la Repubblica, 5 agosto 2023
Storia del duello
a Repubblica, lunedì 24 agosto 2020
Questi Frammenti sono tratti dal volume “Il sangue dell’onore” di Marco Cavina, edito da Laterza (pagine 288, € 14) Nimico «Sempre si dee trattare il nimico da nimico» (Fausto da Longiano).
Cartello «Eccellenza, ieri sera, dietro alla scena, Ella mi offese senza motivo e senza diritto alcuno di procedere verso di me in simil guisa. Ciò essendo, giudico che Vostra Eccellenza mi odii e che, per conseguenza, brami di farmi uscire dal numero dei vivi. Posso e voglio contentarla. Vostra Eccellenza si compiaccia di prendermi seco nella carrozza e di condurmi in luogo nel quale, uccidendomi, Ella non abbia a divenir reo violatore delle leggi della Polonia, e nel quale io possa goder dello stesso vantaggio, se con l’assistenza di Dio mi riuscisse di uccider Lei. Se non sapessi quanto sia grande la Sua generosità, non farei a Vostra Eccellenza questa proposizione» [cartello di sfida di Giacomo Casanova a Saverio Branscki, marzo 1766).
Offende «Il minore offende il maggiore quando si fa suo uguale» (Dario Attendoli, Girolamo Muzio).
Amuleti «Padrini e confidenti delle parti palpavano ed esaminavano la parte avversa per verificare che non avesse amuleti. Si ricorda il caso di un duellante particolarmente superstizioso che, per superare la perquisizione, si era fatto tempo prima rasare, incidendo sortilegi e parole magiche sul capo, il tutto poi occultato dalla ricrescita dei capelli».
Putaines Brantôme diceva d’aver visto difendere con la spada in pugno l’onore delle plus grandes putaines du monde.
Onore Il Mancini che in un duello alla pistola uccide l’amante della moglie, Evelina Kattermol, contessa Lara, e poi viene assolto perché «costretto al duello, travolto da una forza irresistibile a seguito del gravissimo oltraggio all’onore» (1875).
Ingiurie Il modo di intaccare l’onore di un nobile era quello di coprirlo di insulti. Gli studiosi di cavalleria compilavano volentieri liste in cui di ciascuna offesa era fissato il grado di gravità. Per esempio, il Claro – cioè Giulio Claro, giurista cinquecentesco – poneva al primo e più basso grado le ingiurie verbali, poi le ingiurie ribadite, quindi il buffetto, il calcio, il pugno, o anche il lancio di un fazzoletto o di un guanto – al volto o al petto -, all’ultimo grado il tirar la barba e le bastonate, lo spingere a terra l’ingiuriato, il prenderlo a calci.
Bagatelle Le bagatelle per cui secondo il Pepoli (1667-1748) «tutto il dì si contrasta»: «amori disonesti, giuochi, urto di carrozze, contrasto di servitori, mancato saluto, mancata precedenza».
Voltaire Se a insultare il nobile era un plebeo, il nobile si guardava bene dal mandargli i padrini, di cui l’altro non era degno. Piuttosto lo faceva bastonare. Voltaire fu fatto bastonare dal conte di Chabot, che, alla tavola del duca di Sully, aveva preso male certi suoi lazzi (siamo nel 1725). Mentre quelli picchiavano, il conte osservava compiaciuto dalla sua carrozza, parcheggiata in modo che il plebeo la vedesse e capisse. Voltaire prese lezioni di scherma e gli mandò i padrini, Chabot ottenne da Luigi XV che fosse rinchiuso per 12 giorni alla Bastiglia, dato che aveva osato sfidare uno di ceto superiore.
Strumento «Il duello non è uno strumento di vendetta, bensì un mezzo di riconciliazione» (Ute Frevert).
Artisti Il caso, capitato a Ferrara, di un gentiluomo che si battè diciotto volte a duello per sostenere la superiorità dell’Ariosto sul Tasso. Colpito a morte, confessò prima di spirare di non aver mai letto una riga né dell’uno né dell’altro (testimonianza di Melchiorre Gioia). Altro caso, stavolta celebre: Toulouse-Lautrec che sfida a duello il pittore Henri de Groux, colpevole d’essersi rifiutato di esporre le sue opere nella stessa sala di Vincent Van Gogh, a parer suo un ignorante ciarlatano (1890).
Digiuno «Le parti di norma restavano a digiuno prima del duello, per circoscrivere gli effetti delle paventate lesioni ventrali».