la Repubblica, 5 agosto 2023
Le interviste di Eugenio Montale*
la Repubblica, lunedì 27 aprile 2020
Questi Frammenti sono tratti dal volume “Interviste a Eugenio Montale (1931-1981)” a cura di Francesca Castellano, edito da Società Editrice Fiorentina (2 volumi, pagine 1172, € 90,00).
Disoccupati «Fra qualche anno l’Italia sarà piena di disoccupati intellettuali, forniti di titoli di studio che non varranno più nulla... Nessuno si rassegna più alla propria condizione, l’autorità religiosa e del pater familias diminuisce ogni giorno, la filosofia è morta, siamo guidati da gente mediocre, la società ha bisogno di uomini di modesta levatura che sappiano fare un mestiere e basta...» (a Giovanni Grazzini, 30 gennaio 1973)
Cantante Come mai non riuscì a fare il cantante? «Forse non ero abbastanza stupido. Per riuscire occorre un misto di genialità e di cretineria».
Fascismo «Certo il fascismo fu una tirannia, ma solo per quelli che si occupavano attivamente di politica. Tutti gli altri hanno vissuto prosperando alle ombre del regime. Solo pochi si opposero, e non parlo di gesti clamorosi, che li portarono al confino o all’esilio, ma di opposizione di coscienza, anche in silenzio. Perciò mi hanno fatto sempre ridere quelli che dopo la Liberazione si sono ammantati di meriti mai vissuti» (1975).
Giornalista Montale diventa giornalista quando ha già 52 anni. «Era il 30 gennaio del ’48, ero di passaggio a Milano e andai a far visita al direttore, Emanuel, che ancora non conoscevo personalmente. Lo trovai nervoso e preoccupato. Sul suo tavolo c’era la strisciolina di carta di un flash d’agenzia con la notizia dell’assassinio di Gandhi. Cercai quasi di nascondermi in un angolo della stanza. Capivo di essere arrivato al giornale in uno di quei momenti in cui non c’è tempo per i convenevoli, e me ne sentivo in colpa. Emanuel mi fissò. Poi disse: me le scriverebbe lei quattro o cinque cartelle su Gandhi? Dissi di sì, mi accompagnarono in una stanza. Dopo due ore l’articolo era pronto. Uscì senza firma né sigla. Era intitolato Missione interrotta». Emanuel lo assunse la sera stessa. «Con il minimo dello stipendio».
Avvenimenti Qual è, professionalmente, l’avvenimento cui rimpiange di più di non avere assistito? «Nessuno: quando si deve fare un servizio tutti gli avvenimenti sono egualmente spiacevoli».
Amore Preferisce essere amato, ammirato, indifferente o addirittura antipatico? «Amato, ma molto da lontano».
Spaventi Quali cose nella vita la spaventano di più? «L’istruzione obbligatoria, il suffragio universale, e il voto alle donne (tutte cose, purtroppo, necessarie)».
Sei lire «Quando uscì il libricino degli Ossi di seppia nel 1925 mio padre avrebbe voluto comprarne una copia, ma rinunciò non appena seppe che costava sei lire».
Nobel Ricevuta la notizia del Nobel, e pranzato con riso all’olio e due polpette, dichiarò: «Dovrei dire cose solenni, immagino. Mi viene un dubbio: nella vita trionfano gli imbecilli. Lo sono anch’io?».
Donne «Personalmente, non trovo nulla di male nel fatto che una o più donne vogliano fare una carriera che non sia quella della prostituta o della moglie».
Novecento «L’Ottocento ha dato di più»
Scuola «Una volta si mandavano i bambini a scuola per farli uscire dalla famiglia. Oggi succede esattamente il contrario: è la famiglia che entra nella scuola! È una cosa oscena! Le madri nella scuola! (…) L’Università è malridotta. Non si insegna più niente. Conosco una ragazza laureata in Psicologia. Che significa? Farà l’assistente sociale» (1975).
Aldiqua «Per credere nell’aldilà bisognerebbe avere alcune basi, dei punti di partenza più sicuri. Per esempio, esiste veramente il tempo? O il mondo? Io non lo so. Ecco, non conoscendo l’aldiqua finisco per avere scarsa curiosità anche per l’aldilà».