Corriere della Sera, 4 agosto 2023
Il bimbo di 6 anni morto a Sharm poteva essere salvato
Andrea, il bimbo di Palermo morto a Sharm un anno fa, si poteva salvare. Aveva sei anni, era in vacanza con i genitori. Il dottore della struttura sul Mar Rosso ha scambiato per intossicazione una gastroenterite.
palermo Sarebbe stato vittima di un caso di malasanità Andrea Mirabile, il bimbo di 6 anni ucciso da una gastroenterite mal curata, di origine ignota, mentre era in vacanza con i genitori a Sharm el Sheikh.
Una conclusione a cui sono arrivati i medici egiziani che hanno eseguito la prima autopsia sul corpo del piccolo palermitano, condivisa in gran parte dai consulenti della Procura di Palermo che, dopo la denuncia dei genitori e l’apertura di una indagine, hanno ripetuto gli accertamenti medico-legali. Le relazioni degli esperti, ora depositate, non si limitano, però, a indicare la patologia e puntano il dito contro i sanitari dell’ambulatorio di Sharm a cui la famiglia del bambino si rivolse dopo i primi sintomi che, peraltro, colpirono anche i genitori. Sia per i consulenti egiziani che per quelli italiani, infatti, avrebbero deciso con colpevole ritardo il ricovero in ospedale del paziente già gravemente disidratato. Diagnosi, quella dello squilibrio elettrolitico, a cui segue il sospetto che se fosse stato ricoverato prima e sottoposto alle terapie giuste, Andrea si sarebbe potuto salvare.
Gli elementi indicati dagli esperti saranno le basi per ulteriori accertamenti. Ma chi dovrà svolgerli? Una domanda che si sta ponendo la Procura di Palermo alla luce della legge che, nel caso di reati commessi da stranieri all’estero nei confronti di nostri concittadini, limita la giurisdizione italiana ai delitti puniti nel minimo con una pena superiore a un anno. In questo caso la contestazione sarebbe di omicidio colposo, per cui la pena minima prevista è di sei mesi, quindi, l’inchiesta spetterebbe ai pubblici ministeri di Sharm. Le questioni giuridiche ancora aperte non hanno rallentato comunque il lavoro del pm titolare del fascicolo, Vittorio Coppola, che, dopo aver sentito i familiari del bimbo, si è trovato sulla scrivania una ponderosa relazione medico-legale, in arabo, scritta dagli anatomopatologi egiziani. Un documento di 200 pagine che i consulenti della Procura hanno chiesto di esaminare e che per questo è stato necessario tradurre.
Le conclusioni tratte dai sanitari egiziani e da quelli del nostro Paese dunque praticamente coincidono e raccontano la tragica fine del piccolo Andrea. Il bimbo si sentì male l’1 luglio dell’anno scorso. Vomito, dissenteria, sintomi che avevano anche i genitori (la madre in forma lieve, il padre in forma violenta). La coppia portò il figlio all’ambulatorio poco distante dall’albergo e arrivarono la diagnosi di intossicazione alimentare, la prescrizione di un farmaco e la somministrazione di una flebo con soluzione fisiologica. Le condizioni di Andrea e del padre, però, presto precipitarono. Il sabato la madre richiamò l’ambulatorio e le venne detto di tornare nel pomeriggio. La coppia decise a quel punto di chiamare un’ambulanza e correre all’ospedale di Sharm. Andrea morì prima di arrivare.