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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Su Arbasino

Messo in Pagina Zero del 9/12/2023


Marchese. «Alla fine in Italia un critico letterario medio sa l’inglese peggio di un marchese coglione». 
 
Guardaroba. «Tieniti sempre alle stoffe “classiche”, quelle che hanno un nome, flanella, vigogna, grisaille, pied-de-poule, qualche raro prince-de-Galles, e quei bei “pettinati” fuori dal tempo in ogni stagione. (Anche giacche di tweed). Non uscire, MAI (o poco), dal colore grigio (puoi andare dal chiarissimo cenere all’antracite). MAI i disegni «fantasia». Raramente (poco anche di sera) il blu; e che per gli accessori, per esempio i pullover, sia il bleu-marine. Anche le calze saranno intonate all’abito (e non, tragico errore, alla cravatta), quindi generalmente grigie, e talvolta blu. In tinta unita, o con la loro baguette. Abbi calzetti scozzesi, ma bellissimi e pochissimi. Sempre alte le calze, quindi magari con le giarrettiere, non comprare neanche quelle basse per non aver la tentazione di metterle. Ti concedo che le scarpe non vanno comprate dal calzolaio, se le preferisci del genere boutique: ottimo, soprattutto per le più leggere; e ti troverai bene con le inglesi, specialmente quelle marron, da pioggia, con la mascherina a buchi a coda di rondine; mocassini, invece, americani, larghi di pianta e grossi» (L’Anonimo Lombardo, Einaudi, 1973).
 
Camicie. «Camicie invariabilmente bianche, anacronistiche, di popeline; ma, di mattina, stanno molto bene anche quelle a righine fittissime (naturalmente sul blu), fanno molto figlio-di-famiglia. Le uniche eccezioni siano di oxford, ma possibilmente dilavatissimo» (Ivi).
 
Scarpe. «Le scarpe bianche ricordati che semplicemente non esistono» (Ivi).
 
Colori. «Esiste, certo, un “problema del marron”; fino alle scarpe, fino alla giacca “color bruciato”, ci arrivo. Per andare oltre, bisogna sentirsene straordinariamente sicuri» (Ivi)
 
Mutande. «Stai attento alla biancheria, va benissimo sempre magliette di lana, e slip di cotone di variabile peso in ogni stagione. Ma in casi di eccezionale bellezza, si perdona qualunque cosa, prima di tutto il nylon, e si approveranno anche le «vere mutande»; ma nessuna via di mezzo qui consentita: siano, o quelle dell’esercito, o finissime di batista. Sempre un po’ sporche: proprio così come non si portano le scarpe troppo nuove» (Ivi).
 
Papillon. Il papillon di Arbasino, vero, non pre-annodato, certificato dal presidente Pertini, che li controllava ad uno ad uno alle cene al Quirinale del suo settennato.
 
Ricette. «Ecco una ricetta di Stile ben poco italiana: trattare gravemente i temi leggeri, e leggermente i temi gravi» (la Repubblica, 27 gennaio 2003.
 
Vaffa. «A Roma ha quasi imparato a dir bene i loro “vaffa” locali, come prima formula spontanea appena i rompi incominciano a rompere. E se insistono (come fanno) col «ci teniamo tanto, ci tiene il dottore, ci tiene la sora, ecc.», allora un bel “cacciàtevelo in quel posto!”, come seconda battuta mai finora usata al Nord, ma qui preziosa perché così un dialogo fra rozzi difficilmente va avanti» (Fratelli d’Italia, Adelphi, Milano 2000).
 
Rauschenberg. «E Rauschenberg, l’ha conosciuto?», chiede timidamente Masneri ad Arbasino, durante un viaggio in macchina dalle Marche a Roma. «Altroché conosciuto, l’ho proprio fatto», la risposta.
 
Notizie tratte da: Michele Masneri, Stile Alberto, Quodlibet, 160 pagine, 14,5 euro.
 
