il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2023
Su Nino Manfredi
Saturnino Vero nome di Nino Manfredi: Saturnino.
Giovanni Giovanni Perfili, il nonno di Nino, era nato a Castro dei Volsci il 5 marzo 1861, e aveva sposato Caterina Giuseppa Maria Massa, di origini emiliane, il 20 aprile 1896. A un mese dal matrimonio, Giovanni decise di partire per gli Stati Uniti. Lo fece il 30 maggio 1896: all’epoca le navi per l’America partivano dal porto di Napoli e impiegavano quasi un mese per giungere a destinazione; Perfili viaggiò sulla nave Scandia, stretto nella stiva, ammassato con altri disperati. Giovanni era già diventato padre di una bambina, Antonia, nata l’8 febbraio 1892 a Castro dei Volsci. Ricorda Nino: «Mia madre aveva sei anni quando emigrò in America coi genitori e il fratello maggiore Angelantonio. Era il 1898. Dopo otto anni Angelantonio morì di peritonite e nonna Caterina non volle rimanere in quella terra maledetta che le aveva tolto il suo bambino. Prese la piccola Antonia, mia madre, e se ne tornò in Italia».
Caterina Nonno Giovanni tornò dall’America nel 1930. Era così provato fisicamente dall’esperienza che nonna Caterina quasi non lo riconobbe.
America «Dopo trent’anni in America, il povero Giovanni non era in grado neanche di raccontarla ai suoi nipotini: “e chi l’ha vista mai?”, replicava, “non so nemmeno se ci sta il sole, in America. La mattina quando entravo in miniera non si era ancora alzato, e la sera quando uscivo era già andato a coricarsi”. Tutto quello che sapeva era che i cani si chiamavano “dog” e gli uomini “Joe”, e riconoscersi era facile: “quando uno passa per la via, tu fai ‘ehi, Joe!’ e quello si volta!”».
Preti «Mio padre aveva l’ambizione di darci tutto quello che lui non aveva mai avuto. Facendo sacrifici di ogni genere, quando arrivai al ginnasio mi iscrisse come semi-convittore al Collegio Santa Maria: una scuola seria secondo lui; le rette erano salate, soprattutto per uno come mio padre. Lì scoprii i preti, mi resi conto delle fregnacce che raccontavano, anche sulla religione: c’erano quelli bravi e quelli che ce se volevano fa’».
Nino Nino, indisciplinatissimo, fu espulso da tutte le scuole del Regno. Per terminare gli studi, dovette iscriversi a istituti privati.
Donne «Alla filodrammatica dei preti mi facevano fa’ sempre la parte della donna: donne, vergini, sante, sembravo sempre una mignotta» (Nino Manfredi).
Romeo Romeo Manfredi, poliziotto, nella routine della sua professione, durante un’ispezione in una casa di tolleranza, trovò Nino nella stanza di una «signorina», sdraiato sul letto, che fumava una sigaretta. Gli diede uno schiaffone che lo fece rotolare fino in fondo alle scale. Lui, senza perdere la calma, disse alla maitresse: «Nun se preoccupi, è mi’ padre. Mo’ ce parlo io».
Accademia Arrivò al giorno in cui, per puro caso, Nino incontrò un suo amico di parrocchia, Franco Giacobini, che stava andando all’Accademia d’Arte Drammatica di Silvio d’Amico per partecipare agli esami di ammissione. Nino era così a digiuno del mestiere che neanche sapeva che occorresse studiare, per fare l’attore. Così lo accompagnò alla vecchia sede dell’Accademia, in piazza della Croce Rossa, e la segretaria diede i moduli d’iscrizione anche a lui.
Fiamma A volte Manfredi si esercitava portandosi a casa Panelli, e la madre non capiva perché́ li trovava ammucchiati in terra, così Panelli un giorno le disse che stavano imitando una fiamma. Con tenerezza, disse loro «Ok, però allontanatevi dalle tende, sennò prendono fuoco».
1. Continua.
Notizie tratte da: Andrea Ciaffaroni Alla ricerca di Nino Manfredi. Una biografia Sagoma Editore pagine 654 € 23,75
Gomma «Tu mi somigli molto. Sei di gomma, ti si può far fare quello che si vuole, si può ottenere tutto» (Eduardo De Filippo a Nino Manfredi).
