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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Cronache italiane

Tortora«Sono stato liberale perché ho studiato, sono diventato radicale perché ho capito» (Enzo Tortora).
 
Centrini «Ma perché proprio Tortora, e non Tognazzi, Vianello, Corrado o qualche altra star capace di attrarre la morbosa attenzione da spalti del Colosseo? Per un’incredibile storia di centrini di seta. Un detenuto del carcere di Porto Azzurro, Domenico Barbaro, ne spedisce alcuni alla redazione di Portobello [il popolare programma televisivo allora condotto da Tortora, al cui interno, tra l’altro, si battevano all’asta oggetti inviati dai telespettatori – ndr] nella speranza che vengano messi all’incanto. Non vedendoli comparire (la trasmissione riceveva allora 2.500 lettere al giorno), Barbaro comincia a bombardare Tortora di telegrammi e lettere sempre più minacciose: essendo però analfabeta, le lettere gliele scrive il compagno di cella Pandico [Giovanni Pandico, camorrista – ndr]. Alla fine, esasperato, Tortora risponde pure, in tono secco, avvertendo che passerà la pratica all’ufficio legale della Rai (nel frattempo, i centrini sono andati persi), che infatti provvede a rimborsare il detenuto con un assegno di 800 mila lire. Caso chiuso? Al contrario: Pandico decide di vendicarsi di Tortora, spiega ai magistrati che i centrini erano un nome in codice per indicare una partita di coca da 80 milioni, che il presentatore si sarebbe intascato fregando i compari. È la prima prova d’accusa presentata ai legali di Tortora, che la smontano in un secondo esibendo la corrispondenza tra Barbaro e Portobello. Risposta: “Trattasi di altro Barbaro”».
 
Tortora Tra i principali accusatori di Enzo Tortora, Gianni Melluso «fu l’unico di tutta la compagnia, magistrati compresi, a chiedere perdono ai familiari di Tortora, in un’intervista all’Espresso del 2010: “Lui non c’entrava nulla di nulla di nulla. L’ho distrutto a malincuore, dicendo che gli passavo pacchetti di droga, ma era l’unica via per salvarmi la pelle. Ora mi inginocchio davanti alle figlie”. Risposta di Gaia, la terzogenita: “Resti pure in piedi”».
 
Cutolo «Stupirà, forse, che nel tiro a Tortora non compaia mai il nome di Raffaele Cutolo, il capo di quella Nuova camorra organizzata che aveva messo a ferro e fuoco la Campania per prenderne il controllo e contro cui venne scatenato il grande blitz del 1983. Tempo dopo, i due, Cutolo e Tortora, che intanto era diventato presidente del Partito radicale, si incontreranno nel carcere dell’Asinara, dove “’o professore” albergava all’ergastolo in una casamatta sorvegliata, chiamata “il pollaio”. Il boss fu anche spiritoso: “Dunque, io sarei il suo luogotenente” (durante l’ordalia di bugie, spuntò anche questa: persino il signore di Camorra era al servizio del losco presentatore). Poi allungò la destra: “Sono onorato di stringere la mano a un innocente. Avevo chiesto di venire al processo di Napoli, per scagionarla, ma me l’hanno negato”».
 
Trapani A proposito di Trapani, «Pio La Torre, martire di Cosa nostra, disse che era la seconda città più mafiosa d’Italia dopo la sua Palermo. “E infatti a Trapani non muore quasi mai nessuno. Di più: si può lasciare la macchina aperta con l’autoradio dentro e le chiavi nel quadro, e nessuno te la porta via. Tutto tace, tutto è tranquillo, e non ci vuole molto a capire il perché. Quando in Sicilia vedi una città senza morti, senza scandali, senza casini, è quella messa peggio”».
 
Charlie Brown «Charlie Brown, di spalle, sul pontile davanti a un laghetto: “Un giorno moriremo tutti, Snoopy”. Risposta: “Vero. Ma tutti gli altri giorni no”».
 
