il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2023
Fantozzi al ristorante
“Se mi permettete, sarò io ad avere il piacere di invitarvi a cena”. Questo disse Calboni in sala mensa alle 5 del pomeriggio all’ora del caffè. C’erano Fantozzi, il Dottor Colombani, Direttore “clamoroso”, la Silvani che Fantozzi amava teneramente da otto anni senza saperlo, e il ragionier Fracchia.
Era andata così. Il Colombani aveva cominciato al solito a parlare di posti rinomati per il cibo, poi li invitò nebulosamente a cena e a questo punto Calboni era partito con un suo invito a tutti. Decisero per venerdì. “Ci sarà anche il pesce, allora?” trillò la Silvani. Fantozzi le sorrise ma era già preoccupato.
Venerdì sera l’appuntamento era alle nove in casa di Calboni. Fantozzi arrivò puntualissimo: vestitone blu tre bottoni, con cravatta vinaccia. Calboni era ancora in vasca che cantava. Quando entrò dopo sedici minuti di pianerottolo gelato dovette assistere allo spettacolo osceno di “quello” che si odorava anche le natiche pelosissime. Alle nove e un quarto arrivò Fracchia: vestitone blu con cravatta vinaccia da mezzo chilo. Alle nove e venti arrivò la Silvani in verde. “Veramente molto carina” pensò Fantozzi. Calboni invece le cinse la vita e le disse, pieno di laidi ammiccamenti: “Che cosa bevi, stella?”. Colombani arrivò a mezzanotte in maglione: “Scusate… non ne posso proprio più di questo maledetto posto di responsabilità!!” disse, ma Fantozzi sapeva che era stato come ogni venerdì sera con due puttane che la società stessa pagava.
La Silvani si era addormentata alle 11 e Fracchia alle 11.30. Era abituato da sempre ad addormentarsi a quell’ora! Quando lo svegliarono, Fracchia si buttò giù dal divano e fece l’atto di scaraventarsi in ufficio: “Già le sette? Voglio solo una tazzina di caffè…” disse. Lo fermarono sulle scale.
“Dove si va a cena?” domandò Colombani.
“Vi ho invitati al Saint Moritz” rispose Calboni, un coglione molto snob, ma soprattutto senza una lira. Fantozzi e Fracchia si guardarono preoccupati perché sapevano che gli trattenevano quasi tutto lo stipendio per anticipi presi… Da voci poi di corridoio a livello direzione generale, Fantozzi sapeva vagamente che esisteva un mitico ristorante Saint Moritz e che era il più caro del mondo! Calboni chiamò quattro taxi! Ne bastavano due, veramente, perché erano in cinque. “Ma chi se ne frega” rispose Calboni, “si vive una sola volta, no?”. Arrivarono al ristorante Saint Moritz. “Faccia lei che poi facciamo i conti” disse Calboni a Fantozzi. Erano 2.000 lire, lui pagò i taxi con un biglietto da 10.000 e gli fregarono il resto. Era uscito con 30.000 lire, tutto quello che era riuscito a risparmiare fino al 24 del mese. Entrarono. Era un posto meraviglioso, lume di candela, camerieri in frac e gente di una specie che lui non aveva mai visto in vita sua. Dopo pochi minuti cacciarono il Colombani perché era in maglione: “Spiacenti, ma ci vuole la giacca, signore” disse un inflessibile maître.
“Gli dia la sua” propose Calboni a Fracchia.
Fracchia si sgiaccò e domandò: “Sì, ma e io?”.
“Le dispiace stare ad aspettare fuori?” domandò dolcemente il Colombani. Misero Fracchia ad aspettare in guardaroba, dove, gli promisero, gli avrebbero portato da mangiare. Erano arrivati troppo tardi e non avevano tenuto il tavolo da cinque. Ce n’era solo uno da tre e uno piccolo più lontano. Calboni diede i posti a tavola: “Il nostro Fantozzi lo mettiamo lì nel tavolo da uno e noi tre qui in questo tavolo rotondo”. Fantozzi si trovò solo a un tavoletto in corridoio, Calboni formò un gruppo laocoontico con il Direttore e la “sua” Silvani a quasi 10 metri da lui.
