Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  agosto 05 Sabato calendario

Il giornalismo di Billy Wilder

Alibi «La professione di Billie è avere un alibi. Qualunque cosa succeda, lui ne ha uno. Dice di non essere stato presente neanche alla propria nascita» (Anton Kuh).
 
Giovinezza Vero nome di Billy Wilder: Samuel Wilder. Nato il 22 giugno 1906 a Sucha, in Galizia, una trentina di chilometri da Cracovia, dove il padre aveva aperto un ristorante. «Bambino iperattivo, incline a scatti di energia e a mettersi nei guai: aveva imparato molto presto a intascare le mance lasciate sui tavoli del ristorante paterno e a imbrogliare al biliardo gli ignari avventori». Sua madre Eugenia, invece di chiamarlo Samuele, lo chiamava Billie.
 
Menzogne «Posso facilmente immaginare che nel giro di due o tre decenni le menzogne saranno considerate come un supporto indispensabile e pertanto incontestabile delle nostre vite quotidiane, e che ci sarà un metodo scientifico per apprenderne l’uso corretto e appropriato» (Billie Wilder sul Berliner Börsen-Courier, 1° maggio 1927).
 
Vienna Trasferitisi a Vienna, il padre Max intendeva che il figlio Billie studiasse per avvocato. Billie, nemmeno per idea. Sue attività preferite: andare al cinema, vedere un incontro di boxe. sedere a un tavolo da gioco.
 
Impostura «Dovrebbero esistere scuole per insegnare ai giovani l’arte della truffa, dell’impostura, del raggiro! Quanto tempo si guadagnerebbe! E quanta energia vitale! E come sarebbe semplice fondare questa nuova disciplina: basterebbe uno studio della fisiognomica e delle tipologie umane, e qualche dritta sulla gestione e la drammatizzazione dei conflitti, unita a qualche esercizio vocale» (Billie Wilder sul Berliner Börsen-Courier, 1° maggio 1927).
 
Ballerino Nel 1926, Billie faceva il ballerino a pagamento nel lussuoso Eden Hotel di Berlino. «Accanto a una donna affascinante sedeva un giovanotto magro e timido che guardava con aria abbacchiata prima il pavimento e poi le luci. (…) La coppia tornava spesso. Io ballavo con la signora, sotto gli occhi trepidanti del suo accompagnatore». Ma ecco che una sera, il giovanotto magro e timido gli si avvicina, e gli chiede come sia la vita del ballerino a pagamento. «Dietro i suoi occhiali scorsi i suoi occhi febbrili». Billie risponde: che altro puoi fare, se ti butta male? Se non puoi rivoltare colletto e polsini? Se d’inverno non puoi passare la notte su una panchina del parco? Se ti riduci a prendere a credito tre bottiglie di vino solo per vuotarle nel canale e rivendere i vuoti, perché i panini costano? Il tizio con gli occhiali allora fa: perché queste cose non le scrive? Venga da noi a Charlottenburg. Si trattava di Klabund, direttore del Berliner Zeitung. E la signora con cui Billie ballava era Carola Neher, l’attrice. Così, il futuro grande regista cominciò a fare il giornalista.
 
Interviste «Nella stessa mattina ero capace di intervistare Sigmund Freud, Alfred Adler, Arthur Schnitzler e Richard Strauss. Uno dopo l’altro» (Billy Wilder, intervistato in merito ai suoi trascorsi giornalistici da Richard Gehman per Playboy nel 1963).
 
Oggettività «Facciamola finita con l’oggettività! È una cosa che turba l’animo, fiacca il carattere, e chi troppo vi indulge prima o poi è colto da severa nevrosi» (Berliner Börsen-Courier, 20 maggio 1927)
 
Cruciverba «Verso la fine della vita, dopo avere accumulato sei Oscar, Wilder disse al suo biografo tedesco che ciò di cui era più fiero non erano i premi, ma il fatto che il suo nome fosse apparso due volte nel cruciverba del New York Times – “una volta il 17 orizzontale e una volta il 21 verticale”» (Noah Isenberg).
 
Notizie tratte da: Billy Wilder, Inviato speciale. Cronache da Berlino e Vienna tra le due guerre, La nave di Teseo, pagine 272, € 19.
 
@font-face {font-family:"Cambria Math”; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1107305727 0 0 415 0;}@font-face {font-family:Times; panose-1:0 0 5 0 0 0 0 2 0 0; mso-font-alt:Times; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1342185562 0 0 415 0;}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-unhide:no; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:"”; margin:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:18.0pt; font-family:Times; mso-fareast-font-family:"Times New Roman”; mso-fareast-theme-font:minor-fareast; mso-bidi-font-family:"Times New Roman”; mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}.MsoChpDefault {mso-style-type:export-only; mso-default-props:yes; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoPapDefault {mso-style-type:export-only; margin-bottom:10.0pt;}div.WordSection1 {page:WordSection1;}