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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Sulle ferrovie

SOTTOLINEATO GIA USATO PER ANTEPRIMA



Thiers «Potremmo regalare una ferrovia ai parigini per divertirsi, ma non credo che trasporterà mai un viaggiatore, né un bagaglio». (Adolphe Thiers, nel 1832, respinge la proposta dei fratelli Pereire di costruire una ferrovia). In quel momento funzionano in Francia solo i 21 chilometri della Saint-Étienne/Andrézieux su cui corrono i tre vagoni che portano fino alla Loira il carbone delle miniere di Saint-Étienne (all’andata si va in discesa, al ritorno il treno è trainato da un tiro di cavalli) e i 16 chilometri della Givors/Rive-de-Gier (sempre carbone, sempre cavalli, ma stavolta sono ammessi dei passeggeri).
 
Luigi Filippo Al re Luigi Filippo fu impedito, nel 1837, di salire sulla prima linea francese per viaggiatori (Parigi-Le Pecq), perché – gli spiegarono – non era il caso di rischiare la vita. Nessuna questione invece per la regina Maria Amalia, che fece da madrina all’inaugurazione.
 
Arago «E se all’interno di una galleria la locomotiva scoppiasse?» (il fisico François Arago nel 1837).
 
Ferdinando II Il re di Napoli Ferdinando II di Borbone che all’inaugurazione della Napoli-Portici, prima linea italiana, pronuncia un discorso in francese in cui si augura che la ferrovia sia prolungata fino all’Adriatico (1839)
 
Lenoir Tra i primi veicoli «auto-mobili» della storia, la hippomobile di Étienne Lenoir (1862), un carro di legno a tre ruote: dotato di un motore a gas ideato dallo stesso Lenoir, era alimentato da una miscela a base di idrogeno, ricavato per elettrolisi dall’acqua.
 
Vittoria «Quando sale al trono, il 20 giugno del 1837, la Regina Vittoria ha diciotto anni. La Gran Bretagna è in piena rivoluzione industriale. Il Paese eccelle nella costruzione delle ferrovie. Lord Melbourne, mentore e primo ministro della giovane sovrana, le aveva predetto: “Voi che amate la velocità, adorerete il treno”. Non si sbagliava. Il 13 giugno 1842, alla stazione di Slough nei pressi del Castello di Windsor, la regina sale per la prima volta su un treno, trainato da una locomotiva Phlegethon. Il convoglio corre a 35 chilometri l’ora, e in appena mezz’ora raggiunge la stazione di Paddington a Londra. La sovrana è stupefatta: per percorrere la stessa distanza su una carrozza a cavalli erano necessarie almeno tre ore. Scrive nel suo diario: “Abbiamo impiegato trenta minuti esatti per andare a Paddington, pochi scossoni e più leggeri che in vettura, con meno polvere e calore. È stato deliziosamente veloce”. Del tutto conquistata, la regina diventa una fervente sostenitrice del treno. È la prima sovrana a disporre di questo mezzo di trasporto per fare il giro del Paese e incontrare i propri sudditi. Nel 1858 una delle principali stazioni di Londra sarà battezzata Victoria Station and Pimlico Railway».
 
Sissi Il 31 agosto 1875, quando l’imperatrice Elisabetta «Sissi» d’Austria raggiunse in treno la stazione di Fécamp per trascorrere l’estate sulla costa normanna, insieme a lei scesero dal convoglio ben settanta persone. «Tra gli altri, le damigelle d’onore e il padre spirituale, il primo intendente, il tesoriere, il medico imperiale, tre cuochi, due panettieri, due pasticcieri austriaci – incaricati di provvedere ogni giorno ai dolcetti di Maria Valeria [l’ultima dei quattro figli della coppia imperiale – ndr] –, due staffieri (Sissi si è portata dietro un paio di cavalli), e, per finire, la sua soupière, una cuoca che si occupa delle minestre che Sua Maestà consuma ogni giorno per non ingrassare».
 
