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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Natura e politica al tempo delle guerre mondiali

Politica «Dove prima le siccità avevano causato le carestie, i microbi le epidemie, la geologia i terremoti, generando morti, infermi, migrazioni forzate, adesso hanno imperato le catastrofiche decisioni della Politica: guerre, mondiali e civili; genocidi; deportazioni; carestie frutto di imposizioni vendicative».
Nel decennio antecedente alla Grande guerra, l’Europa contava un quarto della popolazione e produceva un terzo della ricchezza mondiale; oggi conta un decimo della popolazione e produce un terzo della ricchezza.
 
Malattie «Persino nelle guerre reputate le più sanguinose, la malattia restava la maggiore fornitrice dei cimiteri, perché a quell’epoca il reclutamento di tante migliaia di giovani contadini li esponeva a così gravi pericoli di contagio e d’infezione che il rischio di essere uccisi da un proiettile, da una granata o da un colpo di sciabola era, in confronto, minimo» (Y. Blayo e L. Henry, La population de la France de 1740 à 1860, in “Population”, XXX, 1975, 1).
 
Stati Stati sovrani in Europa nel 1815: 50. Nel 1900: 22.
 
Sei Nel 1900 quattro quinti della popolazione europea viveva in soli sei Stati (Russia, Germania, Austria-Ungheria, Francia, Regno Unito e Italia).
 
Inghilterra Durante la prima guerra mondiale l’Inghilterra ebbe più caduti tra le classi agiate che non tra quelle povere (i ricchi erano più animati di zelo patriottico). Rimasero uccisi, tra gli arruolati, il 19,2% degli studenti di Oxford e il 18% degli studenti di Cambridge, contro l’11,8% nell’insieme degli arruolati
 
Squilibrio Meccanismi che permettono di rimediare a uno squilibrio post-bellico tra i sessi: immigrazione di uomini disponibili al matrimonio, maggior disponibilità al matrimonio, maggior flessibilità delle donne sull’età del coniuge.
 
Reduci Dopo la prima guerra mondiale i reduci hanno vissuto in media 1,7 anni in meno di chi non aveva combattuto.
 
Vedove Vedove nel 1920: 525mila in Germania, 240 mila in Gran Bretagna, 200 mila in Italia, 700 mila in Francia.
 
Mussolini Mussolini voleva che la popolazione italiana raggiungesse i 60 milioni entro il 1950, pena la retrocessione del Paese all’irrilevanza. Nel 1926 vietò la vendita di preservativi.
 
Stalin Nel 1937, in Unione Sovietica, l’Ufficio del Censimento contò 162 milioni di abitanti anziché i 170 annunziati da Stalin: il direttore O. Kvitkin venne liquidato e fu annunciato «la gloriosa polizia sovietica ha schiacciato il nido di vipere nell’apparato delle statistiche sovietiche».
 
Popoli Tra il 1941 e il 1944 in Unione sovietica, popoli e etnie considerati poco affidabili o pericolosi vennero brutalmente trasferiti verso destinazioni lontane migliaia di chilometri: 840 mila tedeschi del Volga finirono in Kazakistan e in Siberia orientale, 183 mila tatari della Crimea finirono nei territori del nord e in Siberia, 89 mila finlandesi finirono in Kazakistan, «e poi gli ingusci, i calmucchi, i balkari, i greci, i bulgari, gli armeni, i mescheti, i curdi, per un totale di 2 milioni»
 
Calore L’eccezionale ondata di calore abbattutasi sull’Europa centromeridionale nel 2003 è stata la più intensa del dopoguerra: ha determinato 9 mila morti in Spagna, 15 mila in Germania, 19 mila in Francia e 20 mila in Italia.
 
 
 
Notizie tratte da: Massimo Livi Bacci I traumi d’Europa. Natura e politica al tempo delle guerre mondiali. Il Mulino, Bologna. Pagine 140, € 16.
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