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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Su Lucio Dalla

Operaio «Ho trascorso molto tempo da solo. Mia madre sospettava che, al di là di alcune intuizioni che lei trovava geniali, io fossi un deficiente. Mi portò anche da uno psichiatra. C’era un istituto psicotecnico d’avanguardia a Bologna dove giudicavano l’attitudine dei bambini e mia madre, convinta di avere un genio in mano, mi portò lì. Mi fecero fare tutti i test e lei, che si aspettava che le dicessero “Suo figlio andrà sulla Luna”, si sentì rispondere: “Suo figlio sarà un bravo operaio”. “Operaio sarà lei” replicò».
 
Bidello «Meglio avere in casa un artista che un bidello» (la madre quando Lucio abbandona il liceo).
 
Mare Nel 1950 muore di tumore il padre Giuseppe. Lucio ha sette anni. Ricorderà poi il momento in cui la madre aveva tentato di spiegargli cosa era successo e la sua reazione: «Avvertivo come già chiusa la ferita che aveva provocato alla mamma la morte del babbo e non so per quale misteriosa ragione non scattava il mio dolore di orfano, per cui mi sentii obbligato a dare una risposta che la tranquillizzasse, che testimoniasse nello stesso tempo e perentoriamente il mio essere diventato adulto, capo famiglia. Con la stessa pietà e con lo stesso amore le buttai le braccia al collo e le dissi: dove andiamo quest’estate al mare?».
 
Sempre «Sono un comunista sempre in crisi che va sempre a messa».
 
Domande «Scusate, ma voi scrivete prima le parole o la musica?» (domanda di Enrico Berlinguer a Dalla e De Gregori, durante un incontro organizzato da Walter Veltroni a casa di Tonino Tatò, responsabile dell’ufficio stampa del Pci).
 
Colli Lucio aveva promesso alla mamma che alla sua morte l’avrebbe portata in giro per i colli bolognesi con il carro funebre. E così, è l’estate 1977, il carro parte dalla Certosa, passa per la zona di Gaibola, si avvia verso i colli, ma a un certo punto si rompe, si ferma e non riparte più. Allora Lucio chiama un amico meccanico che riesce a riparare il guasto, e alla fine il carro ripartire e completa il percorso.
 
Allegria Quale allegria, scritta da Lucio una settimana dopo la morte della madre.
 
Masturbazione Recensione di Disperato erotico stomp scritta da Sergio Saviane sull’Espresso: «Dalla, per fare troppo lo spiritoso o per far vedere che soffre, condisce i suoi spaghetti canori miliardari con i luoghi comuni della miseria e del sesso sottoproletario: siamo arrivati al populismo della masturbazione bolognese. Che bisogno c’è di tanti culi, fiche, peli o pippe per mandare un messaggio?».
 
Cose «A Lucio Dalla devo una serie di cose importanti: per esempio un discreto numero di note poco usuali da ficcare nelle mie musiche e un certo modo di sbagliare la triade fondamentale sul pianoforte per avere degli accordi di terza o di settima eccedente. A lui devo anche una serie infinita di pranzi, senza voler considerare il fatto che una sera che io ero caduto in un buco lui si offrì di ricomprarmi la chitarra che si era sbriciolata. Più un libro di Hans George Rauch e uno di Clovis Trouille (ma quelli erano regali per il mio compleanno, comprese le dediche gutturali); e poi avermi fatto conoscere la pittura di Otto Dix» (Francesco De Gregori).
 
Buco La casa romana di Dalla, a Trastevere, in vicolo del Buco numero 7.
 
Ultima L’ultima volta che Gianni Morandi vide Dalla, il 26 febbraio 2012 allo Stadio Dall’Ara. Il Bologna perse per 3-1 con l’Udinese. Lucio andò via prima della conclusione della partita.
 
 
Notizie tratte da: Lucio Dalla di Ernesto Assante e Gino Castaldo, Mondadori, 365 pagine, 20 euro.
 
 
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