1.           Continua
 
 
 
Vaffanculo Numero di «Vaffanculo» presenti nell’ultima edizione di Fratelli d’Italia: ventuno.
 
Casa. «La casa: una gran biblioteca con una Waste Land con dedica autografa di Eliot che mi mostrò orgoglioso. Un angolo-studio piuttosto monacale, con la massiccia Olivetti elettrica su cui aveva composto gli ultimi Fratelli (che emozione). E il fondamentale fax. Poi, a contrasto, un lungo corridoio con tappezzeria a righe e soffitti a pannelli cangianti, illuminati, da Studio 54, che conducevano alla zona notte; lì sotto mi inquietai davanti a un disegno di Pasolini che si era ritratto con Alberto: con le loro due facce sovrapposte, in carboncino, simili in maniera sinistra. Ma la sorpresa maggiore fu il terrazzo, con le gardenie amorevolmente allevate».
 
Marchetta. Al Cimitero Acattolico di Roma fu sepolto nel ’49 Denham Fouts, «la più costosa marchetta del mondo», secondo Arbasino, escort protagonista di Preghiere esaudite, che aveva soddisfatto oltre a Capote, Auden, Isherwood, Vidal, e Beaton.
 
Vidal. Gore Vidal, che abitava in piazza Argentina, teorizzava d’essere venuto a stare a Roma perché i prostituti costavano poco.
 
Nureyev. Nureyev, che batteva Villa Borghese spesso incrociando Pasolini.
 
Allegrissimo. «Non eri affatto macabro / né iettatorio, per niente / sinistro e saccente. Eri spesso allegrissimo, e (non solo per me) simpaticissimo» (ricordo di Pasolini in Matinée).
 
Sessualità. «Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in tutte le città italiane grandi o piccole si trovava un’abbondante sessualità maschile spontanea e disponibile sul posto, al Nord e al Sud e al Centro. In giardini, stazioni, cinema, teatri, varietà, lungomari, lungofiumi, “tempietti di necessità”, viali e bastioni storici e panoramici e metafisici: Spezia, Verona, Lucca, Ferrara, Civitavecchia, Piacenza, Barletta, Pordenone, Gaeta, Terni, Salerno, Livorno, Caserta, Pisa, Capannelle e Centocelle… A qualunque ora, ready-made, on-the-spot, molto prima della retorica dei camion on the road e del vezzo di ballare in mille dopo le 2 e le 3; e con una solidarietà proletaria simpaticissima anche nelle città del silenzio e nelle contrade del naif» (Memorie quasi indiscrete, la Repubblica 31 luglio 2003).
 
Telefono. I fan più avveduti si tramandavano il numero di telefono di casa Arbasino in via Gianturco 4, fra piazza del Popolo e il ministero della Marina.
 
A. Sulla porta di casa due A giganti.
 
Stefano. Nella casa di via Gianturco Arbasino abitava solo, col fidanzato Stefano (ma entrambi avrebbero aborrito la parola) occasionalmente di passaggio da Milano. «L’amico Stefano», come veniva chiamato: ufficializzato e citato e introdotto gradualmente nella vita sociale dagli anni Ottanta-Novanta, a Roma, anche se sicuramente circola da prima. Stefano rimane accanto ad Arbasino fino al 2018, quando muore, nonostante sia parecchio più giovane di Alberto.
 
Stefano/2. Pare che Alberto avesse incontrato Stefano la prima volta sotto casa, tra gli studenti e i marinaretti. Qualcuno sostiene che fosse proprio un marinaio.
 
Stefano/3. Alberto e Stefano si presentavano praticamente identici, pantaloni grigi, camicia bianca o azzurra, cravatta regimental o a disegnini Hermès, blazer blu. Stessa erre moscia, stesso humour.
 
Pvesto. Arbasino che salutava sempre con «a pvesto, apvesto» (che insieme a «auguvi, auguvi» era il suo tic finale.
 
2. Fine
 
Notizie tratte da: Michele Masneri Stile Alberto Quodlibet, 160 pagine, 14,5 euro.
 
 
 
 
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