1.       Continua
 
Notizie tratte da: Sophie Dubois-Collet, La storia prende il treno, Add, 247 pagine, € 16
 
Revfolver Georges Nagelmackers, inventore dei wagon-lit, alla partenza dell’Orient Express consigliò ai viaggiatori – tutti uomini – di infilare un revolver nel bagaglio.
 
Giocattolo Ferdinando I, prima principe ereditario e poi re di Bulgaria, si metteva ai comandi dell’Orient Express e si divertiva a frenare e ad accelerare bruscamente, sballottando e facendo cadere a terra i passeggeri. La direzione dell’Orient Express dovette ammonirlo che quel treno non era un giocattolo.
 

Churchill «Winston Churchill voleva essere sepolto, con i suoi antenati, nel cimitero di Bladon, a sud di Blenheim Palace, vicino a Oxford, dov’era nato nel 1874. Bisognò perciò preparare un treno che lo portasse da Londra alla stazione di Handborough. Churchill aveva espresso anche un altro desiderio: che il convoglio partisse dalla Waterloo Station. Secondo alcuni, lo fece perché De Gaulle fosse costretto a marciare a capo scoperto nella stazione che porta il nome di una delle più grandi vittorie britanniche sulla Francia. Celia Sandys, sua nipote, racconterà una versione differente. Spiegherà che suo nonno era affascinato da Napoleone. Possedeva in effetti un’immensa biblioteca dedicata all’imperatore e aveva rilegato lui stesso i libri, mettendo le insegne imperiali. Sarebbe stata la sua passione per Napoleone a fargli desiderare che il suo ultimo viaggio partisse dalla Waterloo Station».
 
Thermae «Nell’VIII secolo avanti Cristo i terreni dell’Esquilino a est di Roma, dove si trova oggi la stazione Termini, erano utilizzati come cimitero per i poveri e gli schiavi. In seguito, sotto l’impero, si coprì di magnifici giardini. Nel 305 l’imperatore Diocleziano vi fece erigere le più grandi terme mai costruite nella Roma antica. Potevano accogliere tremila persone, vale a dire il doppio di quelle di Caracalla, considerate fino a quel momento le più grandiose. Rimasero in attività fino al 537, poi finirono in rovina. I romani le demolirono in parte per recuperare pietre e altri materiali utili a costruire le loro case. Delle terme di Diocleziano non rimasero che ruderi, ma parecchi anni più tardi furono loro a dare il nome di “Termini” (da thermae) alla stazione centrale della capitale».
 
Termini «Roma Termini, con i suoi 24 binari per i treni nazionali e internazionali e i 4 riservati alle linee del Lazio, è oggi la più importante stazione italiana e una delle maggiori d’Europa. Ogni anno assiste al passaggio di oltre 150 milioni di viaggiatori».
 
Manica «L’idea di fare un tunnel sotto la Manica risale al XVIII secolo, ben prima dell’avventura ferroviaria. Nel 1751, in occasione di un concorso indetto dall’Accademia di Amiens per migliorare gli scambi commerciali tra Francia e Inghilterra, un geologo francese, Nicolas Desmarets, aveva ventilato l’ipotesi di costruire una galleria sott’acqua. Nel 1802 l’ingegnere minerario Albert Mathieu-Favier espone a Bonaparte il progetto di un tunnel sottomarino formato da due gallerie sovrapposte. (…) Il progetto del tunnel torna all’ordine del giorno nel 1931, poi si parla addirittura di costruire un ponte. Negli anni Sessanta ci si concentra di nuovo sulla possibilità di scavare un tunnel, ma sarà soltanto nel gennaio del 1986, a Lille, che François Mitterrand e Margaret Thatcher daranno ufficialmente avvio al progetto. Il primo ministro britannico, circondato dalla guardia repubblicana francese e dalla guardia reale inglese, dichiara in francese: “Questo progetto non è la nostra ultima parola, bensì il nostro primo passo”».
 
2.       Fine
 
Notizie tratte da: Sophie Dubois-Collet, La storia prende il treno, Add, 247 pagine, € 16