Tram Metodo di Nino Manfredi per non pagare il biglietto del tram. Primo: fingersi burino. Secondo: salire a bordo e dire al bigliettaio: «Senti che me fai un biglietto per annà a piazza Vittorio?». «No», gli veniva risposto, «questo va a piazza della Croce Rossa, hai sbagliato senso». Terzo: perdere tempo mentre il tram si avvicina sempre di più. Quarto: dire «Vabbé, allora scendo». Quinto: aspettare il tram successivo, salire e ricominciare la scenetta, fino a quando non si arriva a destinazione.
Tappeto «Il teatro si fa stendendo o non stendendo un tappeto per la strada» (Silvio D’Amico).
Cinema Primo provino di Nino Manfredi per un film: nel 1947 per una versione dei Fratelli Karamazov diretta da Giacomo Gentilomo. «Quando capitò il mio turno ce la misi tutta». Gentilomo rimase senza parole: «Ma tu sei troppo bravo per fare il cinema». E lo scartò.
Cachet A metà anni 60 Manfredi prendeva un cachet di ottanta milioni a film, venti in meno rispetto ad Alberto Sordi e settanta in meno di quello che che incassava Marcello Mastroianni, l’attore italiano più pagato.
Scarpe Peter Falk ricorda di aver comprato le scarpe usate per il tenente Colombo proprio in Italia, quando girava Rosolino Paternò, soldato.
Totò «Ricordo il giorno in cui portai a Totò il copione. Lui non lo lesse, ma si limitò a chiedermi: “ma questo personaggio, tiene fame?”
Io risposi: “beh, forse sì, ha problemi per mangiare...” “Tiene sonno?”, continuò Totò.
“Veramente no, non ci sono scene in cui ha sonno, però forse si possono aggiungere...”.
E ancora: “mi scusi: questo personaggio tiene freddo?» «Sì, ha freddo, perché è povero”.
“E allora va bene”, concluse Totò, “su tre cose a me ne bastano due”.
Tutto questo senza neanche sapere di quale storia si trattasse, senza neanche aver letto la sceneggiatura. Totò aveva enumerato le tre chiavi della farsa: le tre cose più serie, più dolorose, più tristi. E siccome la fame, il sonno, il freddo, sono problemi di tutti, è su queste cose che il comico deve lavorare» (Nanni Loy) [Nanni Loy, un regista fattapposta, a cura di Antioco Floris, CEC, 1996, p. 130].
Papa Nel 1981 Nino Manfredi fu invitato in Vaticano come rappresentante degli attori. Mettevano in scena una lettura dello spettacolo scritto anni prima da Wojtyla, La bottega dell’orefice. Nino si annoiò a morte, e quando la lettura finì il papa si ritrovò un capannello di persone che gli faceva tanti complimenti, ma notò lui che si defilava. «Lei Manfredi non dice niente?», gli chiese. A Nino si gelò il sangue, poi prevalse l’ironia e rispose: «Santità, si tenga caro ʼsto posto perché come commediografo non diventava così importante». E il papa si fece una bella risata.
Diecimila «Spesso sotto il nostro albergo c’era un mendicante, e una sera mentre passeggiavamo insieme Sordi si fermò e tirò fuori dalla tasca un rotolo di diecimila lire, che all’epoca erano dei veri lenzuoli. Li conta uno per uno, glieli fa vedere, e poi gli dice, “non ho spicci”» (aneddoto raccontato da Ermina Manfredi, era il novembre 1958, erano a Venezia per girare Venezia, la luna e tu di Dini Risi).
Paradiso «Lui era nato nel ’20, io nel ’21. Ciò poco da campa’. Gli vorrei dire di lasciarmi un posto in Paradiso» (Nino Manfredi, al funerale di Alberto Sordi)
Romani «Il fatto è che noi romani sappiamo sempre come va a finire» (Gigi Magni).
2. Fine
Notizie tratte da: Andrea Ciaffaroni Alla ricerca di Nino Manfredi. Una biografia Sagoma Editore pagine 654 € 23,75
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