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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Su D’Annunzio

Pompino «O bocca sinuosa umida ardente / che a me, dove più forte urge il desìo, / a me sommerso in un profondo oblìo / suggi la vita infaticabilmente» (Gabriele D’Annunzio Invocazione, in Intermezzo, Versi d’amore e di gloria)
 
Congiuntivi D’Annunzio «urla, grida, guaisce, divora e si divora, in una lingua principesca dove non manca un solo congiuntivo, proprio come un gentiluomo può essere fuori di sé, senza che una ciocca di capelli sia fuori posto sulla sua fronte».
 
Notaio D’Annunzio, «amante terribile, se non sadico, ha il buon gusto di inseguire prede altrettanto sovreccitate, se non esplicitamente squilibrate, dannunziane ante litteram. Una di queste firmerà davanti a un notaio un “contratto d’amore”, affidandogli il possesso di tutto il suo corpo debitamente dettagliato, dai capelli all’alluce. Strano tipo di donna e... strano notaio: tuttavia l’atto esiste, firmato e timbrato, negli archivi».
 
Pubertà «Il mistero non consumato della pubertà anelante e furiante, che per la prima volta mi diede in confuso l’imagine della lotta empia e sacra non mai intermessa tra l’arcangelo ch’io sono e il mostro ch’io sono!» (D’Annunzio)
 
Dilettante D’Annunzio secondo Benedetto Croce: «un dilettante delle sensazioni».
 
Priapismo D’Annunzio e il suo priapismo, «questa mia infermità ereditaria» (in una lettera a Luisa Baccara).
 
Verginità «La cupidigia della donna lo metteva in uno stato d’animo compulsivo che non dominava facilmente. Perse la verginità nel classico modo in cui la si perdeva all’epoca, in un infimo postribolo di Firenze, ma questa esperienza, che aveva traumatizzato il suo maestro Friedrich Nietzsche e tanti altri, non gli produsse il minimo disagio. Un amico antiquario gli mise a disposizione il primo dei numerosi alloggi compiacenti che poi riempiranno la sua vita. Canta con rapimento l’amore carnale capace di decuplicargli le forze, come in L’ora satanica, plagio maldestro dell’Inno a Satana di Carducci: “Voglio l’ebbrezze che prostrano l’animo e i sensi / gl’inni ribelli che fan tremare i preti / voglio ridde infernali con strepiti e grida insensate / seni d’etère su cui passar le notti”»
 
Ossessioni Primo amore: Giselda Zucconi, «soprannominata Elda o Lalla, figlia di un ex garibaldino, già suo professore al Cicognini. “La bianca fanciulla di Fiesole” ha l’onore di figurare come il primo amore effettivo del poeta, stabilendo in tal modo il tipo fisico femminile da cui sarà sempre attratto. È snella, slanciata, flessuosa: lo ossessiona sin d’ora la forma delle mani, dei polsi, delle ginocchia, delle caviglie. Ha “i denti minuti e puri come quelli d’un bimbo” (Forse che sì, forse che no) che Gabriele attribuirà a quasi tutte le sue eroine, forse per compensazione della propria dentatura precocemente guasta».
 
Denti D’Annunzio secondo Mussolini: «Un dente cariato che bisogna riempire d’oro».
 
Piacere Jacob Moleschott, studioso olandese naturalizzato italiano, poi ritratto in Trionfo della morte. Ebbe tra i suoi pazienti anche la Duse. Il giovane D’Annunzio ne andava a sentire le lezioni di medicina. Quando lesse Il piacere, commentò: «Odora di sperma».
 
Animale «Non amo le donne se non per quel che v’è di animale in esse» (D’Annunzio)
 
1 – Continua
Notizie tratte da: Maurizio Serra L’Imaginifico Neri Pozza, € 12.99 pag. 719. Le gocce si riferiscono solo ai primi tre capitoli
 
Altezza Altezza di D’Annunzio, ricavata dal libretto militare: 1,64 (come Chateaubriand). Questa misura non gli creava alcun complesso e gli suggerì poi lo pseudonimo “Il Duca Minimo”, nato probabilmente con allusione al principe Francesco Camillo Massimo, uno dei dandy in voga nella capitale.
 
Oca Lo sguardo di D’Annunzio secondo Sarah Bernardt: «color cacca d’oca».
 
Affabilità Affabilità istintiva e studiatissima.
 
Redazione «Al tavolo della redazione, si rivela un eccellente collega e tutti chiudono un occhio indulgente sulle sue affettazioni e stramberie, “come un piccolo dio grazioso e benigno, cui fosse a tutti dolce offrire confetti e carezze, per renderselo propizio”. Non era stato forse lui a chiedere con voce stridula, nel caffè più in voga della città, un gelato al limone in salsa di caviale? (da Le cronache del Caffè Greco di Diego Angeli).
 
Superfluo «Io sono un animale di lusso; e il superfluo m’è necessario come il respiro».
 
Debiti D’Annunzio, un uomo che vive della sua penna e dei suoi debiti. Ricopia senza imbarazzo i propri manoscritti per venderli come originali agli ammiratori (il vero-falso dannunziano). Il suo domestico Rocco Pesce doveva «prestargli qualche volta, al primo del mese, lo stipendio che aveva percepito il trenta del mese precedente» (Antongini).
 
Paccottiglia Gusto per la paccottiglia, bulimia da rigattiere: «buona parte delle collezioni del Vittoriale finirebbero oggi al mercato delle pulci». Il solo, minuscolo “bagno blu” del Vittoriale, ristrutturato nel 1931 da Gio Ponti, contiene ottocentocinquanta oggetti repertoriati.
 
Difetti «Un artista ha il dovere di coltivare con cura i propri difetti».
 
Rituale Giorno dopo giorno, dall’ottobre 1921 alla morte, il 1° marzo 1938, il rituale resterà pressoché immutato. Veglia, digiuna, legge, scrive, medita, riceve o respinge, a seconda dell’umore, collaboratori, visitatori, domestici, vestali, si rintana per giorni di fila in fondo a una stanza, compulsa voracemente, come ha sempre fatto, codici e vocabolari alla ricerca del termine raro che possa essergli sfuggito in sessant’anni di lavoro accanito. Circondato da poliziotti e da spie, da etère stanche, da mezzane equivoche, trasforma il suo isolamento in eresia, si beffa di un regime che aspetta con impazienza di imbalsamarlo.
 
Angelo Superstizioso, lo resterà sempre: nasconde un paio di dadi d’oro nella tasca del panciotto, non sopporta i numeri pari e giura fiducia assoluta al sette, cifra magica. Si inventerà anche uno spirito domestico, un angelo custode un po’ bonaccione che chiama Mazzamoriello.
 
Virgole A diciassette anni rimprovera il suo primo editore per l’uso errato di una maiuscola in una poesia, per una virgola spostata, in un’altra.
 
Stirpe Egli si vanta di discendere «di remotissima stirpe. I miei padri erano anacoreti nella Maiella. Si flagellavano a sangue, masticavano la neve, strozzavano i lupi, spennavano le aquile». In Notturno rievocherà il proprio terrore infantile «quando tutta la casa risonava degli urli che mettevano nella corte i maiali grassi scannati (…). La vita mi faceva paura come se mi incalzasse con l’accoratoio nel pugno».
 
Foresta La foresta non è mai la somma aritmetica degli alberi (Maurizio Serra).
 
2 – Fine
Notizie tratte da: Maurizio Serra L’Imaginifico Neri Pozza, € 12.99 pag. 719. Le gocce di questa e della puntata precedente si riferiscono solo ai primi tre capitoli