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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Dalle favole di Gadda

L’Italiani «L’italiani sono di simulato sospiro».
 
Il ciliegio «Il ciliegio, venuto dopo gran fuga d’anni al nonagesimo suo, fu sradicato e messo in tavole. E dette tavole, dopo stagionatura assai, piallate. E, infine, commesse in una scansia.
«Ora egli guarda l’Omero e il Plato, l’Orazio e il Dante. Ma se il destino gli riconducesse una sola delle trasvolate ore del tempo, ei si rifarebbe al suo colle, a far zuffa con i venti dell’aprile.
«Questa buona favola del buonissimo abate Zanella ne adduce che: “al comune degli uomini, e dei ciliegi, il pensiero di giovinezza è rimpianto”».
 
L’autore «L’autore non può rimpiangere la sua inesistita giovinezza».
 
La puzzola «La puzzola era per venir raggiunta e azzannata dal lupo rapace: a salvarsi, lanciò da poppavia uno de’ suoi temuti siluri allo stato gassoso: nel che fare è maestra. Il lupo, mezzo morto dalla schifenza, desistette dall’inseguirla. Da alcuni contadini fu veduto a vomitare succhi gastrici, e un buon poco di bile, a fiotti, nel vento, mentreché andava miseramente sclamando: “quanto mai!”».
 
La scimia «Trovando la scimia uno nido di piccoli uccelli, tutta allegra appressàtasi a quelli, i quali essendo già da volare, ne potè pigliare il minore. Essendo piena d’allegrezza, con esso in mano se n’andò al suo ricetto: e cominciato a considerare questo uccelletto, lo cominciò a baciare: e, per lo sviscerato amore, tanto lo baciò e rivolse e strinse, ch’ella gli tolse la vita.
«Questa favola dell’ornitico Lionardo, da Vinci nel quartiere Santo Spirito, è per dire: che gli amorosi parenti, per non li voler gastigare, e per li baciare nel continovo, perdono li figlioli sua».
 
Il ragno «Il ragno, stando in fra l’uve, pigliava le mosche, che in su tali uve si pascevano: venne la vendemmia e fu pestato, il ragno insieme coll’uve.
«Questa favola del sommo Lionardo di misser Antonio di ser Piero di ser Ghuido da Vinci, nel quartiere di Santo Spirito, ne ammonisce a ritenere: che quale ancide altro animante a suo vitto, la gran vendemmia del Cristo lui ancide».
 
Un poema «Un tale, denominato la Fava, richiedè l’autore ch’elli ascoltasse un poema che ’l detto Fava aveva fatto sulla libertà.
“Preferisco la schiavitù” rispuose l’autore».
 
Un capello «Un critico, veduta una bionda che si pettinava, le chiese un capello.
«“Per che farne?”, domandò innamorando la bella.
«“Per spaccarlo in quattro”, rispuose il critico».
 
La paziente «Andava, la paziente carovana, lungo l’infinito sentiere.
«Questa favola è detta de’ cammelli, de li arabi, de’ muli, delli alpini, delle inestinte formicole».
 
’L topo «Stando ’l topo assediato in una piccola sua abitazione dalla donnola, la quale con continua vigilanzia attendea alla sua disfazione, per un piccolo spiraculo riguardava il suo gran periculo. Infrattanto venne la gatta, e subito prese essa donnola, e immediate l’ebbe divorata.
«Allora il ratto, fatto sagrificio a Giove d’alquante sue nocciole, ringraziò sommamente la sua deità: e uscito fori dalla sua buca a possedere la già persa libertà, de la quale subito, insieme colla vita, fu, dalle feroci unghia e denti della gatta, privato.
«Questa favola di Lionardo di ser Antonio di ser Piero da Vinci, de’ costumi d’ogni animale studiosissimo, ne conforta remorare ’l salmo dopo fortuna adempiuta: e ne ammonisce dubitar del re Giove, che de’ troppi offici non si reca a mente e’ precipui».
 
Il dinosauro «Il dinosauro, fuggito dal Museo, incontrò la lucertola che ancora non vi abitava. Disse: “Oggi a me, domani a te”»
 
Notizie tratte da: Carlo Emilio Gadda Il primo libro delle favole (sta in: Gadda Saggi Giornali Favole vol. II, Garzanti, pagine 1151, € 24).
 
 
 
 
 
 
 
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