la Repubblica, 5 agosto 2023
L’Etiopia di Flaiano*
Pubblicato sul Fatto del 21 novembre 2023
la Repubblica, lunedì 25 maggio 2020
Questi Frammenti sono tratti dal volume “Aethiopia” di Ennio Flaiano, edito da Adelphi (pagine 38, € 1,99)
Nell’ottobre del 1935 Flaiano, sottotenente del Genio, parte per la campagna d’Etiopia: un’esperienza traumatica e insieme illuminante, durante la quale tiene un diario.
Casco «Scritto sul casco di un soldato: “Oggi non posso morire”».
Cinema «Dopo quarant’anni di dominio gli eritrei sono ancora pieni di credenze e di usi radicati e ci vorranno almeno altri quarant’anni di cinema americano per guastarli».
Africa «Un soldato scende dal camion, si guarda intorno e mormora: “Porca miseria!”. Egli sognava un’Africa convenzionale, con alti palmizi, banane, donne che danzano, pugnali ricurvi, un miscuglio di Turchia, India, Marocco, quella terra ideale dei films Paramount denominata Oriente, che offre tanti spunti agli autori dei pezzi caratteristici per orchestrina. Invece trova una terra uguale alla sua, più ingrata anzi, priva d’interesse. L’hanno preso in giro.
Vizi «Rendendo obbligatorio o limitando un vizio non si fa che sciuparlo».
Canzoni «Caporetto fu la conseguenza logica delle cattive canzoni del tempo. Il morale di un soldato che cantava: «Come un sogno d’or» non poteva essere che basso. Tutte le canzoni italiane dell’epoca erano piene di pessimismo e di sfiducia. Le parole mai più, svanito nel cuor, aggravano la situazione come altrettante sconfitte».
Faccetta «La campagna di Libia sortì buon effetto per via di Tripoli, bel suol d’amore, il prototipo delle canzonette di mobilitazione. E in questa guerra? Ho l’impressione che Faccetta nera abbia molto contribuito a riempire gli ospedali di “feriti in amore”».
Muli «Un capitano, interrogato dal suo colonnello circa il mulo che avrebbe messo in testa ad una colonna in un passo difficile, rispose con candida e subordinata convinzione: “Il più anziano”».
Salute «Se un generale sternutisce chi deve dare il “salute” sacramentale?
Il più elevato dei presenti, o l’aiutante di campo? Oppure l’ufficiale di giornata? Insomma l’augurio deve essere considerato un servizio comune o un servizio d’onore?
Ecco il sunto di una piccola discussione avvenuta a mensa».
Cartucce «Molti abissini posseggono un tipo di fucile (non ricordo il modello) che permette l’uso di cartucce di calibro differente. Pregio inestimabile in regioni dove le cartucce sono moneta. Questo fucile viene chiamato “sciarmhuta” che in arabo vuol dire: prostituta».
Guerra «Un mio caporale, ragazzo sereno, intelligente, diceva ai compagni di trovarsi bene in guerra, con un accento di sincerità che mi stupì.
“Si sta bene”, disse infine, “si mangia, si beve, si dorme, si lavora e si è pagati. Cosa volete di più? Io sono un tipo pacifico”».
Giornalisti «Tutti i giornalisti sono d’accordo nel trovare che il cielo d’Africa è “azzurrino”, la lontananza “vaga”, i tramonti “fatti di porpora e oro”».
Bianchi «L’etiopico abituato nel passato alla vista di “bianchi” scelti, di ufficiali, di funzionari o di gran commercianti, non si abitua all’idea dell’operaio “bianco”. Cosicché lo definisce: “indigeno italiano”».
Trasporti «Come ognuno sa, le tariffe per i trasporti in Eritrea sono elevatissime, a vantaggio dei conducenti. Un indigeno, arricchito con i camions, stanco di lavorare, inserisce un avviso economico in un giornale dell’Asmara, offrendo 5.000 lire mensili all’autista che vuol guidargli il suo camion. Con involontaria ironia – che gli inglesi forse punirebbero con la forca – lo chiede “bianco”».
Dio «L’abissino considera l’automobile (machina) l’aeroplano (trubunale) come enti soprannaturali che funzionano a benzina ma con l’intervento divino. Quindi se ne stupisce poco. Ciò che lo lascia stupefatto è per esempio la bicicletta, la casa a due piani, la palla di gomma».
Invito «Invito biblico di una donna indigena: Avcù c’è (fratello si può)».