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 2023  agosto 05 Sabato calendario

Quando c’erano i comunisti

Croce Nei Quaderni di Gramsci Lenin è citato 32 volte, Benetto Croce 347.
 
1989. Alle elezioni europee del 1989, le ultime in cui corre con il proprio nome e simbolo, il Pci raccoglie oltre nove milioni e mezzo di voti, più del 27% degli elettori, e ha ancora un milione e quattrocentomila iscritti. Per fare un confronto, il Partito comunista francese non andrà mai oltre i trecentomila iscritti.
 
Ascensori. A Botteghe Oscure c’era un ascensore riservato ai dirigenti e uno per tutti gli altri.
 
Lenin. «Una figura minuta e tarchiata dalla grossa testa calva e rotonda piantata tra le spalle, gli occhi piccoli, il naso camuso, la bocca larga e generosa, le gote cascanti. Cominciava già a spuntargli quella barba caratteristica nel suo futuro. Indossava un abito consunto, con i calzoni troppo lunghi per lui. Figura di nessun rilievo apparente, che doveva essere l’idolo della folla, amato e rispettato, come forse pochi capi lo sono stati nella storia. Strano capo popolare, solo per virtù dell’intelletto (senza colorita apparenza, senza allegria, inflessibile, staccato, senza pittoresche insofferenze), ma con il potere di chiarire in termini semplici idee profonde, e di analizzare una concreta situazione, unendo all’astuzia la più grande audacia intellettuale» (ritratto di Lenin del giornalista americano John Reed, autore nel 1919 del libro sulla rivoluzione russa I dieci giorni che sconvolsero il mondo, diventato un classico).
 
Auto Lenin nel 1922 si fece comprare la Silver Gnost della Rolls Royce. Tra le cinquanta automobili di Brežnev: una Cadillac Eldorado regalata da Nixon, una gigantesca Lincoln Continental, molte Mercedes. Diceva che la sua macchina più bella era una Maserati 107 a quattro porte, dono dei comunisti italiani.
 
Capriccioso «È troppo rude, capriccioso, sleale» (Lenin a proposito di Stalin, dalla lettera del gennaio 1923 inviata al comitato centrale del Partito Comunista).
 
Prete. La madre di Stalin, Ekaterina, mai rassegnata all’idea che il figlio non si fosse fatto prete.
 
Ercoli Palmiro Togliatti sbarca a Napoli da un mercantile inglese il 27 marzo 1944, barba lunga e maglione da marinaio. Va subito in via Medina, alla federazione del partito. Maurizio Valenzi, che sarà sindaco di Napoli negli anni Settanta: «È pallido e smagrito, più vecchio e stanco dei suoi 51 anni. Ha gli occhiali, con un’antiquata montatura di metallo. In mano una pipa di radica. Una giacca marrone di tweed sopra un pullover a girocollo grigio gli dà un’aria trasandata e un po’ straniera. L’avessi incontrato sul lungomare di Napoli alla marina di Tunisi l’avrei ottimisticamente scambiato per un ufficiale britannico in borghese in attesa di fortuna». Per un mese intero indossò lo stesso vestito, finché il pittore Paolo Ricci non convinse un compagno sarto a confezionargliene uno nuovo in cambio di un quadro. Togliatti potè così indossare anche un doppiopetto di lana blu scuro.
 
Filastrocca Filastrocca che circolava tra i corridoi di Botteghe Oscure dopo l’incontro tra Togliatti e la Iotti: «Togliatti ha offerto in dono / all’amante il partito. / Egli è tre volte buono / oppure rimbambito».
 
Anni. La volta che il giornalista del New York Times Robert Doty, non avendo ricevuto risposte da Berlinguer, chiese: «Mi dica almeno quanti anni ha». E Berlinguer: «Credo che se lei si rivolge all’ufficio stampa del mio partito potrà ottenere l’informazione che le interessa».
 
Notizie tratte da: Mario Pendinelli Marcello Sorgi Quando c’erano i comunisti Marsilio, 240 pagine, 17,10 euro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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