1.       Contiunua
 
Notizie tratte da: Carlo Verdelli, Acido. Cronache italiane anche brutali, Feltrinelli, 2021
 
 
 
Vie «In Italia su 100 vie solo 8 sono dedicate a donne, e di queste oltre il 50 per cento a Madonne e sante».
 
Preti Da piccolo, il futuro cardinale Angelo Scola, nativo di Malgrate (Lecco), «è, sì, un secchione, come dicono gli amici di allora, ha una memoria prodigiosa, studia latino e greco talmente ad alta voce che al piano di sotto non ne possono più. Ma è anche un ragazzino introverso, taciturno, capace di mattane come tuffarsi d’inverno nelle sfumature di grigio del lago e fare la traversata fino a Lecco, un chilometro scarso ma ci sono le correnti. Certo che va a messa, come tutti, compreso il padre socialista, ma non è un bigotto (“Stavo in ultima fila, con una certa voglia di uscire”). Al liceo classico si butta su Dostoevskij, Faulkner, persino Kerouac. Prova anche l’ebbrezza di un amore, fidanzato con una ragazza che ricordano molto bella. Finirà con lui che sceglie la strada del Signore e lei lo stesso: monaca di clausura fra le trappiste, di cui diventerà badessa».
 
Transessuali «Secondo stime a spanne, i transessuali in Italia sarebbero 40 mila, ma è un dato per difetto. Quelli che si prostituiscono sono soltanto uno su dieci, la gran parte sudamericani (gli schifati ma ben frequentati “viados”). Il resto sono cittadini comuni, informatici, dirigenti d’azienda, impiegati, laureati in cerca di prima occupazione, parrucchieri, designer di pellicce o di calzature con vendita online. Chiamarli transgender fa sembrare la cosa più accettabile».
 
Mutanti «La regina dei mutanti, anzi dei mutati, è al momento Caitlyn Jenner, che quando era Bruce vinse l’oro olimpico a Montréal 1976 in una disciplina da superuomini come il decathlon. Dopo la gloria sportiva, tre matrimoni e sei figli (due con ciascuna moglie), a 64 anni ha fatto il salto più lungo della sua carriera: si è operato, è diventato Cait, ha conquistato la copertina di Vanity Fair America e un milione di follower su Twitter in poche ore, meglio di Obama al debutto da presidente. Spiegazione: “Bruce ha sempre dovuto raccontare bugie dalla mattina alla sera. Cait non ha più segreti. Adesso, finalmente, sono libera”».
 
Orfani Dall’orfanotrofio Martinitt di Milano «sono usciti l’editore Angelo Rizzoli, figlio di un ciabattino analfabeta che morì prima che lui nascesse; Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, uno degli uomini più ricchi d’Italia; Edoardo Bianchi, che inventò la prima bicicletta moderna, con la ruota anteriore più piccola e i pedali abbassati».
 
Scomparsi Le persone scomparse in Italia, dagli anni Settanta a oggi, sono complessivamente oltre 64 mila. «Certo, ci sono gli incidenti, gli omicidi occultati, i rapimenti senza il riscatto, i malati psichici che perdono la strada e non la ritrovano. Ma il dato più sconvolgente è che 7 su 10 lo fanno per libera scelta. In totale, 1.600 al mese, con un rallentamento per il lockdown da Covid nel primo semestre 2020: “soltanto” 4.883, quasi la metà minorenni».
 
Giovani «Comunque i giovani della mia età non muoiono di Covid. Neanche mio padre che ha 50 anni muore di Covid. No, dài, muoiono solo le persone anziane. Quello che penso io, arrivati a questo punto… Anche i miei nonni: tengo molto ai miei nonni, ma se devono morire, morissero, cioè» (una ragazza romana di circa vent’anni intervistata in strada dalla trasmissione televisiva di Rete 4 Dritto e rovescio).
 
Appetito «Non c’è lingua africana dove esista l’espressione “buon appetito
 
2. Fine
 
Notizie tratte da: Carlo Verdelli, Acido. Cronache italiane anche brutali, Feltrinelli, 2021
 
 
 
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