, prima di spiegare come intende ringraziarli. «Come piccolo segno di gratitudine – ha spiegato – vorrei donarvi le ultime due spille della Pt-109 che ho con me, appartenute al presidente Kennedy».