“Champagne? Vogliamo festeggiare a champagne?” domandò l’odioso Calboni. Il Colombani era come se non ci fosse, provatissimo dal pomeriggio con le due puttane aveva già appoggiato la faccia sulla tovaglia per recuperare.
“Magari” trillò la Silvani.
“Champagne!” ordinò con tono molto virile Calboni.
“Quale desidera, signore?” chiese il sommelier con disprezzo.
“Del Don Perignon ’64” rispose Calboni, che pensava fosse un nobile spagnolo.
“Dom Perignon” corresse il sommelier.
La Silvani era eccitatissima per il lume di candela, la musica e il posto, il Colombani era invece franato sul tavolo. Fantozzi al suo non sentiva una parola di quello che dicevano. Fracchia dal guardaroba vedeva solo un addetto consolare tedesco. Bevvero Dom Perignon ’64 e mangiarono come porci anche le ostriche! Fracchia si era accoccolato per terra in guardaroba e si era addormentato: stava sognando di essere a cena in un ristorante alla moda con sua moglie e la regina Margherita. La Silvani continuava a ripetere, mentre Calboni le cingeva la vita: “Dio mio, io sono ubriaca”.
“Ancora Don Perignon!” ordinava Calboni.
Alle 12 e tre quarti si svegliò con un urlo agghiacciante il Colombani che dopo un attimo di suspense disse: “Scusate… vi ringrazio, ma io vado a casa”. E uscì dal ristorante senza salutare con la giacca e la cravatta di Fracchia. “Vadi lei!” ordinò precipitosamente Calboni. Fantozzi e Fracchia lo caricarono su un taxi, diedero all’autista l’indirizzo e 5.000 lire di Fantozzi perché i soldi di Fracchia erano nella giacca! Rientrarono. Cioè solo Fantozzi perché Fracchia rimase nel suo ripostiglio.
“Posso?” domandò indicando il posto del Colombani.
“Prego… ma si figuri…” rispose Calboni senza guardarlo e continuando a fissare la “sua” Silvani come Marlon Brando la Schneider prima del burro.
“Signori, spiacenti, ma con le nuove regole dobbiamo chiudere all’una e mezzo!”.
Calboni chiamò il maître e gli disse confidenzialmente in un orecchio: “Metta tutto sul mio conto, per favore”.
Il maître capì che si trattava di un dilettante: “Mi dispiace, signore, ma non possiamo tenere conti in sospeso”.
“Bene. Beeneee…” cominciò a ridacchiare come Calboni. “Non ho una lira!!”.
“Se vuole abbiamo le cambiali già compilate” disse il maître con uno sguardo da cobra.
“D’accordo…” fece Calboni. “Fantozzi, le firmi lei con Fracchia che siete più pratici!”. Lui stava per reagire, ma incontrò il volto dolcissimo della Silvani.
Svegliarono Fracchia. Firmarono in piedi alla presenza di tutti i camerieri in frac 270.000 lire di cambiali in uno strano silenzio. Chiamarono sei taxi e andarono in corteo verso la casa di Calboni. Sotto casa il porco convinse la “sua” Silvani, che era ubriaca, a salire e bere qualcosa. Loro due li salutò con un: “Ci vediamo domani… belli!”.
Pagarono i taxi con il resto dello stipendio di Fantozzi e con delle cambiali. Poi si guardarono in faccia: c’era l’austerity, Fracchia era sgiaccato e in maniche di camicia, e cominciava una pioggerella infernale. Mentre andavano verso casa con gli occhi di vetro non piangevano, respiravano a fatica. Poi quando si separarono iniziarono anche a urlare.